hamburger menu

InSight ce l’ha fatta! La sonda è atterrata su Marte

Il lungo viaggio della sonda, partita a bordo del razzo Atlas V, iniziato sabato 5 maggio 2018 dalla rampa californiana di Vandenberg, si è concluso. InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) è atterrata nella regione vulcanica chiamata Elysium Planitia, quando in Italia erano le 20.52 circa. Il segnale è stato intercettato […]

26 Novembre 2018

Il lungo viaggio della sonda, partita a bordo del razzo Atlas V, iniziato sabato 5 maggio 2018 dalla rampa californiana di Vandenberg, si è concluso.

InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) è atterrata nella regione vulcanica chiamata Elysium Planitia, quando in Italia erano le 20.52 circa. Il segnale è stato intercettato dal radiotelescopio posizionato a Canberra, in Australia alle 20.54.

I “Sette minuti di terrore” hanno tenuto la Nasa e il Mondo intero con il fiato sospeso ma alla fine tutto è andato come da programma.

Il segnale è giunto a Noi tramite i cubesat Mars Cube One (MarCO), i primi del loro genere ad effettuare una missione oltre l’orbita bassa. I due veicoli, lanciati con InSight ma indipendenti rispetto al lander, sono riusciti a trasmettere, in tempo reale verso la Terra, i dati prodotti da InSight durante la l’ingresso in atmosfera, la discesa e l’atterraggio.


A riguardo del contributo italiano sulla sonda della NASA atterrata su Marte il commissario straordinario dell’Agenzia Spaziale Italiana prof. Piero Benvenuti ha rilasciato la seguente dichiarazione:

L’arrivo della sonda della Nasa InSight rappresenta un punto di sviluppo effettivo per tutta l’umanità. La ricerca scientifica e le conseguenti scoperte aprono infatti notevoli possibilità di conoscenza dell’Universo e della sua evoluzione. L’impegno italiano, anche grazie all’Agenzia Spaziale Italiana, in questa contesto è elevato e siamo in prima linea nell’esplorazione di Marte. Potremmo dire che non c’è sonda che studi Marte senza il contributo italiano. A bordo del lander di Insight è presente Larri, un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’INFN con il supporto dell’ASI, fornirà la posizione accurata del lander durante l’esplorazione di Marte. Non posso poi non ricordare il coinvolgimento della Sardegna Deep Space Antenna, la grande parabola sarda del radiotelescopio SRT, che ha ricevuto i dati e seguito le fasi di atterraggio di InSight. La sonda USA apre la strada alle due successive missioni marziane: ExoMars 2020, missione dell’ESA a guida italiana scientifica e industriale e quella sempre statunitense Mars2020. Entrambe porteranno sul suolo del pianeta rosso un rover. In particolare ExoMars studierà per la prima volta il sottosuolo marziano fino a 2 metri nella speranza di trovare tracce di una evoluzione biologica passata o presente. Tutto quel che riusciamo a scoprire del pianeta più simile alla Terra ha una valenza scientifica e filosofica di grande portata per tutti noi”.


Il lancio di InSight rinviato

Il lancio era previsto per il marzo del 2016, ma per via di un problema ad una saldatura del sismografo la Nasa, nel dicembre del 2015, annunciò la decisione di rimandare il lancio alla finestra successiva. E’ stato stimato che il rinvio sarebbe costato intorno ai 150 milioni di dollari, oltre a impedire la selezione di due missioni nell’ambito del programma Discovery.



InsightUna decisione inevitabile vista la mancanza di tempo per riparare il Seis, Seismic experiment for interior structure, un sismografo di produzione francese in grado di rilevare movimenti del suolo nell’ordine di un diametro atomico. Lo strumento ha bisogno che i suoi tre sensori si trovino in una situazione di vuoto quasi perfetto, tuttavia alcune verifiche condotte nel dicembre del 2015 hanno indicato che il sigillante avrebbe perso funzionalità alle temperature marziane e così la sonda è tornata negli stabilimenti della Lockheed di Denver per le riparazioni in attesa del 5 maggio.

Se tutto andrà secondo i programmi InSight raggiungerà Marte il 26 novembre del 2018, l’obiettivo è quello di studiare l’interno del Pianeta rosso, a bordo infatti ci sono: una stazione meteorologica, un sismografo ad altissima sensibilità, una sonda per rilevare il flusso di calore, uno strumento per localizzare la posizione della sonda e rilevare ogni minima trasformazione nella struttura del Pianeta e due telecamere.



Gli strumenti principali di InSight

Il sismografo ad altissima sensibilità, in grado di catturare le onde provocate da sismi dovuti a movimenti della crosta marziana o all’impatto di meteoriti, oltre a registrare sismi di bassissima magnitudo o altissima energia. E’ utile perchè le onde sismiche viaggiano a velocità che dipendono dal tipo di rocce che attraversano e potrebbero rivelare la struttura interna del pianeta rosso. La paura è che un solo sismografo potrebbe non consentire di localizzare l’ipocentro del sisma, anche se gli scienziati sono ottimisti sul fatto che questo dato si potrebbe ricavare per altre vie.

Insight

Il secondo strumento si chiama HP3, Heat Flow and Physical Properties Probe, cioè una sonda progettata per rilevare il flusso di calore che arriva dall’interno di Marte, si addentrerà fino a 5 metri di profondità nel pianeta rosso.

Insight

Il terzo strumento è il RISE, Rotation and Interior Structure Experiment, che, grazie alle sue antenne, permetterà di localizzare con estrema precisione la posizione della sonda e di rilevare ogni minima trasformazione nella struttura del Pianeta: ciò dovrebbe permettere di capire se il nucleo di Marte è solido, liquido o suddiviso in due parti come quello terrestre.


Insight

La missione InSight

La missione durerà circa 6 mesi, mentre l’attività di sonda durerà più di due anni, precisamente 728 giorni. InSight sarà la prima missione tesa a individuare la struttura di Marte e che permetterà di raccogliere indizi utili per comprendere la formazione di altri pianeti come Mercurio, Venere o la Terra e la nostra Luna.

Studiando la profondità di Marte si può tornare indietro di 4 miliardi e mezzo di anni quando il pianeta si è creato, poco dopo la formazione della nebulosa solare, il modello maggiormente accettato per spiegare la formazione del Sistema solare.

La missione è stata possibile anche grazie a dei partner europei fra i quali: i francesi del CNES, Centre national d’etudes spatiales, e i tedeschi del DLR, German aerospace center. In particolare il Cnes ha provveduto alla messa a punto del sismografo SEIS con un contributo significativo anche del Max Planck Institute for Solar Systems Research (MPS). Mentre il DLR ha provveduto allo strumento Heat flow and physical properties Package (HP3).

“L’idea di base è quello di mappare la struttura profonda del Pianeta- ha dichiarato Bruce Banerdt, principale investigator della missione- Abbiamo molte informazioni sulla superficie di Marte sulla sua atmosfera e ionosfera, ma non sappiamo molto bene cosa avviene sotto la superficie. C’è qualcosa nella struttura di Marte rispetto a quella della Terra che potrà aiutare a capire questo aspetto”.

2018-11-27T09:01:37+01:00