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Roma, per gli under 35 serie tv e quotidiani battono discoteca

Sono i risultati dell'indagine di Demoskopika a cura di Roma Capitale

ROMA – Serie tv e quotidiani online battono tutti sui consumi dei giovani romani under 35. Crolla il mito della discoteca. Secondo l’indagine di Demoskopika a cura di Roma Capitale, considerando le percentuali di maggiori frequenza ottenute dalla somma delle modalità “una o più volte a settimana” e “2-3 volte al mese”, si nota subito una netta prevalenza della categoria dei consumi individuali rispetto a quelli di tipo sociale. E così, in vetta alla classifica delle attività culturali predilette dai giovani, con il 78,6%, i consumi della cosiddetta “grande serialità” televisiva che corre sui grandi network on demand e in streaming.

A seguire la lettura dei quotidiani on-line che raccolgono l’indicazione del 74,4% del campione intervistato. A risultare molto significativa anche la lettura dei giornali (quotidiani, periodici, riviste) e la lettura di libri praticate con maggiore frequenza rispettivamente dal 65,3% e il 62,1% degli under 35 residenti nella capitale d’Italia. In una posizione intermedia si collocano nella graduatoria delle preferenze dei consumi culturali e del tempo libero, il cinema (24%) e gli eventi sportivi (20,5%).

Le restanti attività culturali tutte o quasi di tipo sociale, registrano più bassi livelli di frequenza o fruizione anche se non trascurabili. Fra queste la discoteca, la visita di mostre e di musei e gli spettacoli teatrali attività queste svolte almeno una volta o più volte al mese da poco meno del 20% del campione intervistato. In coda troviamo i concerti di musica leggera e di musica classica, che, anche come occasione e luogo di aggregazione sociale sembrano non avere molto appeal tra i giovani romani.

8 SU 10 CONDANNANO ODIO IN RETE

Dall’indagine emerge un atteggiamento degli under 35 prevalentemente di condanna rispetto al fenomeno dell’incitamento all’odio in rete: 8 su 10 ritengono che l’incitamento all’odio in rete comporti “conseguenze sulla vita reale degli offesi” a cui fa immediatamente eco una consistente quota dell’80,7% che lo ritiene una “forma molto grave di aggressione dell’altro”. A chiudere l’orientamento di condanna la percezione di chi pensa che l’hate speech sia una fenomeno “legato a maleducazione” di chi lo commette (78%). Ma non manca l’approccio giustificazionista di chi ritiene l’incitamento all’odio in rete “una modalità tipica della comunicazione online” (43,2%), un modo per “evitare che l’odio si esprima nella vita reale” (24,1%), o addirittura, un “modo accettabile per sfogare la rabbia” (22,4%).

2019-11-29T12:21:29+01:00