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Scuola, in zona rossa Dad per tutti

Restano in presenza solo ragazzi con disabilità

ROMA – Ieri nell’istituto comprensivo ‘Viale Legnano’ di Parabiago qualche alunno, in classe, c’era. Erano i figli dei lavoratori essenziali, medici e infermieri che avevano mandato i loro bambini a scuola anche se in ‘zona rossa’, sfruttando una possibilità prevista da una nota del ministero dell’Istruzione. Oggi, tutti a casa. Resta la possibilità di seguire in presenza solo per gli alunni disabilità e con bisogni educativi speciali, come precisa in una nota del 7 marzo il ministero dell’Istruzione.

“Avevamo accolto la nota del 4 marzo firmata da Marco Bruschi- spiega alla Dire Monica Fugaro, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo ‘Viale Legnano’ di Parabiago in provincia di Milano– Ci siamo messi a disposizione dei ragazzi con disabilità e abbiamo accolto la possibilità di accettare anche i figli del personale medico sanitario. La nostra scuola è vicina ad alcuni ospedali, quindi abbiamo questo tipo di utenza. Ma da questa mattina, sono tornati tutti a casa, fatto salvo per i bambini con disabilità”.

Il ministero dell’Istruzione, infatti, ha modificato la precedente circolare e precisato che la didattica in presenza, nelle zone dove le scuole sono chiuse, può essere garantita solo per gli alunni disabili o con bisogni educativi speciali. La possibilità di far frequentare in presenza i figli del personale sanitario era stata introdotta già a novembre, ma pochi ne avevano fatto ricorso perché, anche nelle ‘zone rosse’, il primo ciclo di istruzione era rimasto sempre aperto.

Con l’attuale decreto, invece, la chiusura coinvolge tutti i gradi di istruzione, aprendo la questione della gestione dei minori per i figli del personale medico-sanitario. Tuttavia, alcuni dirigenti si sono trovati davanti al difficile compito di decidere chi rientri e chi no nella categoria dei ‘lavoratori essenziali’.

“Alcuni dirigenti scolastici hanno interpretato la norma in maniera estensiva, includendo anche le figure di lavoratori che secondo i codici Ateco svolgono attività essenziali, come autisti di mezzi pubblici e personale impiegato nel settore alimentare- racconta ancora la dirigente dell’Ic ‘Viale Legnano’ ma così si arrivava a riempire quasi la metà delle classi, rendendo quindi inutili le misure prese per limitare il contagio”.

La nota del 4 marzo del ministero dell’Istruzione parlava infatti degli studenti “figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione”, ma non esiste un elenco che definisca quali siano le professioni essenziali.

“Anche tra i medici, secondo me andrebbe fatta una distinzione- commenta Domenico Squillace, dirigente del liceo ‘Volta’ di Milano– Da parte di molti c’è un’effettiva esigenza, ma bisogna capire quali siano le categorie che veramente andrebbero tutelate. Nel nostro caso, ad esempio, si tratta di liceali che potrebbero autogestirsi. Ma alcuni genitori utilizzano questa norma come azione polemica contro la chiusura delle scuole”.

“Capiamo lo sforzo che si sta facendo anche dall’alto- conclude Monica Fugaro noi cerchiamo solo di contestualizzare la norma in base all’utenza e al territorio. Sperando che le comunicazioni arrivino per tempo”.

2021-04-29T17:46:35+02:00