C’è grande apprensione tra i fan di un’amata serie tv andata in onda su Netflix. Una delle protagoniste della serie ha rivelato di avere un raro tumore maligno. La diagnosi definitiva è arrivata dopo un’odissea durata quattro anni, durante i quali l’attrice ha consultato almeno dieci medici. Le diagnosi per i suoi sintomi (dolori e diarrea cronica) sono state diverse.
Lupus, menopausa, intestino irritabile. Diagnosi molteplici prima della diagnosi definitiva: un raro tumore maligno. Ma non è mancato chi ha avanzato anche ipotesi di natura psichiatrica. Tutto tempo prezioso andato perduto. Il tempismo, in casi come questi, è di fondamentale importanza.

E ora potrebbe essere troppo tardi. Se la malattia fosse stata diagnosticata prima, ha rivelato l’attrice, un’operazione avrebbe potuto risolvere tutto.
Diagnosticato un raro tumore maligno, fan in apprensione per la protagonista della famosa serie Netflix
Olivia Williams è stata la Camilla Parker Bowles di The Crown, la famosa serie di Netflix sulla vita di Elisabetta II. Ha recitato anche ne Il sesto senso e Dune: Prophecy. Intervistata da The Times, l’attrice ha rivelato di aver consultato 10 medici in 4 anni prima che le fosse diagnosticata la sua malattia: un raro tumore maligno al pancreas.
«Se qualcuno mi avesse diagnosticato la malattia giusta nei quattro anni in cui dicevo di essere malata… – ha detto Olivia Williams – Invece dicevano che era la menopausa o che ero pazza. Ho usato quest’ultima parola a ragion veduta perché un medico mi ha indirizzata a una valutazione psichiatrica. Un’operazione avrebbe potuto risolvere tutto e potrei definirmi libera dal cancro, cosa che ora non sarà mai».

L’attrice ha tentato diverse procedure per la rimozione del tumore. Ma essendo stato scoperto così tardi il cancro, il tumore maligno si è esteso al fegato e le metastasi non cessano di ripresentarsi. Nuove metastasi, ha spiegato la protagonista di The Crown, sono state trovate prima di Natale e durante le vacanze estive. E per tre anni di fila, ha aggiunto, «hanno iniziato ad apparire troppo vicine ai vasi sanguigni principali per poter essere trattate con un laser».
C’è stato perciò «un periodo in cui eravamo lì seduti a guardarle crescere, il che è una sensazione orribile». Non è servito nemmeno sottoporsi per quattro volte al Lutathera, una radioterapia interna mirata, presso il King’s College. Si tratta di una terapia che avrebbe dovuto garantirle «forse un anno, forse due o tre anni, di libertà dalle cure». «Nel migliore dei casi aiuta a far scomparire le metastasi, ma non è successo», ha concluso l’attrice.