ROMA – Il mondo del calcio è fatto di emozioni e di miti, come nel caso del docufilm su Francesco Totti, ma anche di ‘predatori’ che spremono giovani talenti non curandosi della loro salute mentale. Lo scopo e’ uno: addestrarli per fare soldi. E non importa se le loro aspettative troppo alte potrebbero schiacciare l’atleta. Di questo ne parla Ronnie Sandahl in ‘Tigers‘, presentato oggi dalla Festa del Cinema di Roma e da Alice nella Citta’.
Il film è tratto dall’autobiografia del 2007 ‘In the shadow of the San Siro‘ (‘Nell’ombra di San Siro‘) di Martin Bengtsson, il prodigio svedese del calcio che a 16 anni viene comprato dall’Inter. Lo scrittore racconta come il suo sogno, mentre giocava nella Primavera neroazzurra, si sia trasformato in un incubo: una profonda depressione che lo ha portato ad abbandonare il pallone e che ha reso meno luccicanti i riflettori di quel campo da calcio tanto desiderato.
“Io e Martin ci siamo incontrati circa dodici anni fa e siamo diventati subito amici“, ha raccontato il regista in conferenza. Il loro incontro ha dato la spinta a Sandahl per scrivere una trilogia di film basati sullo sport, dal punto di vista psicologico. Il primo è stato ‘Borg McEnroe‘, sul mondo del tennis, il secondo ‘Tigers‘ e il terzo è ‘Perfect‘, al cinema dal 2021, ambientato nel mondo della ginnastica femminile americana. Ma il regista ha scelto di dirigere solo il secondo. “Il libro ha fatto scalpore perché Martin è stato il primo ad affrontare il tema della salute mentale nel mondo del calcio, che in fondo è un po’ come un’immagine distorta della nostra stessa società capitalista, della sua cultura patriarcale del ‘macho’ e di quello che si tende a pensare dei più deboli“, ha aggiunto il regista.
Anche se ormai è lontano dal campo da calcio, Martin non ha mai smesso di portare all’attenzione di tutti questa problematica. “È da dodici anni che giro per la Svezia e altro per parlare del mio libro, ho incontrato tanti giovani calciatori che disputano campionati giovanili ma anche professionisti“, ha raccontato Bengtsson. “La non tutela della salute mentale degli sportivi è ancora un problema e non dobbiamo illuderci che non lo sia. A volte – ha continuato l’ex ‘piede d’oro’- per i giornalisti del mondo del calcio è facile scrivere di un calciatore che ‘è debole’ oppure ‘non è abbastanza maturo’. Poi quando questo viene acquistato da un’altra squadra improvvisamente si vedono dei miglioramenti delle sue prestazioni: questo vuol dire che il contesto in cui si gioca incide sulla salute mentale e fisica. So che adesso alcune squadre sono cambiate e danno agli sportivi un sostegno psicologico, ma non è abbastanza“.
Per Martin, che nel film e’ interpretato da Erik Enge, l’Inter ha rappresentato l’occasione della sua vita ma, come si vede nel film, il prezzo da pagare è molto alto. E mentre il protagonista tenta di adattarsi a una realtà in cui tutto e tutti possono essere comprati e venduti, trova sempre più difficile distinguere l’abnegazione dalla sottomissione, il piacere dalla sofferenza, gli amici dai nemici. “Un medico dell’Inter, dopo la mia crisi, è venuto a trovarmi quando sono tornato a casa, ma quanto ho rescisso il contratto non ho avuto più contatti con loro. Quando sono venuto a veder girare il film in Italia, però, ho fatto colazione con Massimo Moratti che, a quel tempo, era presidente del Football Club Internazionale Milano. Lui ha riconosciuto che c’erano dei temi da affrontare“, ha detto lo scrittore.
Sulla lavorazione di ‘Tigers’, invece, l’Inter “non ha avuto un ruolo nel film, ma siamo stati sempre in contatto con lo staff, che è stato rispettoso e cordiale, per informarlo sul lavoro che stavamo facendo. Inoltre, ci ha permesso di entrare nella vera casa dove ha vissuto Martin e ci ha fatto vedere i campi da calcio per poter ricreare questi luoghi in maniera credibile“, ha raccontato Ronnie Sandahl.
Tra le passioni di Martin, però, ci sono anche la musica e la scrittura. “Quando ero all’Inter, tra gli allenamenti e le partite cercavo di imparare gli accordi della chitarra La musica mi ha accompagnato nella fase della depressione e mi ha aiutato a superare le frustrazioni“, ha detto Bengtsson, che ha concluso: “Ho studiato teatro a Malmo. Oltre a scrivere libri, scrivo anche opere teatrali e testi per la tv. Ho trovato quello che dovevo diventare“.
Nel cast di ‘Tigers’ c’è anche Maurizio Lombardi, che interpreta il manager della squadra neroazzurra: “Il mio personaggio è una metafora di quello che si richiede agli atleti, che oggi più di ieri sono un oggetto, macchine che devono essere allenate per produrre un risultato. Una spremitura di talenti, finché non si arriva agli estremi. Lo sport, invece, è anche poesia: tutti ricordiamo un grande goal o una grande vittoria. Quindi mi auguro che le società sportive riescano a portar fuori anche l’anima degli atleti“, ha detto l’attore.