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Coronavirus, liceo ‘Bonvesin’: scuola e famiglia motivo di conforto

Il risultati di un sondaggio realizzato dagli studenti milanesi

MILANO – “In questo periodo così difficile per il mondo intero e, soprattutto, per la nostra Lombardia, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo realizzato un progetto di ricerca che possa analizzare i cambiamenti nella vita dei cittadini lombardi”. È questa l’idea della classe quinta del liceo delle scienze umane dell’istituto salesiano Maria Ausiliatrice ‘Bonvesin’ di Milano che, come promesso, ha pubblicato sul proprio canale youtube i risultati del sondaggio lanciato lo scorso marzo.

“Le scienze umane e sociali- spiega Samuele Ferrarese, il professore che ha seguito gli studenti– sono uno strumento utile per guardare al mondo in maniera critica. Non potevamo non cogliere questa triste situazione di isolamento sociale per dare senso a ciò che si studia tra i banchi di scuola”.

E questo vale di più per studenti che stanno terminando il ciclo di studi.
Anche Sara Gobbi, insegnante di matematica, commenta soddisfatta:

“Non sempre le discipline matematico-statistiche sono viste come strettamente necessarie per analisi di tipo psicologico e sociale. In questo percorso gli studenti hanno percepito la forza del processo statistico per dare conferma o smentita di alcune intuizioni da verificare”.

Paura del virus, livello di stress percepito, sentimenti prevalenti, rapporti sociali, nuove abitudini e prospettive di cambiamento nella vita professionale e privata: questi i principali ambiti indagati nel questionario. Le risposte sono state 4105, di cui 1081 provenienti da maschi e 3024 da femmine. Guardando alle caratteristiche del campione, 1190 rispondenti hanno tra 14 e 25 anni, 650 tra 26 e 40 anni, 1805 tra 41 e 60 anni, 460 over 60 anni; per quanto riguarda il titolo di studio, 794 hanno un diploma di scuola secondaria di primo grado, 1669 di scuola secondaria di secondo grado, 1276 laurea triennale o magistrale e 366 un diploma post laurea. Il 67% dei partecipanti percepisce la paura del contagio, anche se i giovani tra i 14 e i 25 sembrano essere meno preoccupati delle persone più adulte

“e questa è una conferma-spiega a diregiovani.it il professor Ferrarese- motivata secondo noi dal fatto che statisticamente i giovani sono meno toccati dal virus”.

Anche sull’umore questa situazione incide pesantemente; oltre il 60% si dice infatti molto toccato. Nonostante questo, il 64% dichiara di essere riuscito a mantenere i rapporti con la scuola e con il lavoro. Un altro dato interessante riguarda la gestione del tempo della giornata; il campione si divide esattamente a metà sulla capacità di rendere operative le giornate e questo soprattutto tra i più giovani. E sul futuro il 52% dei rispondenti vede un peggioramento delle proprie prospettive, senza significative variazioni tra le fasce d’età. Altri due risultati non dividono i giovani dagli adulti:

“Interessante notare che la famiglia, più dei social e degli amici, sia un fattore di maggiore conforto così come, sulla quantità di tempo trascorso su social, le analisi hanno rivelato che gli over 60 hanno gli stessi comportamenti degli under 25”.

2020-04-15T13:32:33+02:00