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Roberto Saviano: “Nessuno è diventato criminale dopo aver visto Gomorra”

Lo scrittore alla conferenza stampa della stagione finale

La presenza dello Stato è articolata dal punto di vista criminale, attraverso cui viene visto come interferenza. Lo Stato qui si racconta dal punto di vista del potere che è quello che noi raccontiamo in ‘Gomorra’. Nessuno è diventato criminale dopo aver visto questa serie, nessuno è diventato un trafficante e dopo aver visto ‘Breaking Bad’. Oppure nessuno è diventato prete dopo aver visto ‘Don Matteo’. A parte gli scherzi, molti ragazzi delle periferie del mondo si riconoscono in Tony Montana di ‘Scarface’, per esempio, perché vedono tutti i giorni nei loro quartieri quel tipo di figura e si specchiano in coloro che hanno già fatto quello scelta (nella realtà, ndr)”. Queste le parole di Roberto Saviano – in occasione della conferenza stampa dell’ultima stagione di ‘Gomorra’ al Teatro Brancaccio a Roma – in risposta alla polemica, che va avanti da anni, sull’emulazione criminale creata dalla serie. “A volte si dice ‘violenza come in Gomorra’, in verità noi abbiamo raccontato quel mondo perché lo abbiamo visto – ha proseguito – e il mondo si è accorto di quella dinamica perché l’ha vista rappresentata. Chi si ispira a una serialità per commettere un atto criminale è già in quel mondo lì. Io credo che affrontare come un boss diventi mitico è perché sono loro a costruire il mito di se stessi. Una serie come questa ti dà lo strumento per capire il male e per ‘smontarlo’. Facciamo un lavoro pedagogico raccontando queste dinamiche“.

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Anche Marco D’Amore, regista e interprete di Ciro Di Marzio, è intervenuto: Chi dice che questa serie fa male non ha mai fatto un giro a Scampia. Chi vive lì, quando guarda ‘Gomorra’, si fa quattro risate. Lì lo Stato non esiste. Basterebbe vivere un mese lì per evitare di fare certe domanda. Questa polemica ci ha un po’ stancato“.

Si abusa spesso della parola emulazione quando si parla di Gomorra – ha detto Salvatore Esposito, interprete di Gennaro Savastano – noi abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto otto anni fa. Ad essere emulata in Italia e all’estero è la nostra interpretazione, fotografia, sceneggiatura, registi, aspetti artistici. Questo per noi è motivo di orgoglio“.

La polemica si è estesa anche sull’assenza dello Stato in ‘Gomorra’. Sulla questione è intervenuto anche il produttore Riccardo Tozzi di Cattleya: “L’assenza dello Stato nella serie fa sentire l’assenza della scuola e del lavoro che c’è nella realtà. Si potrebbe risolvere tutto con la scuola e il lavoro. Ora a Napoli c’è un fantastico sindaco (Manfredi, ndr) e spero che farà cose belle“. Esposito, invece, ha ricordato tutte le volte che nelle stagioni è intervenuto lo Stato per arginare la criminalità, come l’arresto di Don Pietro Savastano o l’entrata di un magistrato nella quarta stagione. “Ci dicono sempre che qui c’è l’assenza della controparte, si tende a trovare del marcio anche quando non c’è“, ha sottolineato l’attore, che ha concluso una ‘frecciatina’ alle polemiche: “Dopo ‘Gomorra’, ci sono state tante curiose ‘coincidenze’, come le tante produzioni a Napoli, registi internazionali che hanno deciso di girare a Napoli, ragazzini che hanno deciso di fare gli attori. Tutte coincidenze, ovviamente, soprattutto quando dicevano che Gomorra dava una brutta immagine di Napoli. Siamo molto grati a queste ‘coincidenze’“.

2021-11-16T13:02:07+01:00