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Fake news: impariamo a sperimentare la verità

A Roma la tre giorni allo spazio Scholé

ROMA – Come riconoscere ed evitare di diffondere le moltissime fake news scientifiche che circolano su internet? È la domanda a cui il progetto “SnewS – fake news scientifiche” cerca di dare una risposta efficace.

Con l’eloquente sottotitolo “impariamo a sperimentare la verità”, si è aperta ieri l’iniziativa di tre giorni (7-8-9 maggio, dalle 16:00 alle 19:30) promossa da Bluecheese Project presso il nuovo spazio-incontro Scholé di Villa Lazzaroni.

L’evento, aperto a tutti, ha coinvolto anche alcuni studenti delle scuole medie e superiori del VII Municipio. Il programma integra sapientemente dei momenti pratici di sperimentazione scientifica con degli incontri e delle tavole rotonde sulle tecniche di comunicazione e diffusione delle notizie, che permettono di orientarsi con più consapevolezza nel flusso incontrollato d’informazioni cui siamo esposti.

La giornata di ieri è iniziata con un laboratorio scientifico curato da un gruppo di ricercatori in biologia del CNR e dell’IIT (Istituto italiano di Tecnologia) che, dopo aver spiegato le basi del metodo scientifico, hanno coinvolto i presenti in un esperimento pratico per estrarre il DNA dalla polpa del kiwi, frutto in cui è presente in alte concentrazioni. A seguire, la performance musicale del “Circo Patafisico” ha dimostrato come si possa stravolgere il normale utilizzo delle strumentazioni di un laboratorio di fisica per creare un’armonia coinvolgente e melodica.

La seconda parte dell’appuntamento si è aperta con l’esilarante “Tg SnewS” a cura di Tanya Santolamazza, in cui sono state presentate alcune delle bufale scientifiche più clamorose della storia passata e recente. Infine, la tavola rotonda con Andrea Capocci, ex ricercatore e giornalista scientifico, ha sviluppato una riflessione interessante ed approfondita sul legame fra scienza e comunicazione, concentrandosi in particolare sulla circolazione delle fake news a carattere scientifico. Fra queste, le più semplici da smascherare sono le bufale vere e proprie o le truffe (come ad esempio il “caso Stamina”), perché circolano al di fuori delle riviste ufficiali. Il discorso si fa più complesso per quanto riguarda le esagerazioni (“Alzheimer, sempre più vicini alla cura della malattia”), quando cioè i giornalisti tendono a gonfiare la portata di una scoperta per aumentarne la notiziabilità, o nei casi degli esperimenti non riproducibili, quindi difficilmente verificabili.

Come smascherare efficacemente questa tipologia di fake news? Il consiglio è quello di imparare a cercare attivamente le notizie, servendosi di piattaforme specifiche come Google Scholar o retractionwatch.com (archivio delle scoperte ritirate dalle riviste scientifiche), cercare per quanto possibile le fonti originali (spesso in lingua inglese), ma soprattutto “condividere gli articoli sui social solo dopo averli letti per intero, perché è stato dimostrato che se operassimo tutti questo semplice filtro, circolerebbe soltanto il 10% delle bufale che oggi invadono la rete”.

2018-10-03T11:25:09+02:00