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Coronavirus: studenti scrivono poesie e devolvono ricavato a ospedale di Cagliari

L'idea dei bambini dell'istituto comprensivo 'Luigi Pitzalis' di Nurri, in Sardegna

ROMA – “Chissà che questa brutta esperienza non ci abbia insegnato che cos’è la beneficenza”. A scriverlo, in una poesia, sono i bambini dell’istituto comprensivo ‘Luigi Pitzalis’ di Nurri, in Sardegna, che hanno deciso di raccogliere tutti i componimenti realizzati in questi giorni di quarantena per farne un libro il cui ricavato andrà in beneficenza. Il progetto ‘Scuola-famiglia’ è stato ideato proprio dagli alunni della classe terza, che in questo periodo di emergenza nazionale

“si sono sentiti in dovere di partecipare attivamente per aiutare la ripresa del nostro Paese- ha raccontato all’agenzia Dire Marianna Serra, rappresentante dei genitori- Le poesie scritte dai bambini saranno raccolte e pubblicate in un libro il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza all’ospedale pediatrico Microcitemico di Cagliari”.

Nelle poesie dei bambini, il virus è un nemico da abbattere e il periodo di quarantena è soprannominato ‘Coronata’, che “per noi significa periodo orribile, crudele, cattivo, spietato, insomma brutto brutto”; scrivono i piccoli alunni nell’introduzione al testo. Ma per esorcizzare la paura non c’è arma migliore della creatività, così, impugnati matita e colori, i bambini hanno deciso di rimboccarsi le maniche per dare il loro contributo a medici e infermieri.

“I nostri bambini vogliono regalare un sorriso ai pazienti meno fortunati di loro– aggiunge- anche perché nella nostra scuola ci sono alunni con problemi di salute, e questo è un modo per aiutarli”.

Anche a Nurri, nella Sardegna del sud, la didattica va avanti, quindi, grazie all’impegno degli insegnanti e delle famiglie, ma restano dei problemi sostanziali come la mancanza di strumenti digitali.

“Stanno arrivando dei nuovi dispositivi grazie ai fondi stanziati dal ministero, ma non bastano perché abbiamo moltissime richieste– spiega Marianna Serra- un altro problema sono i giga di internet: per fare una videolezione se ne consuma almeno uno, quindi per una giornata di didattica a distanza ne sono necessari 3, e per alcune famiglie è difficile avere questa copertura. Gli operatori telefonici dovrebbero aumentare i giga ai ragazzi”.

Per i bambini che vivono in piccoli paesi, quindi, la didattica a distanza è più difficile da portare avanti per quanto riguarda i supporti tecnologici, ma rispetto ai loro coetanei che vivono in città

“hanno la fortuna di avere case più grandi con spazi esterni dove poter correre e distrarsi- conclude- i bambini sentono molto la nostalgia della scuola e dei loro compagni, ma stanno rispondendo molto bene”.

2020-04-09T16:20:07+02:00