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Utero in affitto: posizioni a confronto

L'articolo di Cecilia D'Anna del Liceo Dante Alighieri di Roma nell'ambito del percorso di Alternanza Scuola - Lavoro

18 Aprile 2016

ROMA – In Italia, secondo la legge 40/2004, l’utero in affitto è espressamente vietato.

La legge attuale vieta di praticare la maternità surrogata su tutto il territorio italiano (pena la reclusione da tre mesi a due anni e multa da 600.000 a un milione di euro). Per questo chi vorrebbe avere un figlio in Italia si trasferisce all’estero. Ma è la cosa giusta da fare?

Ovviamente pretendere che tutti i cittadini dello stato italiano abbiano la stessa opinione sulla maternità surrogata è impensabile, ma lo è anche per qualsiasi altra questione.

La donna che porta per tutto il periodo della gravidanza un figlio che darà a una coppia, lo fa per amore, per compassione, per desiderio di aiutare o per desiderio di soldi? E’ un abuso di persona? Uno sfruttamento? O un modo per rendere felici più persone?

“La questione riguarda anche la libertà di una donna di decidere di portare avanti la gravidanza per qualcun altro. E definire questa scelta come necessariamente un abuso, una violazione, una forma di schiavitù è un errore grossolano.” dice la bioeticista Chiara Lalli, aggiungendo che ”se quella donna non è solo un corpo, sarà pure un cervello con la possibilità di decidere cosa fare del proprio corpo senza che nessuno si permetta di dare consigli non richiesti.”.

La donna, una volta acconsentito a cedere in affitto il suo utero, com’è considerata? Parte della famiglia, una qualsiasi donna o un distributore ambulante? Per la scrittrice Paola Tavella il punto di vista è un po’ diverso da quello di Chiara Lalli: ”Per prima cosa vorrei che si ripartisse da un principio che dovrebbe essere un punto fermo e invece, evidentemente, non lo è: i bambini non si possono comprare” “Oggi stiamo assistendo a una vera e propria cancellazione della madre. Mi è successo di essere ospite in una trasmissione televisiva in cui una coppia stava presentando il figlio ottenuto da una madre surrogata che continuavano a definire “la portatrice” ed io, ogni volta, intervenivo e ribattevo “volete dire: la madre”. Non possiamo farci spogliare di questo termine, perché altrimenti la madre è niente più di una cosa che è inseminata e deve solo portare a termine una gravidanza”.

Esaminando la questione da un’altra prospettiva le cose possono apparire diversamente. La 44enne Tara Barthholomew, con l’ovulo donato da una donna di 33 anni, del michigan, Jamie Kramer, ha portato in grembo gli attuali 3 figli di Claudio Rossi Marcelli, scrittore e giornalista italiano, e il marito Manlio. La sua è stata un’esperienza senza rimpianti: ”Ho messo al mondo i loro tre figli e ora ci sentiamo una famiglia”.

Allora cos’è giusto fare? Legalizzare la maternità surrogata? Se sì, anche per le coppie omosessuali?

La possibilità di avere dei figli dovrebbe essere di tutti, ma è normale che una coppia che non può avere figli li abbia utilizzando l’utero di una donna estranea?

Le risposte a queste domande non sono uguali e di certo non sono semplici.

di Cecilia D’Anna – Liceo Dante Alighieri di Roma

2017-05-16T10:52:59+02:00