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Oggi è Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri

Secondo gli studiosi, infatti, proprio il 25 marzo ebbe inizio il viaggio ultraterreno della Divina Commedia

ROMA – Oggi si celebra per la prima volta il Dantedì, una giornata interamente dedicata a Dante Alighieri, il ‘Sommo Poeta’, considerato padre della lingua italiana. Secondo gli studiosi, infatti, proprio il 25 marzo ebbe inizio il viaggio ultraterreno della Divina Commedia, l’opera che ha reso celebre in tutto il mondo il poeta fiorentino. La giornata, istituita recentemente dal Governo per ricordare l’opera del grande autore italiano, si svolgerà nonostante le limitazioni imposte per l’emergenza coronavirus. Palcoscenico delle celebrazioni sarà infatti la rete, con flashmob virtuali e terzine recitate in video, da seguire con gli hashtag #Dantedì e #IoleggoDante.

L’appuntamento è per le ore 12, quando tutti saranno chiamati a leggere Dante e riscoprire i versi della Commedia. Il ministero dell’Istruzione inviterà i docenti a farlo durante le lezioni a distanza, ma la richiesta è rivolta a qualsiasi cittadino. Per tutta la giornata, le celebrazioni proseguiranno con letture in streaming, performance dedicate a Dante e molte altre iniziative. Musei, biblioteche e luoghi di cultura proporranno sui loro account social video, immagini e opere d’arte per raccontare la poesia dantesca. Sul canale Youtube del Mibact sarà trasmesso un filmato realizzato con i contributi di Paolo Di Stefano, giornalista e promotore dell’iniziativa, e di illustri studiosi come Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, e Luca Serianni della società Dante Alighieri. Rai Teche, invece, ha selezionato le lecturae Dantis interpretate dai maggiori artisti del nostro tempo che saranno programmate in pillole di 30 secondi nelle tre reti generaliste della Rai e su Rai Play.

Ma chi era Dante? E a cosa è dovuta la sua fama?

LA VITA

Dante (diminutivo di Durante) nasce nel 1265 a Firenze, dalla madre Bella e dal padre Alighiero di Bellincione di Alighiero, di origini nobili, ma ormai decaduto. Dante conduce una vita da gentiluomo, studia grammatica, filosofia, retorica, e ama la poesia. A 18 anni scrive il primo sonetto, dedicato a Beatrice, la donna che guiderà tutta la sua attività poetica. Ma nella realtà sarà costretto a sposare Gemma Donati, proveniente da una delle più importanti famiglie di Firenze. Un matrimonio combinato non molto felice (a Gemma non dedicò neanche un verso) da cui nascono però tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia, e un possibile quarto, Giovanni.

Dante dedica la sua vita giovanile alla lirica, la poesia raffinata del ‘Dolce stil novo’, come lo definisce lui stesso nel XXIV canto del Purgatorio. Una poesia incentrata sull’amore come via per comprendere la filosofia e per elevare sé stessi. Del gruppo di stilnovisti fanno parte anche Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino Frescobaldi e Gianni Alfani. È con alcuni di loro che Dante, in uno dei suoi primissimi sonetti, immagina di intraprendere un viaggio su una nave incantata, assieme ad altre tre donne, “e quivi ragionar sempre d’amore” (‘Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io’). Con il tempo, però, è la filosofia ad acquisire sempre più spazio nella sua formazione, mentre cresce l’interesse per la vita pubblica. Nel 1300 diventa priore di Firenze e si oppone alle interferenze di papa Bonifacio VIII, che mirava al dominio della Toscana e, anche successivamente, continua la sua politica antipapale. In quegli anni, dopo la cacciata dei ghibellini, Firenze è divisa in due fazioni: i guelfi bianchi e i guelfi neri, che lottano per l’egemonia politica ed economica della città. I guelfi bianchi, di cui fa parte anche Dante, sono favorevoli all’indipendenza politica della città, mentre i neri, che rappresentano le famiglie più ricche di Firenze, sono legati al papa per interessi economici, e incoraggiano l’espansione dell’autorità pontificia in tutta la Toscana. Quando sono i neri a prevalere, Dante viene prima condannato con l’accusa di baratteria (gennaio 1302), usata spesso contro gli avversari politici, e poi esiliato, con minaccia di morte se fosse rientrato a Firenze. Comincia così l’esilio di Dante, che segnerà tutta la sua biografia e la sua poetica successiva.

La povertà lo costringe quindi a diventare un uomo di corte, e approfittare della liberalità dei vari principi. Difficile tracciare tutte le tappe del suo esilio, ma fu certamente a Bologna, Padova, Forlì e Verona. Sullo sfondo, continuano le battaglie medievali che lacerano l’Italia, a tal punto che anche le posizioni politiche di Dante cambiano, e da guelfo inizia a diventare ghibellino, cioè sostenitore di un unico potere imperiale, fino a progettare il sogno di una monarchia universale nel saggio ‘De Monarchia’ (1312-13). Quando si prospetta la possibilità di tornare a Firenze a costo di pesanti umiliazioni, Dante rifiuta. Gli ultimi anni, ormai relativamente tranquilli, li passa a Ravenna, a concludere il suo grande poema. È lì che muore, nel 1321, a 56 anni.

LA COMMEDIA

L’attività artistica di Dante spazia dalle ‘Rime’ poetiche ai trattati filosofici come il ‘Convivio’, e comprende anche riflessioni linguistiche come il saggio ‘De vulgari eloquentia’. Ma l’opera che ha consegnato Dante a una fama immortale è la Commedia, conosciuta soprattutto come ‘Divina’(come la definì Boccaccio), ovvero la descrizione del viaggio che immagina di aver compiuto nei tre regni dell’oltretomba. Dante inizia a scrivere il suo poema in onore di Beatrice prima dell’esilio, tra il 1304 e il 1306, e lo riprende dopo la condanna, per portarlo a termine negli ultimi anni della sua vita.

Scritto in terzine di endecasillabi, il poema è diviso in tre Cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), composte da 33 canti, a eccezione della prima, che ne ha 34 (proemio), così che il poema risulta formato complessivamente da 100 canti. L’aldilà è descritto da Dante secondo uno schema architettonico ben preciso: tutto l’oltretomba si dispone intorno a un asse ideale che parte dal centro di Gerusalemme e, attraverso la voragine infernale che si apre sotto la città, arriva fino al centro della Terra. Da qui, prolungato sino all’altro emisfero, diventa l’asse di un tronco di cono (Purgatorio), andando a finire al centro di un piano (Paradiso terrestre) dove termina, che è quindi diametralmente opposto a Gerusalemme. Prolungandosi ancora, l’asse ideale sale, di cielo in cielo, sino al centro della rosa dei beati, cioè dell’Empireo.

Sandro Botticelli, La voragine infernale

Sandro Botticelli, La voragine infernale

«Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.»

Inizia così il racconto fantastico del un viaggio compiuto dallo stesso Dante nel 1300, per riportare gli uomini sulla via del bene e della verità, grazie alla rappresentazione delle pene che attendono i peccatori e dei premi che attendono buoni nella vita eterna. Tutta l’opera, quindi, ha un preciso significato allegorico. Dante si trova nei regni dell’aldilà per salvare la propria anima. Aiutato a percorrere l’inferno e il purgatorio dalla guida Virgilio, che rappresenta la ragione, e il paradiso da Beatrice, simbolo della fede, Dante compie questo viaggio dopo essersi smarrito nella ‘selva’ del peccato. Scendendo nel regno infernale, per poi risalire nel Purgatorio ed elevarsi al Paradiso, Dante compie una vera e propria purificazione nel corpo e nello spirito. Ma la Commedia è anche un viaggio universale’ che trasporta l’intera umanità dallo stato di miseria a quello della felicità. Questi, gli ultimi versi che chiudono il poema:

“A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.”

Con questo verso, Dante racchiude il significato dell’intera opera: l’amore (Dio) è il meccanismo che muove il mondo, e tutta la vita.

2020-03-25T09:56:26+01:00