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Le cose da sapere sull’HIV in età pediatrica

Nel 1985 è stato istituito, nell’ambito del Gruppo di Immunologia della Società Italiana di Pediatria, il registro italiano per l’infezione da HIV in pediatria con la finalità di studiare gli aspetti epidemiologici, clinici e immunologici dell’infezione da HIV in età pediatrica. Nel corso degli anni un numero crescente di centri su tutto il territorio nazionale ha […]

Nel 1985 è stato istituito, nell’ambito del Gruppo di Immunologia della Società Italiana di Pediatria, il registro italiano per l’infezione da HIV in pediatria con la finalità di studiare gli aspetti epidemiologici, clinici e immunologici dell’infezione da HIV in età pediatrica. 
Nel corso degli anni un numero crescente di centri su tutto il territorio nazionale ha partecipato attivamente al Registro. Questa collaborazione ha contribuito alla conoscenza di molti aspetti dell’infezione da HIV in età pediatrica consentendo una omogeneità di approccio gestionale all’infezione da HIV del bambino.

Al Registro, i cui centri coordinatori sono i Dipartimenti di Pediatria dell’Università degli Studi di Firenze e dell’Università di Torino, vengono segnalati i nati da madre con infezione da HIV confermata durante la gravidanza o al momento del parto.
Più del 90% dei bambini con HIV contrae l’infezione dalla propria madre, prima o al momento della nascita (trasmissione verticale). La malattia è dunque prevenibile e lo screening prenatale nella donna in gravidanza è la principale arma per impedirne la trasmissione.

Nel primo e terzo trimestre di gravidanza è di fondamentale importanza eseguire la sierologia per HIV per diagnosticare l’infezione il prima possibile e quindi iniziare la terapia antiretrovirale nella donna che, se aviremica in gravidanza, potrà effettuare un parto naturale. Sarà invece necessario eseguire la profilassi intrapartum e il parto cesareo se la madre ha un’elevata carica virale. L’infezione da HIV è una controindicazione assoluta all’allattamento materno. Durante le prime 4 settimane di vita tutti i bambini nati da donna sieropositiva dovranno assumere la profilassi per via orale. Se tutte queste precauzioni vengono rispettate il rischio di trasmissione verticale è vicino allo 0%.

L’HIV non è una malattia del passato e non si identifica con una particolare etnia. È importante sospettarla non solo in bambini nati da donne che presentano fattori di rischio o che provengono da zone ad alta endemia, ma anche in bambini la cui mamma non ha eseguito screening virologici adeguati in gravidanza o che presenta, nel periodo post natale durante l’allattamento, episodi infettivi insoliti e prolungati. In caso di sospetto, nei bambini con età inferiore ai 18 mesi la diagnosi viene effettuata tramite 2 PCR per HIV-DNA o RNA positive; tale diagnostica va eseguita in tempi diversi e il prima possibile poiché il trattamento precoce, oggi consigliato da tutte le linee guida, comporta numerosi vantaggi per il bambino. 

Nei bambini di età superiore è necessario eseguire la sierologia per HIV.
La terapia antiretrovirale va iniziata non appena viene confermata la diagnosi e consente di raggiungere un controllo completo della replicazione virale. I centri clinici pediatrici attualmente disponibili per diagnosi, follow-up e distribuzione trattamento sono reperibili sul sito ISS- Ministero della Salute.

Lo sapevi che:

  • I segni biochimici presenti nel bambino che devono allarmare sono da riferirsi ai seguenti: anemia cronica, citopenia di una o più serie, ipergammaglobulinemia, ipertransaminasemia e riduzione dei linfociti CD4+. 
  • Il tasso di trasmissione madre-figlio è ad oggi inferiore al 2% grazie all’attuazione delle strategie di prevenzione per la trasmissione verticale. Vi è inoltre una diminuzione del numero di casi di AIDS e aumento dell’età mediana alla prima diagnosi di AIDS.
  • Nel 1991 è nata l’Associazione Archè, rivolta ai bambini sieropositivi e alle loro famiglie. Nel 2013 è diventata Fondazione e accompagna i bambini e le famiglie vulnerabili nella costruzione di un’autonomia sociale, abitativa e lavorativa, offrendo servizi di supporto e cura. Ha sede a Roma, Milano e San Benedetto del Tronto.

WHO: Mothers, babies and HIV: a story of INSPIRE“, racconta un’ interessante storia pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della sanità (World Health Organization)…

 

          

 

 

 

2021-11-27T13:17:34+01:00