hamburger menu

Planet Nine. C’è un nuovo pianeta nel Sistema Solare? [VIDEO]

Ai margini del Sistema solare, nella remota fascia di Kuiper, potrebbe esserci un nuovo pianeta. E’ stato chiamato provvisoriamente Planet Nine e, finora, nessuno l’ha mai visto. La sua esistenza è stata però ipotizzata tramite modelli matematici e simulazioni al computer realizzati da Konstantin Batygin e Mike Brown del Caltech, il Californian Institute of Technology, […]

22 Gennaio 2016

planet nineAi margini del Sistema solare, nella remota fascia di Kuiper, potrebbe esserci un nuovo pianeta. E’ stato chiamato provvisoriamente Planet Nine e, finora, nessuno l’ha mai visto. La sua esistenza è stata però ipotizzata tramite modelli matematici e simulazioni al computer realizzati da Konstantin Batygin e Mike Brown del Caltech, il Californian Institute of Technology, e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Astronomical Journal.

Questo nuovo mondo si troverebbe oltre Nettuno, ritenuto finora l’ultimo avamposto del nostro Sistema, e sarebbe decisamente extra large: i calcoli degli astronomi sostengono che il corpo celeste misurerebbe dieci volte la Terra. Oltre a questo, sappiamo che Planet Nine è verosimilmente coperto di ghiaccio e che il suo moto di rivoluzione dura circa quindicimila volte il nostro. Il resto è tutto da scoprire.


– Il cielo dà spettacolo: cinque pianeti allineati fino a metà febbraio
– Le zinnie sbocciano nello Spazio
– Una costellazione per David Bowie
– Jason 3 vola nello Spazio, ma Falcon 9 non ce l’ha fatta: è esploso


Ma come hanno fatto gli scienziati a supporre l’esistenza del nono pianeta del Sistema solare se non lo hanno mai visto? I due hanno dedotto che una presenza molto ingombrante doveva esserci per forza osservando il comportamento degli altri oggetti celesti presenti in quella porzione di cielo. Alcuni di loro, infatti, assumono comportamenti che possono essere spiegati solo e soltanto ammettendo l’esistenza di un pianeta molto grande nelle vicinanze. I movimenti dell’assembramento di corpi celesti hanno una probabilità appena dello 0,007% di essere dovuti al caso.


planet nine 2


Di qui i calcoli: gli allineamenti osservati erano compatibili solo con un pianeta di massa dieci volte superiore alla Terra e il cui perielio si trovi 180 gradi più in là rispetto a quello degli altri corpi più piccoli. Solo tracce, finora, anche se molto importanti. E’ successo già in passato, infatti, che l’esistenza di pianeti sia stata dedotta osservando gli effetti di un corpo celeste ipotetico su tutto il ‘vicinato’ celeste. E poi l’ipotesi era stata confermata, come nel caso, per esempio, di Nettuno, attuale guardiano dei confini del Sistema Solare. Una carica che Nettuno corre il rischio di rivestire per molto poco tempo. Fino al 2006, infatti, l’ultimo pianeta riconosciuto era Plutone, il quale, però venne declassato a pianeta nano. Troppo piccolo, deliberarono gli scienziati dell’Unione astronomica internazionale, riuniti a Praga. Plutone, scoperto nel 1930 e battezzato come la divinità romana degli Inferi, non può più essere considerato un pianeta, anche se rimane ancora al centro dell’attenzione degli scienziati che cercano risposte sulla sua evoluzione tramite la sonda New Horizons della Nasa.

Dopo il 2006 il termine del Sistema Solare veniva fatto coincidere con Nettuno, ma ora il suo ruolo è in bilico e la mappa è destinata a cambiare ancora. Sono già sulle tracce del nuovo termine ultimo del nostro ‘quartiere’ nell’Universo i potenti telescopi hawaiiani Keck e Subaru. Spetta a loro il compito di restituirci l’immagine di quello che finora è il fantasma del Sistema solare.



Il cielo dà spettacolo: cinque pianeti allineati fino a metà febbraio
Mercurio, Venere, Saturno, Marte e Giove. E poi la Luna: da oggi a metà febbraio il cielo dà spettacolo grazie all’allineamento di cinque pianeti (a cui si aggiunge il nostro satellite). Se volete godere di un’emozione mozzafiato puntate le lancette dell’orologio un’ora prima dell’alba, e poi guardate verso Sud, anche a occhio nudo. Dicono gli astronomi che il momento migliore per questo spettacolo celeste sarà il 30 gennaio. Partendo dall’orizzonte, il primo pianeta che sarà possibile incontrare con lo sguardo basso è Mercurio, e tracciando una linea obliqua in alto a destra vedremo in ordine Venere, poi Saturno, Marte e infine Giove. Un allineamento così non si vedeva dal 2005 e non si vedrà più almeno fino al 2018: è un evento che vale bene una levataccia.

Le zinnie sbocciano nello Spazio
Un bel fiore dai petali arancioni e circondato di verde ha portato una ventata di positività sulla Stazione spaziale internazionale. E’ la zinnia nata a bordo del laboratorio orbitante, resa nota alle cronache grazie alla pubblicazione della sua foto sul profilo Instagram dell’astronauta della Nasa Scott Kelly. Il fiore era stato piantato lo scorso 16 novembre dallo statunitense Kjell Lindgren nella piccola serra di bordo, in cui un led rosso e blu imita la luce del Sole, inondando le piantine interrate e innaffiate dall’equipaggio. Non è la prima volta che una pianta nasce a bordo. L’esperimento Veggie è partito dal 2014 e da allora più volte è spuntata della lattuga nella mini-serra, seppure solo il raccolto del 10 agosto è stato commestibile. Per il futuro, sulla Stazione spaziale è attesa anche la coltivazione dei pomodori.

Una costellazione per David Bowie
Sono sette stelle disposte a forma di fulmine quelle scelte per formare la costellazione dedicata a David Bowie. Dopo la sua morte la radio belga Studio Brussel ha scelto questo omaggio ‘galattico’ per ricordare la celebre star. La forma di fulmine è stata naturalmente scelta perché è quella disegnata sulla faccia di Ziggy Stardust, personaggio inventato dall’eclettico Bowie negli anni Settanta. La radio si è allora rivolta all’osservatorio Mira, i cui astronomi hanno scelto gli astri più adatti allo scopo e hanno poi registrato la costellazione nell’orario della morte della star. E non finisce qui. Il progetto ‘Stardust for Bowie’ mette a disposizione dei fan Google Sky per vedere virtualmente il fulmine stellare e lasciare un pensiero vicino alla costellazione in memoria di Bowie.

Jason 3 vola nello Spazio, ma Falcon 9 non ce l’ha fatta: è esploso
Il satellite della Thales Alenia Space che monitorerà lo stato degli oceani non ghiacciati ha preso il volo per collocarsi nella sua orbita di posizionamento. Jason-3, questo il nome del satellite, per almeno 3 anni contribuirà alle misurazioni di topografia oceanica. Purtroppo, però, il Falcon 9 che lo ha lanciato nello Spazio ha fatto una brutta fine. Il vettore del magnate Elon Musk è infatti esploso in fase di atterraggio. Nonostante la buona partenza, al momento di rientarre sulla piattaforma che lo aspettava in mare aperto, Falcon 9 si è girato su un lato dopo la rottura di uno dei sostegni, esplodendo mentre era lanciato a tutta velocità su una piattaforma instabile. E’ la quarta volta che finisce così, per i lanciatori riutilizzabili della società SpaceX. L’idea è quella che il lanciatore rientri perfettamente a Terra per poi essere riutilizzato nuovamente, proprio come è accaduto, con successo, lo scorso dicembre.

2016-01-22T11:55:37+01:00