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Quando arriva il terremoto: alla ricerca di segnali dallo spazio [VIDEO]

Chiariamolo subito: i terremoti non si possono prevedere. La scienza però guarda avanti e prova ad aggiungere qualche tassello in più alla conoscenza degli eventi sismici, pensando a una modellistica che possa arricchire le informazioni che arrivano dagli strumenti che, sulla Terra, registrano le scosse. E’ questo l’obiettivo della missione Cses, nata dalla collaborazione di […]

8 Aprile 2019
Cses

Chiariamolo subito: i terremoti non si possono prevedere. La scienza però guarda avanti e prova ad aggiungere qualche tassello in più alla conoscenza degli eventi sismici, pensando a una modellistica che possa arricchire le informazioni che arrivano dagli strumenti che, sulla Terra, registrano le scosse. E’ questo l’obiettivo della missione Cses, nata dalla collaborazione di Italia e Cina.

L’idea è quella di registrare in maniera scientifica la presenza o meno di cambiamenti nella magnetosfera in caso di terremoto di magnitudo superiore a 5. Cambiamenti dovuti al rilascio di onde elettromagnetiche al momento di rottura della crosta terrestre. Per ora qualche evidenza c’è stata, rilevata da missioni del passato, ma i dati sono privi di validità statistica.



Per questo la Cina ha costruito il satellite Cses con l’aiuto dell’Italia. I primi contatti ci furono nel 2004, ci spiega Simona Zoffoli, program manager della missione per l’Agenzia spaziale italiana (Asi). Il lancio del primo satellite della missione Cses è del febbraio 2018. Il lancio del secondo satellite, Cses-02, è atteso per il 2021: l’accordo è stato firmato in marzo durante la visita di Xi Jinping a Roma.

Tecnicamente, cosa ci aspettiamo dalla missione Cses? Ne abbiamo parlato con Roberta Sparvoli dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn), responsabile della parte italiana della missione, ribattezzata Limadou, come il nome, in cinese, di Matteo Ricci, sinologo del ‘500.

ROBERTA SPARVOLI – RESPONSABILE CSES PER ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE

Ci sono modelli che cercano di capire cosa potrebbe succedere nella fase precedente al terremoto. Tra questi modelli alcuni ritengono che nella fase di stress prima della rottura della roccia ci sia emissione di onde elettromagnetiche che vanno a propagarsi in bassissima frequenza, superano la crosta terrestre, e vanno poi a propagarsi in ionosfera: quindi se arriva un’onda elettromagnetica in un campo di plasma che è già ricco di campi elettromagnetici, fa una perturbazione, e allo stesso tempo potrebbe andare a disturbare anche il modo di queste particelle intrappolate, tramite dei meccanismi di risonanza.

Tutti questi sono modelli assolutamente non acclarati. Si sta cercando di lavorare su questi modelli. L’idea è fare un satellite con vari strumenti ancillari a bordo, uno per esempio che misuri le particelle, uno che misuri i campi elettrici, magari due, in frequenze diverse, uno che misuri i campi magnetici, uno che misuri il plasma, ecc.

Quindi fare delle analisi simultanee per cercare di modellizzare questa propagazione di onde elettromagnetiche. Se poi uno riuscisse a validare questo modello chiaramente potrebbe avere uno strumento”.

L’idea dell’Agenzia spaziale cinese è quella di creare un network di satelliti, che, intersecando le loro orbite, coprano tutto il Paese 24 ore su 24. Per questo Cses- 02 sarà complementare al primo satellite, già in orbita. Per l’Italia, sovrintende le operazioni l’Agenzia spaziale italiana, partecipano, oltre all’Infn, lo Iaps dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Ingv e diverse università.

La difficoltà della missione non è solo di carattere scientifico e tecnologico, ma anche diplomatico.

“Le differenze culturali ci sono e non è stato facile all’inizio avviare la cooperazione- ci ha spiegato ancora Simona Zoffoli di Asi-. Si consideri che Limadou è stata per Asi la prima cooperazione in cui veniva fornito uno strumento ad un satellite cinese.

Per esempio, nella costruzione dello strumento e nei processi di integrazione e test, noi siamo abituati a seguire gli standard europei e americani che sono diversi da quelli cinesi.

C’è stato bisogno di un periodo di “apprendimento” abbastanza lungo anche solo per trovare un linguaggio tecnico comune”, ha chiarito la program manager.
“Sono sicura che su Cses- 02, vista l’esperienza che abbiamo avuto con Cses-01, le attività procederanno in maniera più spedita”.

Qualche informazione tecnica: i satelliti della missione Cses si trovano a 500 chilometri sopra di noi. Si muovono su orbite polari inclinate di 70 gradi. I dati della missione Cses-01 vengono scaricati in Cina e da qui arrivano in Italia, allo Space Science Data Center dell’Asi che li distribuisce gratuitamente alla comunità scientifica italiana interessata. Sarà lo stesso per Cses-02.

2019-04-08T13:08:57+02:00