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Il parto in acqua: la nascita nell’elemento vitale più antico

La vita si forma nell'acqua, non stupisce quindi che sempre più donne ricorrano al parto in acqua per mettere al mondo i propri figli...

Disegni rupestri e graffiti ci mostrano l’intima confidenza che già nella preistoria l’uomo e la donna avevano con l’acqua. L’acqua rappresentava il rimedio che la natura offriva generosamente per la cura delle ferite e delle malattie. L’acqua simboleggiava la fonte originaria della vita; molti miti e leggende parlano di un Oceano Primordiale, nei cui abissi ebbe origine la vita. Nelle culture di tutto il mondo l’acqua, al pari della terra, è simbolo della Grande Madre, essenza femminile, grembo universale. Fra gli indù Veda ci si riferisce all’acqua con il vocabolo Martitamah (“la maternissima”); il Gange in India è considerato come “madre sacra”, attraverso cui riunirsi alla divinità. Nei sogni, le caratteristiche di mutevolezza e impermanenza dell’acqua, sono spesso interpretate come simbolo dell’inconscio collettivo o personale, oppure come la parte femminile della psiche.

Se pensiamo inoltre che dall’acqua nasce la vita e che la vita si forma nell’acqua, non stupisce che sempre più donne ricorrano all’acqua come mezzo naturale in cui mettere al mondo i propri figli.

Nel 1970 un costruttore di navi di origine russa, Igor Tjarkovsky, iniziò a promuovere il parto in acqua nell’ex Unione Sovietica. Nel 1983, il dottor Michel Odent, medico ostetrico di Parigi, introdusse questa pratica nell’ospedale di Pithiviers in Francia e ne diffuse la conoscenza tra gli altri paesi europei. Il parto in acqua fu ufficialmente accettato nel Regno Unito nel 1993, quando venne pubblicato il report sui Cambiamenti nelle Nascite (Dipartimento di Salute, 1993). Questa pubblicazione suggeriva che le vasche per il parto e l’utilizzo dell’acqua come mezzo in cui far nascere i bambini dovessero essere disponibili per tutte le donne che partorivano nel Regno Unito. Oggi il parto in acqua può essere effettuato tranquillamente in molte strutture ospedaliere in tutto il mondo e, se eseguito correttamente, non presenta rischi diversi da quelli di qualsiasi parto.

Partorire in acqua aiuta sia da un punto di vista fisiologico che psicologico ed è estremamente benefico sia per la donna in travaglio che per il bambino che sta venendo al mondo. Prima di tutto, l’acqua, soprattutto per le donne che ne hanno molta confidenza, aiuta a rilassare muscoli e tessuti, facilitando le diverse fasi del parto naturale, dal travaglio all’espulsione del neonato. È noto che l’acqua calda allevia notevolmente i dolori, i crampi e i mali di ogni genere, poiché libera endorfine, degli analgesici naturali prodotti dal nostro corpo. La minore tensione muscolare è in grado di accelerare la dilatazione. Essere immerse in acqua, inoltre, consente di muoversi meglio e assumere diverse posizioni senza sentire il dolore che si sentirebbe fuori dall’acqua. La gestante viene immersa nell’acqua fin sotto il seno, per cui ha molta libertà di movimento. Il peso del corpo è sostenuto dall’acqua, e questo consente di non stancarsi troppo durante le diverse fasi. Partorire in acqua consente anche di regolare meglio la pressione sanguigna. Altri vantaggi: l’acqua rilassa i muscoli del bacino, aiuta la distensione dei tessuti, evitando così il rischio di lacerazioni, distende il perineo riducendo la necessità di ricorrere all’episiotomia, riduce la pressione arteriosa e migliora la respirazione grazie all’umidità. In generale quindi, il parto in acqua potrebbe essere una buona alternativa all’epidurale. A proposito di quest’ultimo punto è utile ricordare che il parto in acqua esclude la possibilità di effettuare l’anestesia epidurale: è necessario fare affidamento sul proprio corpo immerso nell’acqua e sulle proprietà benefiche che ad essa si accompagnano. I vantaggi non si limitano alla clinica, bensì si espandono alla sfera psicologica: la donna si sente protetta e sicura, nel più completo rispetto della propria intimità.

Il parto in acqua non presenta particolari rischi, nè per la donna nè per il bambino, ma è controindicato nei casi in cui la fase espulsiva non procede coi tempi giusti, nel caso in cui il travaglio si protrae troppo a lungo e quando in generale il ginecologo prevede o teme possibili complicazioni. L’ostetrica e il ginecologo sono sempre con la donna, per controllare il battito cardiaco del bambino, della mamma, e la temperatura dell’acqua, che non deve mai scendere sotto i 37°. Il bambino viene costantemente monitorato durante tutte le fasi del travaglio.

Il parto ha un valore rituale di grande importanza, che sempre meno viene riconosciuto. Che il mistero del parto venga oggi consumato in ambienti asettici e impersonali, non solo toglie alle donne il potere sul proprio corpo e sulla propria capacità generativa, ma anche al miracolo del venire al mondo tutta la sua aurea di mistero e sacralità. Non stupisce quindi che, in una società sempre più tecnologica e medicalizzata, sia in aumento il numero di donne che ricorrono a tecniche “naturali” per partorire i propri figli, come il parto in acqua, scegliendo anche la propria casa o luoghi immersi nella natura, per vivere più profondamente la propria capacità generativa.

Lo sapevi che…

Il primo parto in acqua di cui si abbia notizia, avvenne in Francia nel 1803. Dopo 48 ore di travaglio, una puerpera esausta si immerse spontaneamente in una vasca di acqua calda e vi partorì suo figlio subito dopo.

A Roma, in una nota Clinica ostetrica, è stata recentemente inaugurata una sala parto molto innovativa, con una vasca per il parto in acqua, cuscinoni per far stare comoda la partoriente in ogni posizione e anche le liane che possono aiutarla a sorreggersi e aggrapparsi per spingere meglio durante le contrazioni, nel rispetto delle esigenze specifiche del proprio corpo.

Il pioniere del parto in acqua, il Dottor Michel Odent, ha osservato una naturale inclinazione della donna incinta per l’acqua al momento del parto. Il dottor Odent è arrivato a comprare una specie di piscina gonfiabile, con l’idea di metterla a disposizione della paziente per la fase del travaglio, sebbene non per la nascita: il primo parto nell’acqua lo ha quindi colto di sorpresa, terminando con l’andare a recuperare lui stesso (del tutto vestito) il neonato nella piscina!

Dubbi e domande…

Lidia, 33 anni
Mi hanno detto che con il parto in acqua non si può fare l’epidurale, ma se il travaglio fosse troppo doloroso o se il bambino va in sofferenza cosa si può fare? Sono molto indecisa!…


La scena del parto in acqua nel film “Piacere sono un po’ incinta” con Jennifer Lopez.


2019-03-20T11:49:43+01:00