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RECENSIONE| Disillusione, redenzione e poesia nella classe prima E del Rossellini

'L'acqua, l'insegna la sete' di Valerio Jalongo al cinema da oggi e fino al 24 novembre con Desir

Sogni, rabbia, difficoltà sociali, incertezze verso il futuro, disillusione, rassegnazione, scritte sui muri e sui banchi e malinconia. Ma anche poesia, emozioni positive, crescita personale e la grande responsabilità della scuola nei confronti degli studenti e delle studentesse e quanto questa pesi su di loro. E poi c’è un professore in pensione ( e fortissimo) che un giorno ha deciso di raccontare un gruppo di alunn* dell’Istituto Roberto Rossellini di Roma, dopo aver ritrovato in un vecchio giornale di classe “L’acqua, l’insegna la sete”, una struggente poesia di Emily Dickinson che in pochi versi rivela come la vita ci insegni il valore delle cose. Gianclaudio Lopez ha conservato tutto della 1ª: compiti, temi, e il video diario girato insieme ai ragazzi quindici anni prima. Tanto lavoro e buona volontà, eppure molti ragazzi e molte ragazze di quella classe avevano abbandonato prima del tempo, non avevano mai preso un diploma. Un’amara sconfitta per la scuola e per chi ci si era dedicato con passione. Tutto questo è al centro dell’emozionante e imperdibile documentario L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe di Valerio Jalongo (Il senso della bellezza) che arriva oggi in sala e ci resterà fino al 24 novembre distribuito da Desir. 

Nel 2004 il prof. Lopez e i suoi studenti avevano aderito ad un progetto di formazione tecnica per l’audiovisivo: la creazione di un video-diario che, per tre anni, ha consentito agli alunni di raccontarsi attraverso l’uso di una piccola telecamera. Jalongo e alcuni dei docenti hanno accompagnato il progetto effettuando riprese aggiuntive, con il supporto di una piccola troupe di ragazzi della classe. Quindici anni dopo Jalongo è tornato a trovare Lopez e alcuni suoi ex student*, insieme al direttore della fotografia Massimo Franchi che era professore di ripresa durante gli anni del video-diario, e da una troupe di studenti attuali o diplomati al Rossellini. Sull’onda di quella poesia e dei suoi ricordi, Lopez sente il bisogno di sapere cosa è rimasto di quegli anni passati insieme, e parte così alla ricerca dei suoi alunni, che oggi sono ormai dei ‘vecchi’ trentenni. Porta loro in dono i temi che ha conservato. Rileggendoli insieme, riaffiorano confessioni, storie, momenti di scuola. Nel corso degli anni non tutto è andato per il verso giusto: ci sono stati momenti drammatici, sconfitte, delusioni. Il prof scopre che nessuno dei ragazzi fa il mestiere per cui la scuola lo aveva preparato. Ma scopre che ognuno di loro è cresciuto in una direzione diversa e imprevedibile, trovando in se stesso le risorse per reinventarsi. Alessio, ai tempi della scuola, sognava di diventare un calciatore. Oggi lavora come magazziniere ed ha un talento per il poker. Corinna gestisce una pensione per cani perché non sopporta “la cattiveria degli essere umani“. Yari fa il cuoco in una tavola calda e si prende cura di sua figlia, che rappresenta redenzione e rinascita per lui. Jessica assiste agli anziani in una casa di cura. Gianluca pota gli alberi di Roma. Lorenzo affitta maschere, costumi e macchine per il pop-corn e si trasforma nel Mago Pippo per feste e centri estivi. E poi si ricorda anche chi non l’ha fatta, come una ragazza, raccontata dalla madre che accompagna Lopez davanti alla sua tomba.

Il regista li racconta senza filtri, senza giudizi e senza moralismi alternando le riprese di oggi a quelle degli anni 2004-2007 a quelle del presente, leggendo i temi attraverso cui si confessavano le paure e le fragilità più intime più profonde tra bocciature, genitori assenti e disillusione. Se il sistema Paese non rischia sulle nuove generazioni e non dà le giuste opportunità queste, come vediamo nel docu-film, decidono di relazionarsi con bambini, animali, anziani e alberi. Dimensioni che, come loro, fanno parte dei margini della società in cui ‘esplode’ una disarmante empatia che dovrebbe rappresentare un esempio per tutt*, a prescindere dalla preparazione scolastica o da quanti ‘pezzi di carta’ si hanno sul curriculum.

La cosa più toccante per il prof. Lopez e per me quando siamo tornati da quei ragazzi oggi trentenni, è stato scoprire che nessuno dava la colpa alla scuola del proprio fallimento scolastico. Nessuno sembrava arrabbiato o deluso, fosse anche solo per il fatto che su una classe di 29 ragazzi solo uno lavora (da precario) nel mestiere che ha studiato a scuola. In questo film si racconta di promesse e tradimenti. Ma solo ora, quindici anni dopo, forse potrei suggerire a quei ragazzi una risposta alla domanda che noi prof gli facevamo allora: a cosa serve impegnarsi, approfondire, conoscere se non riesce a cambiare le cose?“, si legge sulle note di regia.

Questo docu-film non è accompagnato da pietismi, non è un ritratto snob che si serve di uno spaccato della realtà (spesso difficile) per impietosire il pubblico. Non c’è giudizio e non c’è invasione da parte della macchina da presa. Le lacrime ci sono ma le emozioni vengono fuori e ti arrivano allo stomaco anche se l’obiettivo le cattura con apprezzabili dignità, pudore e rispetto. Questa è una storia di classe, come ce ne sono tante, che mostra il coraggio di professori come Lopez (tutti dovrebbero avere la fortuna di incontrare insegnanti come lui) che portano avanti quella scuola che sente la necessità di formare, di infondere il sapere e di infondere la capacità di appassionarsi a qualcosa e di essere curiosi. Ma emergono anche rabbia, denuncia sociale e difficoltà di trovare un posto nel mondo tra risate, graffiti sui muri, scherzi ai professori, ‘Solo3min’ dei negramaro,  vicende difficili e destini che hanno optato per il piano B e che sanno al tempo stesso di un’amara e tenera poesia. 

 

Il film è stato presentato in concorso al 50esimo Festival Visions du Réel, al 42esimo Cinemed di Montpellier, al 18esimo Berlin Festival Zeichen der Nacht, al 18esimo Guangzhou Documentary Film Festival, ha ottenuto la nomination come miglior film al 56esimo Solothurner Filmtage, ed è stato premiato come Miglior film Giuria giovani a Visioni dal Mondo, Miglior Film e Miglior Sceneggiatura alla 22esima edizione di Inventa un Film. Scritto da Linda Ferri e Valerio Jalongo in collaborazione con Gianclaudio Lopez, è una coproduzione svizzera-italiana AURA Film, RSI Radiotelevisione svizzera, AMEUROPA International con RAI Cinema.

2021-11-22T17:06:54+01:00