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Se un amico su due non è reale…

Ginevra Comanducci Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

Si è sempre trattato di una partita a nascondino. Più volte, da bambini, i nostri genitori ci prendevano per mano e ci portavano a giocare insieme ad altri bambini in modo tale che non rimanessimo soli. “Dai, bisogna essere amici di tutti”, ci ripetevano. Se fosse stato un modo per farci accettare tutti, oppure per evitare di farci avere un amico immaginario ancora non è molto chiaro… Fatto sta che quando si è piccoli abbiamo tantissime migliori amiche: da quelle di scuola a quelle di danza, poi c’è l’amica che mi ha prestato il suo pelouche preferito e quella alla quale ho promesso di essere la sua migliore amica “per sempre”. C’è anche la vicina, la compagna di banco, la bambina che è nata il mio stesso giorno, quella che ha riso a una mia battuta, quella che odia il rosa come me, quella che mi piaceva e quindi ho deciso che da quel momento in poi sarebbe stata la mia migliore amica. E non scordiamoci la migliore amica del mare, quella che si è trasferita e allora le ho giurato che sarebbe rimasta la mia migliore amica per sempre nonostante la distanza. L’amica che mi ha offerto un morso del suo panino, quella che magari mi ha prestato i suoi trucchi quando volevamo provare a truccarci. Insomma, da bambini vediamo il mondo, o comunque ce lo fanno vedere, come un insieme di tante grandi amicizie e tante profonde, ma al contempo quasi buffe, promesse. Promesse che da bambini ci sentiamo molto strette, ma dopotutto non abbiamo ancora l’età giusta per renderci conto del peso di quelle due parole: per sempre. Due parole che sono difficili da mantenere e che per questo sono da usare con cautela. A volte, magari senza volerlo, il per sempre dura ed è allora che ci sentiamo veramente felici. Ma è solo uno fra tanti. Pensiamoci bene: quanti amici abbiamo ora, rispetto a quanti ne avevamo da bambini? O, meglio, quanti degli amici che avevamo da bambini tuttora continuano ad esserlo? La risposta potrebbe sorprenderci, ma non è una casualità. Infatti, secondo delle ricerche condotte dall’Università di Tel Aviv e dal Massachusetts Institute of Technology, solo un’amicizia su due è vera, dunque solo la metà di quelle amicizie che riteniamo tra le migliori lo è davvero. A tal proposito è stato condotto uno studio su circa 700 persone e la cosa sorprendente è che circa il 95% di queste credeva di avere un rapporto di amicizia ricambiato, cosa che invece, come accennato precedentemente, non è affatto così, anche se crederlo spinge le persone a vivere in un vero e proprio stato di felicità. Infatti, secondo molti scienziati, l’amicizia è meglio della morfina. L’amicizia dunque non è che una lunga partita a nascondino. Tu inizi a contare, con gli occhi chiusi. Ciò che vedi è solo il buio, dopotutto ancora non hai trovato nessuno. Arrivi a cento, ti volti e inizi a guardarti intorno. Poi trovi il primo bambino che si era nascosto, poi il secondo e il terzo. Alcuni sono difficili da scovare, e magari sono quelli che solo dopo molto tempo, quando avrai capito come funziona questo gioco, riuscirai a trovare. Nel frattempo molte persone se ne vanno: alcuni si stancano di stare nascosti, altri non hanno più voglia di seguirti nella tua ricerca e più facilmente sono quelli che si erano fatti scoprire quasi subito non conoscendo ancora bene le regole. Altri sono solo dei passeggeri momentanei e quasi impercettibili, che ti sfrecciano davanti correndo nel tentativo di fare bomba libera tutti. Loro sono solo quelli che pensano a se stessi, non pensano alla difficoltà che hai fatto per trovare tutti i tuoi amici e per questo, come se non bastasse, te ne portano via alcuni, forse molti. E poi cresci, i gusti e gli stili cambiano e tu cambi modo di giocare; ad alcuni piace, ad altri no e allora decidono di cambiare gioco. E cresci, prendi altre strade per scoprire nuovi nascondigli, ma chi vuole rimanere sul proprio sentiero difficilmente riesce a mantenere anche i propri contatti con te: la distanza è brutta, non tutti sono in grado di affrontarla. E mentre cresci, cresce anche il dubbio che questo gioco non faccia più per te e quelli che stavano giocando con te sin dall’inizio si arrabbiano perché sei ingiusto: in fin dei conti, avevi promesso di restare a giocare fino alla fine. E allora molti, per una litigata o qualcosa di simile, abbandonato la partita. Si aggiungono le incomprensioni, l’aver pensato di esser stato trovato, uscire allo scoperto e scoprire invece che era stato un errore: molti se ne vanno anche per questo. Alla fin fine, quindi, cosa succede? Finisce la partita, ti volti a guardare dietro di te e gli amici che vedi ancora lì con te possono esser contati sulle dita di una mano.

Ginevra Comanducci
Classe 2C – Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

2016-07-25T11:47:09+02:00