L’articolo di Giulia Corgiolu del liceo Scientifico Antonio Labriola, per il contest ‘Percorsi di legalità’.
Morto il magistrato antimafia Giovanni Falcone
Ieri, 23 Maggio, alle ore 17:56, l’auto con a bordo Giovanni Falcone e la moglie insieme alle due macchine della scorta stava percorrendo il tratto di strada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Nello svincolo di Capaci il clan del Boss Totò Riina aveva messo sottoterra un quintale di tritolo e al passaggio delle tre macchine è stato fatto esplodere uccidendo Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Antonio Montinari e Rocco Dicillo. Si sono salvati gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
Il clan voleva rivendicare a Falcone la lotta contro la mafia (Cosa Nostra) che portava avanti da tanti anni con il suo amico e collega Paolo Borsellino.
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. È stato questo a spingere i due giudici a lottare per la legalità.
Il concetto di legalità può essere visto sotto due aspetti: il primo è quello di agire secondo la legge, il secondo di
agire nel rispetto del principio della legalità, in cui nessuno può essere punito per un fatto che non è espresso dalla legge come reato.
Oggi tutta la Sicilia, ma non solo, è in lutto per il magistrato Falcone che ha fatto di tutto per portare avanti questo concetto, fino alla morte.
Ma nessuno deve abbattersi perché come era solito dire lui: “Gli uomini passano, le idee restano. E continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”, e tutti si dovrebbero impegnare a portare avanti le sue idee per sconfiggere la mafia.