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Sport. Gestire il successo, Di Vaio in cattedra a Bologna

BOLOGNA – “Nel calcio le cose vanno velocissime. Un anno di calcio vale come cinque anni di un ragazzo ‘normale’. In una giornata possono succedere cose che ti cambiano completamente la vita”. A parlare e’ l’ex calciatore e dirigente del Bologna Fc Marco di Vaio, ieri all’auditorium del liceo felsineo Minghetti, davanti una platea di […]

BOLOGNA – “Nel calcio le cose vanno velocissime. Un anno di calcio vale come cinque anni di un ragazzo ‘normale’. In una giornata possono succedere cose che ti cambiano completamente la vita”. A parlare e’ l’ex calciatore e dirigente del Bologna Fc Marco di Vaio, ieri all’auditorium del liceo felsineo Minghetti, davanti una platea di ragazzi e adulti.

“Ti trovi dal nulla, perche’ nel calcio puoi davvero partire da zero, a gestire la fama, il professionismo, i soldi. A volte guadagni in un mese dieci volte quello che tuo padre guadagna in un anno. Firmi contratti milionari e a volte i genitori sono i primi a perdere la testa”.

Come si diventa un campione? Di Vaio ha raccontato le sue esperienze di vita da campione giovane, poi adulto e poi la fine di una carriera e il passaggio al ruolo di dirigente. Al suo fianco Guido Magnisi e Giovanni Sisca, rispettivamente avvocato penalista e medico sociale del Bologna Fc.

All’evento, condotto da Sabrina Orlandi, c’era anche la vice preside del liceo Minghetti Fabia Zanasi. Una conversazione sugli aspetti privati del calciatore che da adolescente ha sacrificato tutto per la sua passione senza nessun rimpianto e che ha visto molti altri crollare lungo il cammino: doping, scelte sbagliate, genitori incombenti, padri ingombranti.

Su questo punto anche Sisca e Magnisi sono allineati: “Se hai un campione, hai sempre una famiglia fatta di principi, di valori e di sostegno”, ha detto il medico del Bologna. “Ma come nel caso dei genitori di Marco, bisogna essere capaci di seguire e sostenere i figli con discrezione: i genitori ingombranti sono uno dei principali fattori che concorrono alla mancata carriera di un atleta”. Bisognerebbe fare dei corsi, sostiene l’ex calciatore, per insegnare agli atleti di successo a maneggiare i soldi e a gestire i genitori.

Un’idea che Di Vaio vorrebbe proporre e realizzare, in qualche modo: “quella di curare la salute mentale al pari di quella fisica. E fare dell’anti doping una questione culturale, ha aggiunto Sisca, non solo nel calcio ma nel mondo dello sport in generale, a livello sia agonistico sia dilettantistico, nelle palestre”.

“Il doping porta sempre a situazioni dolorose, ha confermato Magnisi, in cui c’entrano fattori come la difficolta’ a gestire la competizione o il tramonto di una carriera. La ricerca di scorciatoie in queste sostanze dura quanto il loro effetto poi, quando questo finisce, la situazione torna quella di prima o peggio”. I momenti di difficolta’ sono i momenti migliori per diventare una persona migliore.

“Bisogna saper fare dei sacrifici, soprattutto quando sei giovane e non puoi fare quelle cose che per tutti gli altri sono normali: uscire il sabato sera, andare a ballare, le feste, i pomeriggi in piazza o al parco. Se hai una passione non ti pesano piu’ di tanto ma restano comunque sacrifici grandi”.

L’impegno e la tenacia fanno la differenza, oltre alla famiglia. Di Vaio, oggi padre, marito, dirigente che si confronta con giovani talenti e potenziali campioni e invita i giovani a ricordarsi di come anche la scuola sia fondamentale per la crescita di una persona e quanto sia fondamentale conciliarla con le proprie passioni.

2018-12-20T12:41:37+01:00