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‘Pensiamo fuori dalla scatola’ per sviluppare talenti studenti

ROMA – “Pensare fuori dalla scatola a scuola significa concentrarsi su ciò che è veramente importante nell’ambiente scolastico; questa formazione iniziata tre anni fa offre un’opportunità per sviluppare un pensiero divergente, perché spinge il docente a interrogarsi costantemente su dove è e dove dovrebbe andare”. Così Rossella Sonnino, dirigente scolastica dell’IC ‘Regina Elena’ di Roma, […]

ROMA – “Pensare fuori dalla scatola a scuola significa concentrarsi su ciò che è veramente importante nell’ambiente scolastico; questa formazione iniziata tre anni fa offre un’opportunità per sviluppare un pensiero divergente, perché spinge il docente a interrogarsi costantemente su dove è e dove dovrebbe andare”. Così Rossella Sonnino, dirigente scolastica dell’IC ‘Regina Elena’ di Roma, ha aperto il convegno ‘Pensiamo fuori dalla scatola – Creatività, divergenze e convergenze nello sviluppo dei talenti a scuola’, questa mattina al Centro Convegni Auditorium di Roma.

“Pensare fuori dalla scatola è come navigare in mare aperto- continua la dirigente- e con questa formazione, di cui il convegno di oggi chiude il percorso per alcuni docenti e lo apre per altri, si è cercato di fornire nuovi strumenti e metodologie nel caso in cui durante la navigazione si incontri una tempesta”. Il piano per la formazione dei docenti dell’ambito Roma1, è stato condotto insieme agli esperti dell’Istituto di Ortofonologia (Ido) e promosso dal MIUR e dall’USR Lazio, è stato infatti sviluppato per fornire ai docenti delle modalità innovative per riconoscere e valorizzare i talenti e le competenze specifiche di ogni studente. “Le regole fisse non servono, sopratutto quando si incontrano studenti gifted o problemi di aggressività e bullismo, bisogna imparare a pensare diversamente per affinare il nostro intervento”, conclude Sonnino, in qualità di capofila delle scuole dell’area 1 coinvolte nel progetto.

La dirigente ha poi letto l’intervento della sottosegretaria del Miur Lucia Azzolina, che non ha potuto presenziare al convegno per impegni istituzionali: “Sono veramente dispiaciuta di non poter partecipare a questo importante convegno, dal programma molto ricco e che si concentra sul bisogno scolastico speciale per creare migliori condizioni per i nostri ragazzi a scuola. Spesso nell’immaginario collettivo il docente è considerato un ruolo privilegiato, invece molti ignorano il grande sforzo di tutti i professionisti della scuola per educare i ragazzi e sviluppare le loro competenze specifiche. La scuola è sempre nell’occhio del ciclone, ma allo stesso tempo è capace di resistere a ogni ondata. La mia azione da sottosegretario sarà incentrata nel ridare valore a questa professionalità, nello sviluppo di una scuola inclusiva dove si studia meglio perché le classi sono meno sovraffollate e la dispersione scolastica è sempre più marginale. Questo perché l’investimento sulla scuola è sempre un investimento sicuro”.

Angelo Lacovara dell’Usr Lazio ha poi condiviso i numeri che testimoniano l’impatto concreto del progetto nelle scuole della regione. Durante il triennio 2016-2019, infatti, sono stati organizzati oltre 2000 corsi per un totale di più di 50 mila ore di lezione. La formazione, basata su metodologie partecipative e divisa fra corsi in presenza e online, ha così coinvolto ben 60 mila docenti fra i 72 mila docenti totali della regione Lazio. Silvia De Mari, referente provinciale per il bullismo e cyberbullismo dell’Usr Lazio, si è soffermata sullo scopo del progetto: sviluppare competenze innovative per una scuola al passo coi tempi. “Dobbiamo partire da una domanda fondamentale- sostiene De Mari- che cos’è la scuola? Lo spazio sociale in cui sviluppare la formazione della personalità di un individuo, accrescere l’appartenenza, l’autostima e lo sviluppo dell’io. È fondamentale capire l’essenza della scuola per analizzarne i cambiamenti ed è al tempo stesso importante conoscere i reali bisogni dei ragazzi per capire come interfacciarsi con loro. In questo senso, dobbiamo ricordare che la tecnologia da sola non fa scuola, ma bisogna valorizzare un utilizzo consapevole e curioso dei sistemi informatici”.

De Mari ha perciò concentrato la sua riflessione sulla questione dell’alfabetizzazione digitale in ambiente scolastico, uno dei fulcri della nuova normativa dell’educazione civica. “Si parla oggi di educazione alla cittadinanza digitale- conclude De Mari- proprio perché bisogna sviluppare negli studenti le competenze necessarie per partecipare in modo attivo in una società ampiamente digitalizzata come la nostra. È perciò indispensabile comprendere il ruolo dell’informazione in una società così interconnessa, insegnare ai ragazzi a filtrare le informazioni che ricevono e sviluppare una consapevolezza delle proprie interazioni in rete, per contrastare efficacemente il linguaggio violento e il cyberbullismo”.

Il convegno proseguirà nel pomeriggio; si alterneranno interventi degli psicologi e psicoteraputi dell’Istituto di Ortofonologia, di specialisti dell’età evolutiva e professionisti dell’educazione.

2019-10-29T13:59:09+01:00