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Scuola, studenti del liceo Volta di Milano contro Fontana: “Ritiri obbligo Dad”

Una lunga lettera con cui i candidati alla rappresentanza d'istituto, insieme ad altri studenti, mettono in fila le loro ragioni

MILANO – No alla Dad. L’appello arriva forte dagli studenti e dalle studentesse del liceo ‘Volta’ di Milano che, in una lettera rivolta al governatore lombardo Attilio Fontana, alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiedono “il ritiro del punto c dell’ordinanza n°623 del 21 ottobre 2020”, ossia l’obbligo di Dad per le scuole superiori, in quanto decisione immotivata e ingiusta”. E alla luce dell’ultimo DPCM chiedono quindi di adeguarsi “alle nuove disposizioni nazionali che prevedono un utilizzo della didattica a distanza pari ad almeno il 75% dell’orario scolastico, lasciando al limite ai singoli istituti la decisione di aumentare questa percentuale”.

Una lunga lettera con cui i candidati alla rappresentanza d’istituto, insieme ad altri studenti, mettono in fila le loro ragioni. “Non siamo qui a perdere tempo e non siamo qui perché non avevamo di meglio da fare che lamentarci”, scrivono Luca Biscuola, Mattia Bologna, Alice Campaner, Beatrice Casartelli, Carola Massone, Riccardo Poggi Longostrevi, Sveva Pontiroli e Flavia Savioli. Il loro obiettivo, proseguono, “è l’unione di sicurezza sanitaria e funzionamento della scuola vera, non surrogata”. Obiettivo che dovrebbe essere “di tutti”, e incalzano Fontana sulle modifiche “dell’ultimo minuto” all’ordinanza contestata: “Il governatore ha agito di propria iniziativa, in disaccordo con i sindaci dei capoluoghi lombardi, con la Ministra dell’Istruzione Azzolina e con il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte, che continua a ribadire come il lavoro e la scuola siano e restino le due priorità dell’Italia, paese di cui la Lombardia dovrebbe far parte”.

Lombardia la cui giunta i ragazzi accusano di inadeguatezza per le decisioni prese e miopia politica: “Non riusciamo a trovare una motivazione sufficiente a giustificare la chiusura delle scuole come primo provvedimento. È evidente come la scelta sia prima di tutto di tipo economico, poiché la scuola purtroppo non crea profitto ed è quindi la prima a poter essere sacrificata in un quadro economico precario. Tra tutte, poi, la prima a essere sacrificata è l’istruzione superiore di secondo grado, perché si suppone che ormai siamo abbastanza grandi da poter utilizzare strumenti tecnologici senza problemi, perché siamo quelli che più gravano sul trasporto pubblico e perché si ritiene che alla nostra età siamo ormai abbastanza responsabili da adattarci a questa situazione. Questo fa sorridere, considerato come politici e media non facciano altro che dipingerci come un branco di immaturi, irresponsabili e incapaci di indossare la mascherina e di resistere all’aperitivo e al richiamo della movida. Eppure noi non siamo qui a lamentarci del coprifuoco, del fatto di non poter organizzare diciottesimi et similia, siamo qui a lamentare la considerazione inesistente riservata ancora una volta agli studenti, ai docenti e all’istruzione, che specie negli ultimi anni di superiori rappresenta la base del futuro nostro e di questo paese (è miope, in tal senso, ritenere che la scuola sia economicamente irrilevante)”.

Sulla Dad invece rimarcano: “Non è e non sarà mai equiparabile a quella in presenza e pertanto non può essere un pretesto per chiudere la scuola come prima misura di contenimento dei contagi”. Al netto delle difficoltà, psicologiche e logistiche, sia di studenti sia di docenti, di sostenere a lungo questo modo di fare scuola. Nel mirino mettono quelle che ritengono delle contraddizioni: “È sufficiente prendere i mezzi pubblici per accorgersi che di irresponsabili che non indossano la mascherina ce ne sono sia di 15, sia di 40, sia di 70 anni. Secondo la ministra delle infrastrutture e dei trasporti De Micheli gli studi sono concordi nell’evidenziare la scarsa rilevanza della capienza del trasporto pubblico nella diffusione del contagio, vista la breve permanenza a bordo, a patto che sia osservato l’obbligo della mascherina: vorremmo sapere allora secondo quale evidenza scientifica una delle motivazioni principali portate a supporto dell’ordinanza è proprio quella della pressione sul trasporto. Sarebbe utile, piuttosto, aumentare i controlli alle fermate che presentano problematiche più di frequente, basandosi sulle segnalazioni dei conducenti”. “Secondo quale giustizia dobbiamo essere noi a pagare per tutti?” è la domanda a cui attendono risposta.

QUI LA LETTERA

2020-10-26T14:12:52+01:00