hamburger menu

A Roma ‘Comunicare è’, settimana della Scienza all’I.C. Via Frignani

Roma – Comunicare e’. Questo il titolo che l’istituto comprensivo di via Frignani, con il plesso di via Renzini e la scuola dell’infanzia comunale ‘Il melograno dei desideri’ di Roma, ha scelto per declinare il tema ‘Comunicazione e scienza’, selezionato quest’anno dal Musis (Museo della scienza e dell’informazione scientifica) per la edizione 2017 della settimana […]

Roma – Comunicare e’. Questo il titolo che l’istituto comprensivo di via Frignani, con il plesso di via Renzini e la scuola dell’infanzia comunale ‘Il melograno dei desideri’ di Roma, ha scelto per declinare il tema ‘Comunicazione e scienza’, selezionato quest’anno dal Musis (Museo della scienza e dell’informazione scientifica) per la edizione 2017 della settimana della Scienza dal 23 al 31 marzo, un progetto realizzato in collaborazione con l’universita’ La Sapienza di Roma e con il patrocinio del IX Municipio.

Una sette giorni in cui circa 220 bambini, dalla scuola dell’infanzia alla quinta elementare, hanno vestito i panni dei divulgatori, spiegando ai visitatori il mondo della comunicazione legato alla scienza. Dalla natura, che con la luce del sole fa risplendere i colori del bosco incantato ricreato dalle classi seconde che spiegano come funzionano gli atomi o la clorofilla, al linguaggio di cani, gatti e altri animali, che i bimbi delle prime hanno imparato attraverso il gioco.

Dalla storia delle telecomunicazioni, dal telegrafo alla tv al plasma, al moderno computer, passando per il linguaggio universale della musica, delle classi quinte, alla storia del telefono da Meucci agli smartphone, presentata dalle quarte. Per arrivare ai bimbi delle classi terze, che con ‘Comunicare attraverso’ vestono i panni dei maestri per spiegare come si comunicano le discipline scolastiche studiate tutti i giorni e ai piccoli della scuola dell’infanzia, che hanno affrontato il tema attraverso la storia di ‘Momo e il tempo rubato’. Un percorso in cui è possibile ammirare la ricostruzione di un centralino telefonico e la casa degli atomi, antichi telefoni e vecchie macchine da scrivere, oltre a cartelloni colorati, disegni e piccole postazioni per fare esperimenti.

“Il progetto, giunto alla XX edizione e realizzato in collaborazione con l’universita’ La Sapienza nella persona del professor Campanella, rientra nella settimana della cultura scientifica che si svolge nel mese di marzo e i bambini diventano maestri di scienza- spiega a diregiovani.it una delle docenti che coordinano il progetto Stefania Marricchi-. Noi siamo i bambini e loro i maestri. All’interno della scuola viene allestita la mostra, i bambini si posizionano negli stand realizzati dalle classi e spiegano agli adulti quello che hanno realizzato e come lo hanno realizzato”. Un progetto che ai bambini piace molto perché “si sentono valorizzati in ciò che hanno studiato e realizzato manualmente”, “si inserisce nell’ambito della programmazione didattica della scuola” ed “e’ supportato da uscite didattiche ed altri tipi di attività”.

“La particolarità di questo progetto- spiega il dirigente scolastico Silvana Gatti- e’ che il museo non è più inteso come luogo astratto e lontano dalla realtà ma e’ vissuto, partecipato, è qualcosa che avvicina i bambini e le loro famiglie, il territorio e tutto ciò che ruota attorno alla scuola come centro di cultura, spostando il concetto di museo a quello di partecipazione”.

E questa è un po’ la missione del professor Luigi Campanella, animatore del progetto Musis, con cui ha cercato di diffondere tra i giovani la cultura, soprattutto scientifica, attraverso i musei, concepiti come strumento di collegamento tra scienza e cittadini, soprattutto nella loro forma di musei scolastici. Un momento di dialogo e collegamento tra scuola, università, territori, che mette al centro i beni culturali e l’ambiente e offre, attraverso le annuali settimane della scienza, la possibilità di dare soddisfazione a studenti e docenti che si impegnano nel corso dell’anno a studiare il tema per poi realizzare la mostra. Musis contava una cinquantina di poli, ridotti a circa venti per il mancato sostegno pubblico ad una rete composta da accademie, enti di ricerca, industrie, botteghe e scuole, tra cui proprio l’istituto comprensivo di via Frignani. “Ogni anno quando finisco la visita penso che non si possa fare niente di meglio- scrive il prof. Campanella su un quaderno a righe lasciato all’ingresso della scuola per i commenti alla mostra-. Poi vengo l’anno dopo e provo la stessa sensazione. Merito delle insegnanti, della preside e soprattutto di tutti i bambini che frequentano questa fantastica scuola”.

2017-05-04T19:35:26+02:00