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Unicef, Invisibili il toccante docufilm sui piccoli migranti

Egitto, Albania, Africa, i Paesi di partenza. L'Italia e' per molti di loro un territorio di passaggio

21 Dicembre 2016

ROMA – “Io sono ancora un bambino, ancora un bambino. E ho paura, ho paura”. Sono le parole di Abdul, uno dei tanti minori arrivati nel nostro Paese senza padre ne’ madre, protagonisti del docufilm realizzato per Unicef da Floriana Blufon e Cristina Mastrandrea. Presentato ieri pomeriggio a Roma, Milano e Palermo, il cortometraggio intitolato ‘Invisibili. Non e’ un viaggio, e’ una fuga. Storie di ragazzi che arrivano soli in Italia’ vuole accendere una luce sugli oltre 22.000 minorenni non accompagnati registrati in Italia al 31 ottobre 2016 (stime del ministero del Lavoro).

Unicef Invisibili. Non e’ un viaggio, è una fuga

Egitto, Albania, Africa, i Paesi di partenza. L’Italia e’ per molti di loro un territorio di passaggio, se si calcola che di oltre 6000 di loro si sono perse le tracce perche’ fuggiti in altri Paesi europei per ricongiungersi ai propri familiari ed amici. Mohammed, Ibrahim, Fathi, Abdul, sono “soli, smarriti, sfruttati, dimenticati, invisibili”. Costretti a vivere per strada, a vendere il proprio corpo per sopravvivere, sono vittime di un’ingiustizia doppia: dover fuggire dalle proprie case spesso distrutte dalla guerra per ritrovarsi e perdersi in un Paese straniero che non riesce ad accogliere tutti e perde di vista molti di loro. “Nei primi dieci mesi dell’anno l’80% dei minorenni stranieri approdati in Italia ha compiuto un lungo e pericoloso tragitto senza adulti che li accompagnassero- dichiara il presidente di Unicef Italia Giacomo Guerrera- mai, nella storia delle migrazioni, avevamo avuto a che fare con un simile fenomeno. Cio’ che abbiamo di fronte oggi sulle coste italiane ed europee del Mediterraneo e’ al tempo stesso un’emergenza umanitaria e un cambiamento epocale, che coinvolge l’intera societa’ e richiede capacita’ di risposta e di gestione senza precedenti”.

Unicef Invisibili, l’intera societa’ deve sentirsi coinvolta

Un’intera societa’ deve sentirsi coinvolta, come sottolinea nel corso della presentazione Lucio Melandri, senior Emergency Manager Refugee & Migrant Crisis in Europe, “perche’ nella U di Unicef c’e’ la parola United, ed il senso di oggi sta proprio nel vedere istituzioni, giornalisti e societa’ civile che lavorano insieme per affrontare un problema di tutti. Questo e’ il lavoro che tenta di fare Unicef”. Il progetto inchiesta proiettato oggi rientra in una prima fase del lavoro della Ong che consiste, come sottolinea Guerrera, “nel far conoscere un problema” per poi passare ad una seconda fase in cui “si scende in campo”. Uno degli interventi concreti e’ proprio il programma ‘One UNICEF Response’, che attraverso un accordo con il ministero dell’Interno, mira a fornire a circa 6000 minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese una rete di assistenza che va dalla prima accoglienza al trasferimento in strutture piu’ piccole e stabili, fino al monitoraggio degli standard sui diritti umani all’inclusione scolastica e culturale nelle comunita’ locali sparse in tutto il territorio nazionale.

Unicef Invisibili, la radicalizzazione non è causa, ma effetto

Interventi che si affiancano al grande lavoro portato avanti dai vari corpi impegnati in questi anni nelle operazioni di salvataggio in mare, in particolare alla Guardia Costiera, nominata ‘Godwill Ambassador’ Unicef e futuro partner dell’Ong nell’assistenza ai minorenni stranieri non accompagnati giunti sul nostro territorio. In base ad un protocollo d’Intesa siglato recentemente, operatori specializzati e mediatori culturali Unicef ed Intersos saranno impegnati nelle attivita’ di soccorso in mare, per garantire l’identificazione e la protezione dei minori soli. “Unicef e’ da sempre al vertice nel lavoro di salvaguardia dei bambini- dichiara il capo della Polizia Franco Gabrielli- Ultimamente stiamo vivendo problemi epocali, di cui la radicalizzazione non e’ causa, ma effetto. Ed e’ effetto della marginalita’ e della mancata integrazione. Non serve a nulla far finta di niente: quello dei minori accompagnati e dei migranti in generale e’ un nostro problema”. Un problema che va raccontato, come ribadisce il giornalista dell’Espresso Lirio Abbate, che dalle colonne del settimanale che ha dedicato ai “ragazzi dello zoo di Roma” una copertina lo scorso febbraio, ha visto nascere i racconti del docufilm.

Unicef Invisibili, bambini che diventano business

“I minorenni non accompagnati rappresentano un business enorme. Per questo prima di raccontare le loro storie noi abbiamo voluto interloquire con le istituzioni”, dichiara Abbate cui fa eco il vicedirettore del settimanale Marco Damilano: “E’ evidente che nel nostro Paese c’e’ un vulnus legislativo rispetto alla protezione di questi minori. Ma ogni vulnus legislativo riflette una mancanza di cura e tutela nella societa’ intera. Bisogna accendere una luce nel buio raccontando le loro storie. E cambiando il linguaggio con cui si parla di loro. Gli appellativi ‘baby profughi’ e ‘baby migranti’ suggeriscono che questi minori non sono tanto baby, ma sono pronti a diventare dei migranti, cioe’ qualcosa di cui aver paura”. “Un racconto non facile- dichiara Bulfon- perche’ all’inizio i ragazzi non volevano aprirsi. Poi sono loro che hanno voluto raccontare la propria storia”. Un docufilm, ‘Invisibili’, che secondo Mastrandrea “fa parte di quei lavori che ti cambiano per sempre, perche’ entri in contatto veramente con l’umanita’ e provi emozioni che difficilmente si dimenticano”.

2016-12-21T14:10:25+01:00