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Aiuto! Gli studenti di oggi sono (troppo) stressati

Ginevra Comanducci Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

 

Ti rigiri nel letto dopo l’ennesimo incubo. Ti svegli all’improvviso, guardi il soffitto e vedi che ancora nessuno si aggira per casa. “Bene, dai, almeno posso dormire ancora un altro po’”, pensi. Invece no, è solo un’illusione. Appena chiudi gli occhi la luce in corridoio si accende e tuo padre viene a svegliarti. Ti alzi, ti stropicci gli occhi maledicendo il mondo e chiunque l’abbia inventato, cerchi le ciabatte ma naturalmente quando le trovi te le infili al contrario. Zoppicando dopo aver sbattuto il mignolo del piede destro all’angolo più duro del letto finalmente in bagno. Ma anche questa mattina non arriva subito l’acqua calda, e allora ti ritrovi a doverti lavare la faccia con quella fredda. “Beh, almeno mi sveglierò un po’ di più”, ti dici per auto-consolarti. Ti vesti, vai a prendere un po’ di caffè, che naturalmente non avrà alcun effetto, e finisci di sistemarti come meglio ci si può sistemare i capelli, i vestiti, il trucco, quel quaderno che occasionalmente ti sei scordata di prendere e l’avviso che ti sei scordata di far firmare in quegli ultimi preziosi cinque minuti prima di perdere il bus. E poi non hai scelto una scuola vicina, sia mai! La mattina ti devi svegliare alle 5.45 per poi farti un viaggio di quasi un’ora per raggiungere quell’edificio dal quale sembrerebbe che la maggior parte degli studenti, soprattutto italiani, escano stremati. Tutti i giorni…
In effetti per molti studenti la situazione tratteggiata finora è drammaticamente ricorrente: secondo dei dati raccolti dall’Oms sul rapporto degli adolescenti di 11 anni con la scuola risulta che, in Italia, questo è positivo solo per il 26% delle ragazze e il 17% dei ragazzi, percentuali che scendono con l’avanzare dell’età fino ad arrivare ai quindicenni, che diventano rispettivamente 10% e 8%. Situazione poco peggiore è quella del Belgio, della Grecia e dell’Estonia. Di conseguenza, purtroppo, sono basse anche le percentuali di studenti che riportano a casa voti più che sufficienti se non eccellenti: per le ragazze si aggira intorno al solo 50%, per i ragazzi al 39%. Ma la colpa non è da attribuire solo agli adolescenti, cosa che magari risulterebbe facile e magari per qualcuno anche ovvia da pensare. Certo, non tutti sono “programmati” per amare lo studio, ma di certo neanche tutti quelli sui quali si stimano queste percentuali. Infatti secondo l’Oms la colpa è più che altro dei programmi scolastici che ancora sono organizzati secondo le superiori di una volta che esigevano molto. Infatti il problema di questi numeri così poco elevati è lo stress che colpisce questa fascia della popolazione. Oltre il 72% delle quindicenni si trova a vivere in uno stato di ansia quasi costante, e lo stesso vale per il 51% dei coetanei maschi, altri dati tutt’altro che rassicuranti. Secondo un’indagine dell’American Pshycological Association fatta su circa 40.000 studenti americani i livelli di ansia e di stress registrati sono davvero preoccupanti, dato che sono simili in modo inquietante a quelli delle persone che, negli anni Cinquanta, venivano solitamente internate negli ospedali psichiatrici. Causa di ciò è anche il sistema individualista su cui la società contemporanea è andata a consolidarsi: ormai oggigiorno tutti pensano solo a se stessi, non c’è più lavoro di squadra, e se si vuole raggiungere un obiettivo, come ad esempio un voto alto, lo si fa da soli, senza l’aiuto di nessuno. Ma dai, cosa potrebbe mai causare di negativo lo studio di quattro capitoli di storia per il compito di domani, in contemporanea al quale hai anche da fare una versione di Greco e una di Latino, più altre dieci frasi sempre di Latino, una dozzina di equazioni e – perché no? – la stesura di un testo di Inglese che riguarda il riscaldamento globale, dopo cinque ore di lezione più tutto quello che hai dovuto affrontare quando ti sei svegliata? A volte le soluzioni sono semplici, come ad esempio la spartizione dei compiti durante la settimana. Ma anche questa cosa è facile a dirsi, ma non altrettanto a farsi, dato che anche gli altri giorni hai la stessa quantità di studio. E quando ti si libera un’ora? Potremmo avvantaggiarci allora… tanto la vita sociale non è così importante! Troppi libri e pochi contatti, ecco un altro colpevole che causa ansia e, quando è grave, anche sintomi psico-somatici e bassa autostima, senza calcolare mal di testa, dolori addominali e mal di schiena a livello fisico, ma soprattutto una forte tristezza e nervosismo a livello emotivo. Effetti che, devo dire, se veri vanno proprio a braccetto con ciò che ricorda l’Oms: “La scuola dovrebbe essere un luogo che influisce positivamente sulla salute e sul benessere dei ragazzi”. Ne siamo proprio sicuri?

Ginevra Comanducci
Classe 2C – Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

2016-07-25T11:52:24+02:00