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3030: rivolta silenziosa

Riccardo Statzu Scuola Secondaria di 1° grado “Puccini” di Firenze

 

Paolo correva lungo il canale della fognatura che attraversa tutta la città, forse era già nei pressi di quella che era nei bei tempi andati via Tornabuoni, questo era il suo pensiero mentre sentiva i passi dei suoi inseguitori avvicinarsi. Stanco si fermò un attimo appoggiandosi al muro.
“Sono finito, mi prenderanno!” disse tra sé e sé, ma proprio in quel momento si aprì nel muro che aveva davanti una porta con un passaggio segreto: era proprio ciò di cui aveva bisogno. Dopo averla attraversata, la porta si richiuse alle sue spalle.
“Dove mi trovo? Cos’è questo posto?” si chiese. La stanza ricordava un interno di qualche secolo fa rispetto al 3030, l’anno corrente, ed era punteggiata da armature e scudi.
Paolo era incantato dall’ambiente in cui era finito, ma subito ripensò al rischio che aveva corso fino a un minuto fa, così tese l’orecchio: i suoi inseguitori si erano fermati proprio dietro il muro con la porta segreta. Trattenne il respiro.
“Maledetti! E se mi scoprono?” pensò rimanendo immobile senza respirare.
Dall’altra parte i Cybercani guaivano e grattavano il muro ma per fortuna il meccanismo per aprire era in alto, così Paolo poté tirare un sospiro e i suoi inseguitori ripresero la ricerca.
Solo allora si lasciò cadere seduto, i suoi occhi si erano abituati alla penombra, così distingueva meglio tutto ciò che lo circondava: “Pazzesco! Una scoperta fantastica! Non credo ai miei occhi!” disse dentro di sé, ma tutto ciò che vedeva non poteva essergli utile, gli serviva una navetta per fuggire, possibilmente armata di laser e di onde distruttrici.
I cyberuomini lo cercavano e sapeva bene perché: era un esperto di cyber conversione, il migliore sulla piazza, ma Paolo era davvero stanco di trasformare i suoi simili in mezzi robot. Nel 3030 sulla Toscana, precisamente nel Chianti cadde una navicella spaziale che distrusse ettari ed ettari di vigneti pregiati, dalla navetta uscirono degli strani esseri, i cyber uomini, che con le loro armi sottomisero tutta la regione, ma questo non succedeva solo in Toscana ma in tutto il mondo. Fu un vero assalto: vennero tutti colonizzati da questi esseri che poi trasformarono tutti gli uomini come loro.
Paolo era un ingegnere ricercatore che lavorava alla base spaziale e aveva una grande capacità. Nella base stava facendo un esperimento su una nuova arma da usare contro gli invasori alieni, ma della cosa non erano al corrente nemmeno i cyberuomini, che lo misero al trasformatore. Così Paolo contribuì a far funzionare il dispositivo che avrebbe trasformato uomini, donne e bambini trasformati in esseri cibernetici, per metà umani e per metà robot.
Paolo studiava tutte le sere come fare per scappare sino ad oggi ci era riuscito. Sapeva per voci sussurrate in giro che c’era un gruppo di rivolta e voleva arrivare da loro. Unendo la sua conoscenza ai rivoltosi potevano provare a ribaltare le cose ma sapeva che era molto, molto difficile. Intanto nell’oscurità scorse uno scudo che raffigurava un’aquila che artigliava un rettile: era uno scudo guelfo con armature e vesti.
Accese l’accendino e una flebile luce illuminò la stanza, non poteva certo stare là dentro, sarebbe morto di sicuro, così iniziò a cercare a tastoni un modo per riaprire la porta. Dopo vari tentativi trovò una leva e provò a tirarla.
Il muro si aprì ma non nello stesso punto da cui era entrato. Si era aperto su un’altra stanza, sempre più stupito Paolo si ritrovò in quello che secoli prima era stato un laboratorio, lo studio di Leonardo Da Vinci, il più grande scienziato del passato. Chissà, forse era in uno di quei posti che chiamavano museo: c’era davvero di tutto, però Paolo cercava un’uscita e riprese la sua ricerca.
Mentre cercava trovò una porta che si affacciava sull’Arno, vedeva attraverso uno spioncino cosa c’era all’esterno, piccole navette aliene sospese sull’acqua sorvegliavano quella porta. “Maledizione, come posso uscire?” imprecò dentro di sé, poi all’improvviso dei passi risuonarono dietro di lui..
“Chi sei?” chiese una voce femminile, allora Paolo si girò di scatto e si trovò davanti ad una ragazza alta come lui, umana come lui, ma con una differenza non da poco: lei era armata di uno di quei letali fucili laser che solo i cyberuomini avevano.
“Sono Paolo Bosi, sono scappato e sono ricercato dagli invasori. E tu chi sei?”
La ragazza abbassò l’arma e sorrise: “ Io sono Licia Velluti, anche io sfuggita agli invasori: mi stavano portando alla trasformazione ed ho approfittato di una distrazione dei miei sorveglianti. Ho disarmato un cyberuomo e sono fuggita, ed eccomi qua!” Licia raccontò che non era sola. Gli invasori non avevano capito che Firenze era piena di cunicoli e passaggi segreti, lei e gli altri fuggiaschi avevano un nascondiglio dove Paolo fu accompagnato, con sua grande sorpresa erano più di quel che credeva, una vera popolazione che viveva nascosta in un covo sotterraneo difficilmente accessibile: c’erano persone di varie razze e culture. Tra loro Habdul, scienziato come Paolo, aveva messo su un piccolo laboratorio dove i ribelli accumulavano qualsiasi cosa che potesse servire. Così, dopo le presentazioni i due si misero a lavoro per creare qualcosa che li aiutasse. Paolo e Habdul Falsin dopo mesi di lavoro crearono in invertitore molecolare ossia un raggio che convertiva i cyberuomini in uomini, compresi i cyberuomini alieni. Una sera decisero di provare la loro invenzione, così uscirono con Licia e Mario Gomez, uno spagnolo che si era trasferito per amore dell’arte, si appostarono tra gli Uffizi e Ponte Vecchio in attesa di un cyberuomo per provare il convertitore, dopo una lunga attesa finalmente l’esperimento era perfettamente riuscito! Poi riuscirono a infiltrare nelle linee nemiche un ribelle che avrebbe procurato loro il materiale necessario per costruire altri convertitori. Così giorno dopo giorno Paolo e i suoi nuovi amici liberarono la città dagli invasori, sottomettendoli a loro e sfruttando la loro tecnologia ultramoderna e sofisticata per migliorare la vita di tutti: nuovi mezzi di trasporto a basso consumo, nuovi sistemi energetici basati su energie rinnovabili. Paolo, Licia e Falsin con il loro successo aiutarono altre città a liberarsi dagli invasori e a seguire la loro idea di un mondo migliore.
Paolo è morto nel 3090 all’età di ottantatré anni mentre ancora cercava di mettere a punto uno smolecolatore per velocizzare i trasporti. Licia lo ha seguito nel 3091 dopo avergli dato sei figli che continuano la sua opera. Di Habul Falsin non si conosce fine… si sarà mica trasformato in un cyberuomo?

Riccardo Statzu
Classe 2D – Scuola Secondaria di 1° grado “Puccini” di Firenze

2016-07-26T11:04:35+02:00