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Roma, al liceo ‘Orazio’ un incontro sulla crisi ambientale

L'evento organizzato da Agenzia di stampa Dire e Ami

ROMA – “La mia è una visione apocalittica. Ma se non ci fosse in me anche un elemento di ottimismo non sarei qui, tra di voi, a parlare”.

Alessandro Botti, presidente dell’associazione ‘Ambiente Mare Italia’ (AMI), cita Pier Paolo Pasolini nel corso dell’incontro sull’inquinamento e la tutela ambientale, organizzato da Agenzia di stampa Dire, diregiovani.it e AMI questa mattina al liceo ‘Orazio’ di Roma.

L’iniziativa fa parte del progetto che sta coinvolgendo dieci scuole romane per sensibilizzare gli studenti e le studentesse sulla gravità della crisi climatica e la necessità di un drastico cambio di rotta rispetto all’inquinamento, lo sfruttamento delle risorse terrestri e l’utilizzo della plastica. Un incontro in sintonia con l’attualità, quello di oggi, che si è tenuto alla vigilia delle mobilitazioni previste per domani in moltissime città italiane in occasione del ‘Fridays For Future’, lo sciopero globale contro il cambiamento climatico. E eroprio a questo movimento di protesta, soprattutto giovanile, si riferisce l’ottimismo della citazione letta da Botti agli studenti presenti.

“Io sono realista e mi rendo conto della gravità della situazione- ha detto Botti ai giovani– ma non mi arrendo a un approccio passivo e apocalittico. La mia generazione non ha fatto una valutazione sull’equilibrio indispensabile fra il consumo di risorse e la salvaguardia dell’ambiente per le generazioni future, voi non potete commettere lo stesso errore. Sono entusiasta di vedere che siete la prima generazione che sta veramente combattendo contro il cambiamento climatico, che sta chiedendo ai governi un cambio di rotta decisivo”.

Prima di concentrarsi sulle reazioni virtuose al grave problema del cambiamento climatico, però, gli esperti hanno spiegato ai ragazzi e alle ragazze le cause e le conseguenze delle trasformazioni indotte dall’attività umana sul nostro pianeta.

“Viviamo in un’era che è stata definita ‘Antropocene’- ha spiegato Raffaella Gagliardi, biologa esperta di crisi climatica – cioè l’era in cui l’attività umana è la principale causa dello stravolgimento ambientale. Consumiamo molte più risorse di quante la terra riesca a recuperarne. Vi porto come esempio quello del nostro Paese: è stato calcolato che in Italia in soli cinque mesi consumiamo tutte le risorse che il nostro territorio può produrre in un anno”.

In apertura l’intervento di Marco Boschi, biologo marino dell’Università degli Studi della Tuscia che si è concentrato sull’ambiente oceanico, spiegandone il ruolo, le minacce che sta subendo e le conseguenze del suo deterioramento.

“Il 90% dei grandi pesci sono già scomparsi negli ultimi cinquant’anni a causa dell’azione dell’uomo- ha detto Boschi– fra le cause principali c’è senz’altro la sovrappesca industriale e la plastica; dal 1950 ad oggi sono state prodotte 300 mega tonnellate di plastica, in gran parte riversate in mare”.

Ma a contribuire è anche l’inquinamento chimico da petrolio, l’innalzamento delle temperature, il conseguente scioglimento dei ghiacciai, lo sversamento di rifiuti e materie tossiche in mare. A causa di questi fenomeni, già oggi si contano 405 zone completamente morte nell’oceano, e la situazione non potrà che peggiorare se non si inverte la rotta. Per questo i relatori si sono poi soffermati su ciò che è necessario fare per innescare un cambiamento positivo.

“La scienza ecologica ci parla delle quattro ‘r’: recupero, riciclo, riutilizzo, ma soprattutto riduzione- ha concluso Botti– se continuiamo a consumare 11 miliardi di bottiglie di plastica all’anno non andremo da nessuna parte. Come dimostra il caso del buco dell’ozono, che era un gravissimo problema ambientale che siamo riusciti a risolvere, l’uomo, dopo aver preso consapevolezza, riesce a cambiare, ma per questo ci vuole un impegno individuale e collettivo”.

2019-11-29T10:07:13+01:00