ROMA – Cinque anni. Tanto è passato dalla scomparsa di Giulio Regeni, che alle 19.41 del 25 gennaio 2016 ha lasciato la sua ultima traccia nel mondo, un sms. Cosa è accaduto nelle ore seguenti fino al ritrovamento del suo cadavere, il successivo 3 febbraio, rimane ancora un mistero.
Cosa certa sono le torture e le gravi mutilazioni che il corpo del giovane studente ha subito, così terrificanti da renderlo riconoscibile alla madre “solo per la punta del naso”. Ma perché tanta violenza? La vicenda di Giulio Regeni ha fatto il giro del mondo, anche per le pratiche crudeli inflitte sul corpo del ragazzo e ha messo sotto la lente d’ingrandimento la politica egiziana e l’operato dei suoi servizi di sicurezza. Diverse sono le persone scomparse in Egitto tanto che per il Parlamento Europeo, l’omicidio di Giulio Regeni non è un evento isolato, ma si colloca in un contesto di torture, morti in carcere e sparizioni forzate avvenute negli ultimi anni.
Omicidio Regeni, le indagini
Nonostante il lavoro della magistratura italiana e l’operato del nostro governo , la verità sull’uccisione del ricercatore friulano sembra ancora essere lontana. A causare ritardi nelle indagini è stato in primis l’Egitto, che ha fornito all’Italia informazioni spesso non complete e non corrispondenti al vero. A seguito del ritrovamento del corpo di Regeni infatti, il generale Khaled Shalabi liquidò la vicenda come ‘incidente stradale’, smentendo anche la notizia delle torture. In seguito, tra le varie versioni fornite dalla polizia egiziana sull’accaduto, si parlò anche di omicidio dovuto ad una presunta relazione omosessuale del giovane sino ad arrivare allo spaccio di stupefacenti. Le autorità egiziane hanno garantito inizialmente una “piena collaborazione”, ma tale disponibilità è presto stata smentita: gli investigatori italiani hanno potuto interrogare pochi testimoni per alcuni minuti, dopo che gli stessi erano già stati interrogati per ore dalla polizia egiziana; le riprese video della stazione della metropolitana dove Regeni è stato visto per l’ultima volta sono state cancellate; sono stati negati i tabulati telefonici del quartiere dove viveva Regeni e della zona in cui fu ritrovato il corpo.
Omicidio Regeni, perché Giulio era in Egitto
Nato a Trieste il 15 gennaio 1988, Regeni è cresciuto a Fiumicello (in provincia di Udine). Ha studiato allo Armand Hammer United World College of the American West (Nuovo Messico – Stati Uniti d’America) per poi trasferirsi nel Regno Unito a Leeds, a Cambridge, e infine a Vienna. Grazie alle sue ricerche sul Medio Oriente, vinse due volte il premio ‘Europa e giovani’ (2012 e 2013). Dopo aver lavorato al Cairo per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale stava conseguendo un dottorato di ricerca presso il Girton College dell’Università di Cambridge, e si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo. In alcuni articoli, scritti anche con lo pseudonimo di Antonio Drius, ha descritto la difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011.
Omicidio Regeni, a che punto siamo?
Il 10 dicembre 2020 la Procura della Repubblica di Roma ha chiuso le indagini preliminari. I quattro ufficiali della National Security Agency (il servizio segreto interno egiziano) generale Tariq Sabir, il colonnello Athar Kamel, il colonnello Usham Helmi, maggiore Magdi Sharif sono stati rinviati a giudizio. Tra i reati contestati ci sono il sequestro di persona pluriaggravato, il concorso in lesioni personali gravissime e l’omicidio, ma non il reato di tortura perché introdotto nel codice penale italiano solo nel 2017.
Sei giorni dopo, il 16 dicembre è stata approvata dal Parlamento europeo una risoluzione che esorta le autorità egiziane a fornire gli indirizzi di residenza degli agenti dei servizi segreti accusati dell’omicidio nei confronti dei quali le prove a disposizione dei magistrati italiani sarebbero “inequivocabili”, affinché possa essere celebrato un giusto processo.
Regeni, il messaggio del Presidente Sergio Mattarella
Tanti i personaggi della politica che oggi hanno voluto ricordare l’omicidio di Giulio Regeni, tra questi non poteva mancare anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “In questo giorno di memoria desidero anzitutto rinnovare sentimenti di vicinanza e solidarietà ai genitori di Giulio Regeni, che nel dolore più straziante sono stati capaci in questi anni di riversare ogni energia per ottenere la verità, per chiedere che vengano ricostruite le responsabilità e affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona”, ha detto Mattarella. “L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli”, prosegue il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Ci attendiamo- aggiunge- piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia. In questo doloroso anniversario rinnovo l’auspicio di un impegno comune e convergente per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione Europea”.