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HIV e AIDS: il punto della situazione in Italia

ROMA – Il primo dicembre è la giornata scelta per la prevenzione dall’HIV e dall’AIDS. In questo giorno in Gran Bretagna nel 1981 viene diagnosticato il primo caso di AIDS, per questo ogni anno in questa data si celebra la giornata mondiale contro questa malattia. In Italia invece, la prima diagnosi fu nel 1982. In […]

ROMA – Il primo dicembre è la giornata scelta per la prevenzione dall’HIV e dall’AIDS. In questo giorno in Gran Bretagna nel 1981 viene diagnosticato il primo caso di AIDS, per questo ogni anno in questa data si celebra la giornata mondiale contro questa malattia.

In Italia invece, la prima diagnosi fu nel 1982. In questi anni sono stati fatti molti passi in avanti, la terapia antiretrovirale permette alle persone sieropositive di vivere molto a lungo, ma anche se i contagi sono diminuiti e i mix di farmaci prolungano la vita dei malati, l’Hiv continua a colpire.

In Italia da quasi trent’anni i dati relativi alle nuove diagnosi di HIV e i casi di AIDS sono aggiornati e monitorati dal Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità. In base a questi dati è possibile conoscere come è cambiato l’andamento dell’infezione da HIV dagli anni 80 al 2013 (ultimi dati disponibili); perché è importante ricordare che anche se non se ne parla quasi, più il rischio di infezione da HIV è tuttora presente ed è una realtà con cui le persone sessualmente attive devono fare i conti.

Nel 2015 sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi da infezione da HIV, 10% in meno rispetto alle 3.850 del 2014. L’Italia è tredicesima in Europa in termini di incidenza delle nuove diagnosi. Aumenta l’età media delle nuove diagnosi di HIV, che è passata dai 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine nel 1985 a rispettivamente 39 anni e 36 anni.

È cambiata la modalità prevalente di contagio, dalla metà degli anni 80 a oggi risulta notevolmente diminuito il contagio per via iniettiva (consumatori di sostanze), mentre sono aumentati i casi attribuibili a trasmissione sessuale; sia a trasmissione eterosessuale che a trasmissione MSM (maschi che fanno sesso con maschi). Inoltre, risulta che più della metà delle nuove diagnosi di HIV avviene in fase avanzata del contagio, ciò vuol dire che ci sono persone sieropositive che non sanno di esserlo; anche per l’AIDS molti soggetti arrivano allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività.

Da quanto emerso possiamo dire che il virus dell’HIV non è sparito, la modalità di contagio è prevalentemente per via sessuale e inoltre vi sono persone sieropositive che non sanno di esserlo ciò vuol dire che si è esposti ad un potenziale rischio ogni volta che si fa sesso con un partner nuovo. L’infezione viene trasmessa soprattutto da coloro che non sanno di avere l’HIV e che dunque non adottano alcuna precauzione, non percependo, infatti, di aver corso un rischio, non effettuano il test per l’HIV.

I pensieri quali “a me non può succedere” o “è una cosa che succede solo a certa gente” sono irrealistici e non permettono di adottare i giusti comportamenti preventivi. L’unico modo per affrontare questo rischio è rendersi conto che esiste e perciò imparare a prevenirlo; la modalità di prevenzione primaria ad oggi resta l’uso del preservativo.

Inoltre è estremamente importante sottoporsi al test per l’HIV se ci si è esposti a un rischio e quando si ha un nuovo partner non bisogna vergognarsi di chiedergli di effettuare il test; questa è una forma di rispetto per se stessi e l’altro, e questi accorgimenti permettono di viversi la sessualità in modo più sereno e cosciente.

2018-04-16T12:46:44+02:00