
Il 2021 di Fedez continua a essere all’insegna delle polemiche. L’artista, in questi giorni, sta facendo parlare di sé per il videoclip ufficiale del suo ultimo singolo, ‘Morire morire’. E non si tratta di chiacchiere artistiche. Il 32enne – nella clip diretta da Daniele Bagolin – sarebbe colpevole di aver offeso i sindaci di tutta Italia trascinandone una loro rappresentazione poco consona sullo schermo. A farsi portatrice della nuova accusa è Katia Uberti, primo cittadino di Paese (comune in provincia di Treviso) eletta nel 2019 con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Per lei troppo forti le immagini del finto sindaco che – con fascia tricolore indosso – urina su Fedez steso a terra, colpito da ingiurie, articoli sensazionalistici e chi più ne ha più ne metta.
“Caro Fedez– scrive la Uberti su Facebook- noi sindaci rappresentiamo i cittadini delle nostre comunità a prescindere dalla parte politica con la quale siamo candidati, rappresentiamo le istituzioni di questo Paese che sono espressione di libertà e democrazia. Indossiamo la fascia tricolore con orgoglio, con rispetto e con responsabilità. E tu che fai? Offendi tutte quelle persone che si dedicano al servizio delle piccole o grandi comunità”. A stretto giro è arrivata la risposta di Fedez: “Sì, l’idea era quella”.
Una provocazione? Sicuramente. Una di una lunga serie di manifestazioni pubbliche volte a raccontare un’Italia che – su certe questioni – resta immobile. Ne sono dimostrazione le immagini del Senato che osteggia l’approvazione del Ddl Zan o lo stallo nella condizione dei lavoratori dello spettacolo, in crisi da inizio pandemia. Due argomenti di cui Fedez si è fatto portabandiera non risparmiandosi denunce su denunce.
Adesso, però, sembra di ritrovarci di fronte a una vera e propria caccia alle streghe. La Giovanna D’Arco del caso è proprio Fedez, sempre al centro dell’agenda politica di qualche deputato/senatore o del Codacons. E se ogni sua dichiarazione diventa materia di dibattito, così non la pensano i fan del rapper. Tutti orgogliosi di trovare nell’artista una voce. Quella voce che, ora più che mai, non va persa.