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Scuola, ‘Studenti Presenti’: “Dpcm per riaprire il prima possibile”

Lanciata petizione, giovedì di nuovo lezioni sotto Regione Lombardia

MILANO – Chiedono al governo che “predisponga le scuole a una riapertura in sicurezza nel prossimo Dpcm, a prescindere dalla zona di rischio della regione” perché in base “ai dati in suo possesso” è “la cosa giusta da fare per una grande parte di popolazione, gli studenti, che ha pagato a caro prezzo questa pandemia, e che non merita di andare avanti così”. La richiesta arriva da ‘Studenti Presenti’, il gruppo milanese che lo scorso ottobre, dopo l’ordinanza di Regione Lombardia che imponeva il ritorno alla Dad totale per le scuole superiori, scrisse al presidente della Regione Fontana, al premier Giuseppe Conte e al ministro Lucia Azzolina affinchè tornassero sui loro passi e intervenissero per la riapertura.

Fermamente convinti che le scuole siano “un luogo sicuro”, dove è possibile fare “un tracciamento affidabile”, oltreché un diritto di cui non possono essere privati migliaia di studenti “solo perché siamo più grandi”, nel giro di un mese gli otto firmatari della lettera si sono organizzati nel collettivo ‘Studenti Presenti’ e hanno iniziato a manifestare ogni settimana (dopodomani, giovedì 18 novembre, è previsto il quarto appuntamento), facendo lezione sotto la sede della giunta regionale, in piazza Città di Lombardia a Milano. Nel frattempo hanno creato un sito, www.studentipresenti.it e, oggi, hanno lanciato una petizione al Governo.

“Siamo studenti delle superiori che dalle loro camerette chiedono di essere ascoltati, che hanno bisogno di tornare a scuola in presenza- si legge nel testo- Non chiediamo di tornare domani al 100% in presenza, ma chiediamo di non ritrovarci più nella situazione disorganizzata di settembre nel caso in cui i numeri di contagio permettano un rientro. Vogliamo che il prima possibile gli studenti tornino a scuola, in sicurezza, con direttive chiare e comuni a tutti gli istituti e che si inizi a impegnarsi verso questo obiettivo tempestivamente”.

Gli “Studenti presenti” poi incalzano Conte citando un’intervista del 13 novembre in cui il presidente del consiglio aveva detto: “Dobbiamo essere molto franchi: i nostri dati ci dicono che le scuole di per sé non sono focolai di contagio”. “E allora perché chiuderle?- domandano gli ‘Studenti Presenti’- Nella suddetta intervista Conte si fa vanto di aver tenuto aperte le classi fino alla prima media, ma non sa forse che esistono anche le scuole superiori? La sua affermazione è vera, le scuole non sono focolai. Lo dice Conte, ma lo dicono anche i dati ufficiali dell’Iss, che, nella settimana prima della chiusura, segnalavano una percentuale di focolai a scuola del 3,5%, percentuale tra l’altro in diminuzione”.

“I dati dietro a questa decisione non sono stati forniti- denunciano- né dal governo né dalle regioni che l’avevano presa addirittura in anticipo. Del resto, questa scelta pone l’Italia in contrapposizione con gli altri paesi d’Europa e del mondo. Mentre nella prima ondata le scuole erano (giustamente) state chiuse ovunque, poiché non erano pronte a gestire una pandemia, la situazione a settembre non era la stessa: i protocolli adottati durante l’estate per evitare che le classi diventassero focolai avevano funzionato, nonostante non fossero stati adottati da tutte le scuole”. 

I promotori della petizione provengono da diversi istituti superiori della città tra cui Volta, Carducci, Beccaria, Einstein, Manzoni, Severi, Cremona, Virgilio, Donatelli, Casiraghi, Vittorio Veneto, Majorana, Da Vinci, Bottoni, Boccioni, Allende, Caterina Da Siena, Vittorini, Brera. “I danni derivati dalla chiusura delle scuole- si legge infine nella petizione- sono stati dimostrati a più riprese: aumento dell’abbandono scolastico, disparità nell’apprendimento tra classi sociali, diminuzione o in alcuni casi azzeramento delle interazioni sociali dei ragazzi, e in generale una qualità dell’apprendimento inferiore a quella della scuola in presenza”.

2020-11-17T16:28:59+01:00