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Black out Italia, a Monaco è disfatta totale

Simone Torricini Liceo Classico "Galileo" di Firenze

 

Sostenere che gli uomini di Conte siano usciti con le ossa rotte dall’amichevole internazionale disputata contro la Germania nella serata di ieri sarebbe a dir poco un eufemismo. Buffon e compagni, infatti, sono usciti in condizioni ampiamente peggiori dall’Allianz Arena, dopo aver subito novanta minuti di straziante dominio tedesco. Il 4-1 finale, per come la vedo io, non è altro che l’esatto riflesso della gara in sé.
In una gara dall’appeal stratosferico quale era quella andata in scena neanche ventiquattro ore fa, il fattore “amichevole” è stato a dir poco trascurato, saltato a piè pari con noncuranza. Mi riferisco, chiaramente, alla malignità agonistica dei tedeschi, che hanno fatto di tutto affinché, a risultato acquisito, il passivo finale risultasse il più umiliante possibile per gli Azzurri. E sebbene le intenzioni siano state pubblicamente ben altre, chiunque goda del dono della ragione saprà rendersi conto di come il piede dei tedeschi sia rimasto saldamente inclinato sull’acceleratore sino al 90′.
Tuttavia, al di là di ogni ipotetica critica accostabile o meno alla Germania, sarà bene che Conte e il suo staff pensino a guardare al proprio giardino. D’altronde, che la qualità di questa Nazionale sia di gran lunga inferiore agli standard ai quali il paese era stato abituato in passato, è ribadito da mesi. Ciò di cui maggiormente si avverte la mancanza, inoltre, è la solidità del gruppo. E, personalissima opinione, sono dell’idea che un pizzico di dinamicità atletica in più non avrebbe guastato. Resta il fatto che in un contesto tutt’altro che sereno qual è quello dell’Italia servirebbero elementi in grado di prenderne le redini. Elementi che scarseggiano, appunto.
Analizzando nel dettaglio la situazione al fischio finale del match, ho tratto a caldo alcune conclusioni, che mi accingo a condividere: per prima cosa, la linea mediana dell’Italia è di una lentezza inaccettabile. Montolivo e Thiago Motta non sono in grado di giocare l’uno al fianco all’altro, e se già i critici imperversavano in tal senso nel pre-partita, i centrocampisti tedeschi hanno convinto a passare dalla parte dei malfidati anche chi attendeva con ansia una risposta positiva da parte del duo.
Come seconda nota post gara, è impossibile non evidenziare una retroguardia talmente mediocre, della quale, per giunta, si è infortunato a mio avviso il miglior elemento, Bonucci. Deboli speranze, quantomeno, sono riposte nel reparto offensivo. I subentrati, in particolare, hanno sprigionato energia, grinta e qualità tecniche nella dose più corretta, e non è un caso se il consolatorio gol della bandiera è arrivato proprio sull’asse El Sharaawy-Okaka.
Se in questi casi, come sostiene nientemeno che Giovanni Trapattoni, può essere utile guardare il bicchiere mezzo pieno, sorridendo mestamente invito chi se lo fosse perso a dare uno sguardo al simpatico siparietto gentilmente concesso dallo stesso Trap. Un indizio? Beh, diciamo che la reazione ad una ghiotta occasione fallita da Okaka non è stata delle più pacate…

Simone Torricini 4E
Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-03-31T10:36:07+02:00