«Sono Marcus Rashford, un uomo di colore di 23 anni di Withington e Wythenshawe nel sud di Manchester. Se non ho altro ho questo. Un rigore è stato l’unico contributo alla squadra che mi è stato chiesto di dare. Posso segnare anche dormendo, quindi perché non questo? Non riesco a smettere di pensarci da quando ho colpito la palla e probabilmente non ci sono parole per descrivere come mi sento. Tutto quello che posso dire è che mi dispiace. Vorrei che fosse andata diversamente. Posso accettare tutte le critiche per la mia prestazione, il mio rigore non è stato ben tirato, sarebbe dovuto entrare. Ma non chiederò mai scusa per quello che sono e da dove vengo».
Nei fatti Marcus Rashford durante la pandemia ha raccolto circa 3 milioni di pasti per le persone in difficoltà, il suo libro è un libro ‘motivazionale’ per trovare autostima e determinazione sin da quando si è piccoli. Insomma tra le sorprese di questi europei c’è sicuramente l’aver scoperto il Marcus Rashford attivista.
Ma sono davvero necessarie le scuse per un gol mancato? Lo sport non dovrebbe insegnarci anche a saper perdere? Dal nostro canto Marcus ha vinto, dando una lezione di stile e intelligenza non solo all’Inghilterra ma al mondo del calcio, tutto.