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Milano Digital Week, donne protagoniste delle STEM

Fondazione Mondo Digitale ed Eni insieme nel progetto 'CO.ME-COde&FraME' per studentesse milanesi

MILANO – “Inutile negare che spesso il valore delle donne è messo in discussione. Alle duecento ragazze in collegamento voglio dire che possono e devono decidere del loro futuro, che tutto può succedere e che loro potranno essere le vere protagoniste di un cambiamento sociale e culturale troppo a lungo rimandato. Scienza, innovazione e digitale saranno la loro chiave di volta per il futuro”.

Così Roberta Cocco, assessora alla Trasformazione digitale e Servizi civici del comune di Milano, inaugurando questa mattina l’evento organizzato nell’ambito del progetto ‘CO.ME-COde&FraME’ promosso dalla Fondazione Mondo Digitale in partnership con Eni per appassionare giovani studentesse alla cultura scientifica e investire su scuola e formazione come pilastri della sostenibilità.

L’iniziativa, che si inserisce nella ‘Milano Digital Week’, è stata presentata con lo storylive ‘Scienza in movimento. Nuove energie in rosa per il futuro’: ricercatrici, allenatrici, manager si sono confrontate con duecento studentesse per incoraggiarle a perseguire sogni e passioni, oltre i pregiudizi di genere, anche in ambiti ancora dominati da uomini come le STEM.

Le studentesse appartengono a dieci istituti superiori milanesi che, durante il lockdown, hanno partecipato a laboratori di coding e fabbricazione digitale, sessioni di team building e problem solving, e incontri con role model alla scoperta di ambiti e profili professionali emergenti, con un focus specifico sulla tecnologia come strumento chiave per rispondere alle grandi sfide ambientali.

“Percorsi che porteremo avanti per tutto il 2020- ha sottolineato Mirta Michilli, direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale, che poi si è rivolta alle ragazze- È essenziale essere consapevoli e informate sulle opportunità e sulle difficoltà in ambito lavorativo. Lavorare è importante non solo per il nostro benessere individuale ma anche per lo sviluppo socio-economico del paese. Le statistiche ci dicono che i paesi che vanno meglio sono i paesi con una più alta occupazione femminile. In Italia, purtroppo, le donne impegnate sono solo il 20% e il dato potrebbe abbassarsi ancora a causa della crisi economica legata alla pandemia. Dunque è ancora più importante oggi, per le donne, essere a conoscenza di settori in espansione e posizioni ben remunerate; come i lavori nel green e nel digitale, settori altamente strategici per questa ripartenza, che sono esattamente gli ambiti che stiamo sviluppando con Eni”, ha concluso Michilli.

“È la competenza il primo strumento per superare pregiudizi e stereotipi- ha affermato convinta Giulia Fiore, responsabile metodologie e processi di sviluppo risorse umane e iniziative di diversity e inclusion di Eni- perciò noi incontriamo le nuove generazioni attraverso progetti di sensibilizzazione alla tecnologia e alla scienza ma anche orientamento e alternanza per gli studenti e le studentesse più grandi. In Eni le ingegnere lavorano sin dalla sua fondazione e sono ambasciatrici della realtà aziendale perché le donne devono contare solamente grazie alle loro competenze. La parità di genere, anche per le professioniste, si gioca sia in famiglia che nella società”, ha concluso Fiore che per Eni coordina iniziative di welfare aziendale, sviluppo delle carriere e inclusione delle cosiddette diversità “categoria in cui rientrano ancora anche le donne”.

Sulla conoscenza e sulla determinazione ha insistito molto anche Filomena Castaldo, ricercatrice e ingegnera che ha offerto la sua testimonianza alle ragazze in collegamento. Dopo sette anni di carriera in Eni, Castaldo sta coordinando progetti di decarbonizzazione ed economia circolare di recupero e valorizzazione della CO2 attraverso l’uso di microalghe non utilizzabili in agricoltura. Per favorire un reale cambiamento è dunque necessario un cambio di paradigma, prima di tutto personale. È questo il goal della vittoria secondo Milena Bertolini, commissaria tecnica della Nazionale di calcio femminile:

“se è vero che la conoscenza è l’unica base per potercela fare, allora bisogna cambiare anche il linguaggio perché il modo in cui parliamo forma il nostro pensiero. Alle mie calciatrici dico sempre: non dite marcatura a uomo, dovremmo dire marcatura a donna”.

Ma come superare i tanti pregiudizi che ancora pesano sul calcio femminile?

“Studiando e allenandosi duramente, senza avere paura dei sacrifici e avendo chiaro l’obiettivo- ha risposto Bertolini, trent’anni di carriera nel calcio e un ricco palmarès di successi- Quanti adulti mi dicevano ‘sei un maschiaccio, non puoi giocare a calcio’ e io mi travestivo da maschio pur di giocare con i miei amici che invece mi volevano in squadra. Sappiate una cosa: i coetanei sono i più grandi alleati, per questo credo nell’alleanza uomo-donna. È così che ho realizzato il mio sogno di donna e sportiva. Volevo giocare in serie A e ce l’ho fatta, volevo allenare la nazionale femminile e ce l’ho fatta, volevo vincere il mondiale e ce l’abbiamo fatta. Il segreto per vincere? Le mie ragazze hanno capito che dovevano mettersi a disposizione l’una dell’altra perché solo attraverso il fare insieme si raggiungono grandi risultati e allo stesso tempo si esprime al massimo il talento individuale”.

2020-05-28T12:29:37+02:00