hamburger menu

La legalità è un viaggio: a Palermo per i 25 anni della strage di Capaci

Diregiovani racconta l'ultima edizione de 'La Nave della legalità'

ROMA – ‘Palermo chiama Italia’ e le scuole rispondono. Anche quest’anno la Nave della Legalità con migliaia di studenti a bordo è partita alla volta di Palermo per ricordare il 25esimo anniversario della strage di Capaci e via D’Amelio, dove persero la vita i giudici, Falcone e Borsellino, la moglie del primo, Francesca Morvillo e gli agenti delle loro scorte, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Claudio Traina.

Una giornata di commozione e riflessione, nata per ricordare gli eroi di ieri e formare gli uomini di domani.

Anche Diregiovani ha seguito gli studenti e le studentesse in questo viaggio ‘della legalità’. Ecco il nostro racconto:

22 maggio: la partenza da Civitavecchia

Con due gigantografie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino srotolate ai lati, il pomeriggio del 22 maggio la Nave della legalità è partita da Civitavecchia alla volta di Palermo con a bordo gli studenti provenienti da tutte le scuole d’Italia. Durante la navigazione, i ragazzi hanno avuto modo di confrontarsi sui temi della legalità e della lotta al crimine organizzato, con alcuni passeggeri d’eccezione tra cui, il presidente del Senato, Pietro Grasso, il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli e il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Tanti gli striscioni ad accogliere le istituzioni prima del loro intervento sul Palco montato per l’occasione sul molo ai piedi della Nave: ‘La mafia ci oscura noi non abbiamo paura’, ‘Tu puoi dire no’, ‘Insieme per Falcone e Borsellino’, ‘La mafia teme più la scuola della Giustizia’, solo per citarne alcuni.

L’intervento del ministro Fedeli e del presidente del Senato Pietro Grasso

“I ragazzi torneranno a casa con ancora più convinzione che la legalità e’ una scelta di vita quotidiana – ha detto il ministro Fedeli – non bisogna essere eroi ma contrastare ogni giorno l’illegalità. Dopo 25 anni siamo qui a dire no a ogni tipo di mafia e illegalità. Saremo a Palermo non solo per ricordare quello che e’ avvenuto ma per ricordare i passi avanti che si sono fatti, perche’ la mafia si può e si deve sconfiggere. Ciascuno nella propria responsabilità può contribuire a sconfiggere la illegalità”.

“Abbiamo avuto tanti successi ma non basta dobbiamo continuare, la realtà ci fa tornare a riflettere. Il fenomeno non è finito. Siamo convinti che avrà una fine ma ancora dobbiamo combattere tutti insieme” ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso. “Falcone e Borsellino – ha aggiunto – sono degli esempi, uomini grandi, non voglio definire eroi, ma cittadini modello, fuoriclasse che tutti dobbiamo cercare di imitare, avere il loro senso del dovere e capacita’ di impegnarsi. Si sono impegnati per liberare i cittadini da questa forza che opprimeva tutti: la mafia. Fate quello che non sono riusciti a fare, cambiare e far sì che Italia risponda a questo appello”. “Ogni anno- ha concluso il presidente del Senato – ho sempre una maggiore emozione quando facciamo questo viaggio, Palermo vi accoglierà a braccia aperte, insieme uniremo l’Italia quando arriveremo al porto, ricorderemo tutti insieme. Deve essere un momento di gioia e allegria”.

23 maggio: l’arrivo a Palermo

“La mafia al nord è realtà, basta omertà. E’ lo striscione esposto sul ponte della Nave della Legalità sbarcata ieri mattina a Palermo per la commemorazione del 25esimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, ‘Palermo chiama Italia’. Una folla festante ha accolto le gigantografie dei giudici, Giovanni Falcone a Paolo Borsellino srotolate sulla poppa della nave.

Su un palco, allestito sul molo del porto del capoluogo siciliano, il presidente del Senato Pietro Grasso, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, Maria Falcone, sorella di Giovanni, e Giuseppe Costanza, autista di Falcone e sopravvissuto all’attentato di Capaci, hanno cantato l’inno di Mameli e salutato i migliaia di ragazzi. Prima di avviarsi nell’aula bunker del carcere Ucciardone il ministro Fedeli ha chiesto un minuto di silenzio per le 22 persone che hanno perso la vita nell’attentato di Manchester al concerto di Ariana Grande.

Il racconto dentro e fuori l’aula ‘bunker’

Aula bunker, l’intervento di Sergio Mattarella – E’ stato accolto da un lungo applauso e dall’inno di Mameli cantato da un gruppo di bambini della scuola primaria. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato in aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Uno sventolio di bandierine tricolori da parte dei bambini ha salutato l’arrivo del capo dello Stato che ha preso posto in prima fila, accanto al presidente del Senato Pietro Grasso. “Sono passati venticinque anni dalla strage di Capaci e, tra poche settimane, ricorreranno da quella di via D’Amelio. Venticinque anni sono tanti. Un’intera generazione di giovani e di ragazzi italiani è nata e cresciuta dopo quei crimini efferati. Il nostro Paese, il mondo, le condizioni di vita sono profondamente cambiati da quel 1992. Eppure il ricordo di quei giorni lontani di Palermo, così drammatici, così cupi e così segnati da tanta violenza e tanto dolore, permane pienamente vivido, in Italia e nel mondo”. Ha detto il presidente della Repubblica. “Con l’assassinio di Falcone e quello di Borsellino -già allora considerati da tanti simbolo e riferimento nella lotta a Cosa nostra- sembrava che, insieme al dolore, prevalesse lo scoramento. Che il sacrificio di tante persone, cadute nella lunga lotta alla mafia, si rivelasse inutile. Che la mafia, piegata e sconfitta nel maxi processo, si fosse rialzata, prendendosi la rivincita e, con essa, il suo perverso potere. Ma la paura e la sfiducia- ha aggiunto Mattarella- non hanno avuto la prevalenza. La societa’ civile, a partire da quella siciliana, ha acquisito, da quei giorni, una consapevolezza e una capacita’ di reazione crescenti e destinate a consolidarsi nel tempo”.

Aula bunker, l’intervento di Rosi Bindi – “La mafia e il terrorismo sono due fenomeni diversi, perché il terrorismo combatte lo Stato, non cerca consenso, la mafia è più pericolosa perché non combatte lo Stato, se ne serve quando trova complicità e ha consenso”. Lo ha detto dall’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosi Bindi che ha aggiunto: “Un partito politico non può presentare determinate persone né accettare il voto di scambio, perché questo peserà per cinque anni su tutta la popolazione ed è esattamente quello che la mafia vuole”.

Fuori l’aula bunker – Mentre nell’aula bunker le più alte cariche dello Stato ricordavano Falcone e Borsellino, i 70mila studenti di tutta Italia hanno animato il Villaggio della Legalità, fuori dall’aula bunker e piazza Magione, la Piazza della Legalità. La storica piazza nel quartiere Kalsa, dove sono cresciuti sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino, anche quest’anno ha ospitato le celebrazioni per il XXV anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio con oltre 7mila studenti e studentesse, le associazioni impegnate nel campo della legalità e del sociale e le forze dell’ordine hanno svolto attività educative e laboratoriali. Sul palco si sono alternate performance musicali di giovani artisti tra cui Andrea Maestrelli, Francesco Guasti e Davide Merlini. Poi sono intervenuti Luca Abete, il magistrato Mario Conte e gli youtubers Giampytek&Murry.

Il corteo della legalità: dall’aula bunker all’albero di Falcone

Palloncini tricolori, lenzuola bianche da finestre e balconi, striscioni e musica a tutto volume. E’ partita così la marcia che dall’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo ha raggiunto l’albero della Legalità, piantato 25 anni fa sotto la casa dove abitava il giudice Giovanni Falcone.

Ad attendere i migliaia di ragazzi partiti dalla sede del maxi processo, altri studenti provenienti da un altro corteo, quello partito da via D’Amelio, luogo dove perse la vita Paolo Borsellino insieme agli uomini della sua scorta.

E’ l’evento finale di ‘Palermo chiama Italia’. ‘Nel 1992 noi non c’eravamo, ora ci siamo e ci saremo’, così recitava uno dei tanti striscioni alla guida del corteo. Ai lati, coccinelle o boy scout di tutte le età hanno accompagnato le note di quello che ormai è diventato un vero e proprio inno alla legalità: la canzone ‘Pensa’ di Fabrizio Moro. Alla testa, il cordone umano con al centro Maria Falcone, sorella di Giovanni e simbolo della manifestazione che anno dopo anno cresce in numero e partecipazione. Una volta a destinazione, i migliaia di ragazzi in festa hanno assistito a un mini concerto con un duo d’eccezione, il cantautore Ermal Meta e il frontman dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi.

 

 

2017-05-24T14:29:52+02:00