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Busto Arsizio, la didattica al ‘Tosi’ a un mese da chiusura

Diregiovani ha intervistato la dirigente: "Nostri ragazzi responsabili"

MILANO – “Continuiamo ad accompagnare i nostri ragazzi nella nostra missione, che tra l’altro è costituzionale, cioè quella di garantire il diritto all’istruzione, e questo significa spirito critico, spirito imprenditoriale, capacità di autodeterminarsi e di autovalutarsi“. Amanda Ferrario, la dirigente scolastica dell’istituto tecnico economico ‘Tosi’ di Busto Arsizio, ha raccontato a diregiovani.it com’e’ cambiata la quotidianità per la comunità della scuola a un mese dal primo annuncio di chiusura, e poi sospensione delle lezioni, causa coronavirus.

L’istituto in provincia di Varese è stato uno dei primi ad avviare la didattica a distanza in Lombardia. Da sempre attivo sul fronte della sperimentazione didattica, è tra i capofila di ‘Avanguardie educative’, il movimento che mette in rete esperienze scolastiche di innovazione.

– Come sta andando?
“Tutti i nostri studenti erano già  dotati di device dal momento che anche nell’ordinario sono abituati a usarli. Abbiamo voluto prenderci cura di loro, perciò siamo partiti subito, e con orario pieno, quindi dalle 8 alle 14 tutti i giorni e un pomeriggio dalle 14 alle 17. Siccome ci è sembrato chiaro sin da subito che la situazione si sarebbe prolungata ben oltre la settimana, abbiamo poi deciso di fare non solo le videolezioni sincrone ma anche di cominciare con la valutazione per competenze e mantenere il regolare andamento dell’anno scolastico. Lunedì i nostri ragazzi hanno fatto la simulazione della prima prova dell’esame di stato”.

– Come state gestendo la questione della valutazione.
“Valutazioni, lavori di gruppo, assegnazione di studi di caso, per noi sono importanti perché se la scuola prosegue a distanza allora deve fare anche questo: verificare competenze e controllare apprendimento degli studenti per valorizzare il loro percorso di crescita, il tutto con le modalità che usiamo sempre. La nostra valutazione non è mai esclusivamente numerica ma è la somma di una serie di costruzioni di competenze che gli studenti maturano durante l’anno scolastico. Nel loro percorso quadriennale, ad esempio, non hanno nemmeno la suddivisione in quadrimestri. Questo perché in una scuola e in una società che ci chiedono di lavorare in maniera diversa, con le competenze chiave che ci ha dato l’Europa, i nostri ragazzi non devono solamente conoscere nozioni ma avere ben chiari determinati concetti e passaggi. In un esperimento è più importante capire il procedimento che limitarsi a memorizzare la formula. Dunque noi siamo abituati a lavorare su livelli di competenza all’interno di percorsi anche personalizzabili sulla base delle acquisizioni e delle lacune dello studente. Altrimenti non si può fare il passo successivo. Perciò lavoriamo sulla capacità di parlare in pubblico, di argomentare per sostenere o confutare una tesi, con metodologie innovative come il debate, nelle ore ordinarie e in tutte le discipline. Questa tecnica aiuta moltissimo perché bisogna documentarsi, studiare, leggere e permette ai nostri alunni di terminare il percorso con competenze spendibili nel mondo del lavoro e dell’università: lavorare in gruppo, rispettare consegne, saper risolvere un problema complesso. Così noi ora ci siamo trovati avvantaggiati”.

– Quali sono allora le novità con cui vi state confrontando? Qual è la sfida?
“La novità c’è ed è sostanziale. È vero che i nostri docenti e i nostri studenti sono abituati a lavorare con device e piattaforme, però non in maniera così massiva e non per tutte le 8 ore di lezione. Manca la presenza. Un conto è avere il docente che gira tra i banchi, coordina e controlla il gruppo di lavoro, un altro invece è essere soli. La sfida quindi è farli sentire parte della classe e farli lavorare in piccoli gruppi anche a distanza perché abbiamo notato che i ragazzi avvertono la fatica di non sentire il gruppo-classe intorno a sé. Ad esempio stiamo notando che anche durante le videochat di lezione i nostri ragazzi continuano a chiedere di poter andare al bagno. Se mi alzo per andare al bagno e sono a scuola, so che il mio compagno mi spiegherà quello che mi sono perso, ma se sono a casa e non dico a nessuno di essermi assentato, io quel pezzo di lezione lo perdo per sempre. Questo si dicono”.

– Quindi è soprattutto una questione di responsabilità individuale più che di semplice mancanza?
“Esatto, è su questo che stiamo facendo leva. Devo dire che i nostri ragazzi sono molto responsabili ed è questo il motivo per cui ci siamo sentiti sereni di fare la simulazione della prima prova. E adesso faremo anche la seconda. Certo, in linea ipotetica possono copiare, si attaccano alla rete e fanno un tema come non l’hanno fatto mai. Ecco, partiamo dal presupposto che noi conosciamo i nostri ragazzi e il loro modo di scrivere.
Tuttavia a noi non interessa il voto ma l’analisi delle loro competenze in questo momento. Pensiamo anche alla seconda prova, noi facciamo economia aziendale in lingua straniera. Immaginiamo che uno studente debba tradurre un testo in modo da renderlo comprensibile a un lettore. Se non ha questa competenza a marzo, è difficile costruirla negli ultimi tre mesi di scuola. Perciò i nostri ragazzi, adesso, sono pronti per fare una simulazione con gli strumenti che hanno. La scuola si costruisce in percorsi, nel tempo; non si inventa in dieci giorni, nell’emergenza”.

– Avete anche lanciato ‘Agorá CulturAlTosi’, la vostra webradio, giusto?
“L’idea è nata insieme al gruppo della vicepresidenza. Tutta la nostra comunità sta vivendo un momento di isolamento, studenti ed ex studenti, docenti, personale. Respiriamo tensione, sconforto, siamo bombardati da notizie inquietanti e magari condividiamo spazi angusti con molte persone. Visto che non possiamo andare al cinema o a teatro, portiamo noi un po’ di cultura nelle case perché la bellezza è libertà e ci salverà. Tre volte alla settimana, diamo a tutti il titolo di un film e ci diamo appuntamento per guardarlo in un giorno preciso; oppure indichiamo un libro per il weekend e ne parliamo il lunedì, o ancora un autore musicale, ieri sera abbiamo fatto una puntata su Lucio Dalla. Gli studenti sono nostri speaker e possono intervenire negli spazi di microfono aperto. È anche un modo per fare un po’ di educazione informale. Genitori e figli insieme, ad esempio, possono ascoltare questa radio o chiacchierare con noi collegandosi al telefono”.

2020-03-19T10:53:17+01:00