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RECENSIONE| The Batman, Robert Pattinson come non lo avete mai visto

Alla regia Matt Reeves con protagonisti anche Zoë Kravitz, Paul Dano, Jeffrey Wright, Andy Serkis, Colin Farrell e John Turturro

È arrivato. Per Robert Pattinson è arrivato il ruolo dei ruoli. Dark, cupo, solitario, tormentato, trasandato, disagiato, outsider, rabbioso, fragile, spaventoso, traumatizzato dalla vita, silenzioso, impenetrabile, poco ‘super’ e molto uomo, poco Bruce Wayne e molto Batman: Matt Reeves porta sul grande schermo un Batman diverso da quelli che abbiamo visto nella precedente serie cinematografica, forse questo è tra i migliori (se non il migliore) Uomo Pipistrello della storia. Perché? Per questo suo realismo angosciante, penetrante e potente che si sente vibrare in ogni frame del perfetto e moderno (seppur fedele alla tradizione di Gotham City) capolavoro di Reeves e in ogni gesto, espressione e battuta di Pattinson. Un capolavoro che ci fa guardare allo specchio. E, mentre scaviamo (e di tempo ne abbiamo durante la visione, dura circa 3 ore), ci accorgiamo di quanto le nostre cicatrici possano distruggerci (e far prevelare il nostro ‘dark side’) o possano darci il potere per resistere, per andare avanti. Un capolavoro che ha reso Batman molto più simile alla natura di Joker, sulle note di alcuni celebri brani dei Nirvana, come Something in the Way. E non è un caso se il regista abbia preso ispirazione da Kurt Cobain, frontman del gruppo, per il personaggio DC.

pattinson

Con The Batman (dal 3 marzo al cinema con Warner Bros. Pictures) torniamo a Gotham. Uno scenario che ci risparmia la storia della morte dei genitori di Bruce Wayne (che abbiamo già visto e rivisto) per concentrarsi sui primi anni di Bruce Wayne come incarnazione della vendetta, volto a riordinare una città in cui la corruzione è la linfa vitale, la vendetta trasforma le persone nel male, le promesse sono bugie, tutti (soprattutto la classe politica) hanno paura di prendersi le proprie responsabilità, le persone provano a farsi giustizia da sole perché non hanno niente a cui aggrapparsi, niente e nessuno in cui credere, le persone hanno bisogno di speranza e di ricostruire la fiducia negli altri, nelle istituzioni e nella città. Qui Bruce non è ancora diventato il supereroe che tutti conosciamo, anche se ci mostra un bellissimo costume. E non è nemmeno l’orfano miliardario capriccioso e con la ‘puzza sotto il naso’. Davanti la macchina da prese di Reeves Bruce si fa amare per la sua profondissima umanità (anche se a volte questa può essere spaventosa) e perché si prende cura della sua città (anche se i mezzi sono poco ortodossi, ma quello che conta è il senso profondo delle azioni. Il resto è intrattenimento e finzione).

Al suo fianco c’è il fidatissimo Alfred Pennyworth (Andy Serkis). Qui Reeves ci mostra un rapporto diverso da quello che abbiamo sempre visto tra i due: è come se fossero padre e figlio, qui si punta sul fatto che Alfred è l’unico elemento che lo collega alla sua famiglia. Attraverso questo personaggio vediamo come i sentimenti più puri e buoni di Wayne vengono fuori. È come se Bruce fosse un giorno di pioggia e Alfred il suo sole che spazza via ogni temporale dal suo volto.

Emozioni che vengono fuori anche attraverso il rapporto con Selina Kyle/alias Catwoman, interpretata da Zoë Kravitz e nei precedenti film da Michelle Pfeiffer, Halle Berry e Anne Hathaway. Che sia una scena d’azione o romantica tra Batman e Catwoman e tra Pattinson e Kravitz c’è una chimica così forte che in quel gioco di seduzione tra i due ci sei pure tu che stai guardando il film. Oltre a questo, però, i due sono accumunati dalla sete di vendetta che li ha resi dei ‘cani randagi’ in cerca di amore per risolvere questioni irrisolte che risalgono all’infanzia. E “Cat” ha ben più di un’enigma da risolvere. 

A proposito di enigmi…

Il villain di questa storia è Edward Nashton/alias l’Enigmista, interpretato da uno straordinario Paul Dano. Il miglior cattivo, insieme al Joker di Heath Ledger, della storia di Batman. La sua performance è così realistica tanto da percepire i brividi sulla pelle (e non quelli che cantano Mahmood e Blanco) anche in uno sguardo. E, soprattutto, ogni volta che l’Enigmista e Batman si affrontano verbalmente o attraverso un biglietto con l’inquietante scritta “Per Batman“. Geniale e squilibrato, inquietante e brutale, il killer in questione – stufo della false promesse di rinnovamento della città da parte delle istituzioni – prende di mira l’élite di Gotham con una serie di malvagi e mortali stratagemmi per punire le anime corrotte della città come Carmine Falcone, interpretato da John Torturro: un uomo così potente da tenere in ginocchio l’intera Gotham.

L’Enigmista costringe Batman ad arrivare nei peggiori bassifondi della città non solo per smascherare la vera identità del villain – che lo ‘corteggia’ con bigliettini cringe – ma anche per catturare il colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione che da tempo affliggono la città. A dare il suo ‘generoso’ contributo alla criminalità ci pensa anche Oswald Cobblepot /alias il Pinguino interpretato da Colin Farrell: in una sola parola ‘irriconoscibile’. Ma anche carismatico, goffo, divertente. Nella lotta contro il male, Wayne-Batman non è da solo. Insieme a lui, oltre a Catwoman, c’è il tenente James Gordon (Jeffrey Wright). Il personaggio di Gordon è il ritratto della giustizia. È quel briciolo di speranza a cui possiamo aggrapparci all’insegna di un futuro con più Batman e meno ‘pinguini’ o ‘falconi’.

Scene spettacolari e mozzafiato e un cast azzeccatissimo a partire da Pattinson. Un posto per lui agli Oscar 2023 è d’obbligo. Ma anche per Reeves. Siamo davanti a un capolavoro costruito artigianalmente, pezzetto dopo pezzetto e poi assemblato da una regia impeccabile che ci trascina nell’oscurità della città e dei personaggi. E a noi non resta che immergerci nelle ferite degli esseri umani, porci delle domande e lasciare che le nostre cicatrici siano la benzina che ci conduca lontano dall’autodistruzione.

Senza dimenticare, la sceneggiatura brillante, la fotografia di Greig Fraser e la colonna sonora di Michael Giacchino riescono a restituirci l’essenza del film, l’oscurità della storia e delle persone, la sensazione di dolore che accompagna i respiri affannosi di Bruce, la precarietà, la mancanza di fiducia, l’insoddisfazione, la ricerca della speranza, la ribellione e la crisi che fanno parte delle grandi città.

La Gotham City di Reeves è un luogo in cui non vediamo l’ora di ritornare. Aspettatevi un sequel e, soprattutto, una scena dopo i titoli di coda.

IL TRAILER 

IL POSTER

2022-03-02T15:25:11+01:00