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L’intelligenza dei dati e quella dei consumatori

Dove ci porterà la “data economy”? È questa la domanda alla quale l’Unione Nazionale Consumatori cercherà di rispondere nella XII edizione del “Premio Vincenzo Dona” (Roma, 16 novembre, Teatro Argentina), dedicata ai dati. Di Massimiliano Dona. Questo è stato l’anno dei “dati”: non solo per l’entrata in vigore, a partire dal 25 maggio 2018, del […]

Dove ci porterà la “data economy”? È questa la domanda alla quale l’Unione Nazionale Consumatori cercherà di rispondere nella XII edizione del “Premio Vincenzo Dona” (Roma, 16 novembre, Teatro Argentina), dedicata ai dati.

Di Massimiliano Dona.

Questo è stato l’anno dei “dati”: non solo per l’entrata in vigore, a partire dal 25 maggio 2018, del Regolamento Ue 2016/679 (meglio noto come GDPR, General Data Protection Regulation), ma anche per i molti scandali che hanno punteggiato le cronache da Cambridge Analytica in poi: secondo il rapporto Breach Level Index 2018 di Gemalto, nel primo semestre del 2018 sarebbero stati compromessi oltre 4,5 miliardi di dati (+133% sullo scorso anno).

In questo contesto, i dati corrono il rischio di essere criminalizzati e lo stesso consumatore sta vivendo con atavico terrore qualsiasi tipo di richiesta di informazione, quasi fosse costantemente in pericolo la riservatezza di ciascuno. La stessa scelta delle parole utilizzate è significativa: protezione dei dati, furto di dati, data breach… tutto con una connotazione negativa che non tiene conto della risorsa che i dati rappresentano non solo per l’economia digitale ma per lo stesso sviluppo della nostra società. Pensiamo ad esempio a quanto la geolocalizzazione abbia migliorato le nostre vite permettendoci di utilizzare facilmente il navigatore o di trovare la stazione di rifornimento più vicina; per non dire della comodità di fare acquisti sempre più mirati sulle nostre esigenze. E poi ci sono gli assistenti vocali che eseguono al posto nostro alcune azioni; per non parlare delle varie app ormai molto popolari con utili funzionalità. Il tutto ovviamente non è gratis, intendiamoci: offriamo in cambio (più o meno consapevolmente) le nostre informazioni. Quel che conta in questo contesto è che i dati siano utilizzati con intelligenza.

Proprio “intelligenza” è la parola chiave utilizzata dall’Unione Nazionale Consumatori per mettere, ancora una volta, al centro del “Premio Vincenzo Dona” riflessioni di grande attualità: l’evento, ormai considerato come il più importante nel panorama italiano sui consumatori, sarà dedicato all’ “intelligenza dei dati”, proprio per raccontare il tema in modo propositivo, riflettendo sulla utilità dei dati nella nostra società, senza dimenticare ovviamente tutte le necessarie attenzioni che devono ispirare il rapporto tra imprese e consumatori. SCARICA IL PROGRAMMA

D’altronde, il nuovo paradigma della digitalizzazione ha facilitato la crescita esponenziale dei dati disponibili e della capacità di calcolo al punto che qualcuno ha definito i Big Data come la vera e propria nuova moneta di scambio negli ecosistemi digitali: da un lato le aziende sono disposte ad offrire i propri servizi gratuitamente (o quasi), mentre i consumatori sono indotti a cedere in cambio l’autorizzazione allo sfruttamento dei propri dati personali. Tali dati sono divenuti essenziali per la crescita economica, l’offerta di servizi innovativi, la creazione di posti di lavoro e il progresso, ma il loro uso, occorre ribadirlo, può comportare anche potenziali rischi per la riservatezza delle persone.

Non solo, c’è un altro aspetto da non sottovalutare: i dati forniti dagli uomini sono lavorati dall’Intelligenza Artificiale che restituisce degli esiti in base a ciò che ha appreso. Sono noti i casi di algoritmi che hanno dato luogo a risultati palesemente errati (ad esempio nel riconoscimento di potenziali criminali) o a risultati pieni di pregiudizi tali da invalidarne l’applicazione. I dati di cui gli algoritmi si alimentano sono un campione della realtà, una parte e non il tutto: non sempre possiamo essere certi che si ottenga un’immagine completa del fenomeno. Il rischio quindi è che mettendoci acriticamente nelle mani dell’intelligenza artificiale si perda la capacità di innovare, di cambiare idea, di crescere. Non è banale affermare che l’algoritmo guarda al passato per disegnare il futuro: può bastarci questa prospettiva?

Insomma, non c’è dubbio che nell’attuale “società dei dati” questa enorme mole di informazioni rappresenti una risorsa preziosissima per i mercati (e gli stessi consumatori) a condizione di saper affrontare le sfide della cosiddetta data science con competenza e senso di responsabilità. Secondo il rapporto “EU Data Market Study”, nel 2017, il valore della Data economy in Italia (considerando anche l’impatto indiretto sull’economia) è stimato in 28 miliardi di euro: riuscire a sfruttare in maniera efficace queste informazioni dovrebbe aiutare le imprese a comprendere meglio le necessità degli utenti e di conseguenza rispondere in maniera efficace alla domanda dei consumatori. Ma tra questi, la prima esigenza è quella di essere trattati da persone e nel rispetto delle regole del mercato e della concorrenza. La sfida epocale è quella di mettere al centro l’intelligenza dei dati che mai andrebbe disgiunta da quella dei consumatori.

Vi aspettiamo venerdi 16 novembre al Teatro Argentina la Premio Vincenzo Dona 2018; seguiteci anche sulla pagina Facebook Facebook Premio Dona e su Twitter con gli hashtag  #premiodona #intelligenzadati.

2018-11-09T16:55:46+01:00