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Splash, il nuovo cugino di Snapchat

Lorenzo Paciotti Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

 

Al festival texano di musica e cultura digitale South by Southwest, ad Austin, è stata lanciata un’applicazione (per adesso disponibile soltanto per iOS) ospite di una community nuova di zecca. Si tratta di Splash, e sebbene operi in un ambito in cui negli ultimi mesi stanno investendo moltissimo i giganti del settore (ne basti come esempio Facebook), ovvero i video, sembra un’idea originale fin dalle prime occhiate. Si tratta del passo appena precedente a quello della realtà virtuale: i video a 360 gradi. Splash libera infatti l’esperienza dai vincoli di una telecamera appropriata per girare video del genere – basta infatti quella dello smartphone – e dall’utilizzo dell’apposito visore (che ogni casa produttrice si sta affrettando a mettere sul mercato).
L’utente medio non ha tutti questi lussi, spiega uno dei fondatori, Michael Ronen, al blog di attualità “Mashable”, e l’idea alla base di Splash è il principio del “qui e ora”, quasi accostabile a una filosofia zen. “Ciò a cui puntiamo,” rivela, “è creare una piattaforma di comunicazione visuale che colleghi gli amici ma anche gli sconosciuti tramite la realtà virtuale.”
A riprova dell’ideologia dietro a questa nuova community, basti pensare che accedere all’applicazione è facilissimo: si può anche fare in automatico con le credenziali di Facebook, inserire un nickname e si è subito catapultati nel flusso internazionale di informazioni che molto ricorda Snapchat, ma che se ne differenzia visibilmente fin dalle prime occhiate. La cosa che più colpisce è la possibilità di dare, grazie anche soltanto a video di pochi secondi e qualche foto, un’idea del contesto in cui ci si trova. C’è chi aspetta in aeroporto o alla fermata del bus, chi vuole condividere una serata in discoteca, chi al ristorante con gli amici e via discorrendo. L’accuratezza dell’esperienza dipende, ovviamente, dalla quantità di tempo che si è spesa a scattare le foto e a girare i video necessari per il “collage” da condividere.
Tra le principali obiezioni a Splash, è stata discussa la definizione di realtà virtuale, secondo molti accettabile solo se intesa in senso lato. “Tecnicamente,” dice Ronin, “nessuno sa ancora bene cosa sia la VR. Però sappiamo una cosa: l’unico modo per iniziare a esplorarne le potenzialità è fare qualcosa che già sappiamo, cioè i video”. Staremo a vedere…

Lorenzo Paciotti
Classe 3E – Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

2016-07-25T14:20:19+02:00