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La torcia olimpica vola nello spazio aperto

Il 29 settembre è stata accesa la fiamma che illuminerà le Olimpiadi invernali del 2014. La torcia raggiungerà la Stazione Spaziale Internazionale il 7 novembre. A fa

L’astronauta italiano Luca Parmitano aveva espresso il desiderio di riportare sulla Terra l’armonia e la collaborazione di cui fa tesoro l’equipaggio della Stazione spaziale internazionale. Lo aveva detto lui stesso, durante la prima inflight call con l’Agenzia spaziale italiana. Da lassù, guardando il nostro pianeta e in particolare l’Italia, il suo pensiero era stato per un futuro di integrazione e progresso trasversale, grazie all’aiuto reciproco tra persone di tutte le nazionalità. Le sue parole si arricchiranno di un simbolo importante, perché sarà proprio lui a riportare sulla Terra la fiaccola olimpica che illuminerà il braciere dei Giochi Invernali di Sochi 2014, organizzati dalla Russia.
Ma andiamo con ordine. Sono almeno diciassette anni che viene covata l’idea di lanciare in orbita il ‘fuoco di Olimpia’, il simbolo più universalmente noto delle Olimpiadi e segno di come liti e conflitti possano essere risolti con mezzi pacifici. Se ne era parlato in occasione dei giochi olimpici di Atlanta, nel 1996. Poi ancora per quelli di Sidney, nel 2000. Ma, alla fine, la fiaccola aveva compiuto il suo percorso senza mai librarsi nello spazio aperto e il progetto sembrava tramontato. Fino a quest’anno. Il 29 settembre è stata accesa la fiamma che illuminerà le Olimpiadi invernali del 2014. La suggestiva cerimonia ha avuto luogo là dove tutto è cominciato, ad Olimpia. Sono stati i raggi del sole, tramite uno specchio parabolico, a dare luce alla fiaccola, dopo la simbolica evocazione del dio del Sole, Apollo, da parte di una sacerdotessa impersonata dall’attrice Ino Menegaki. Non appena il fuoco è divampato, è passato nelle mani dello sciatore greco Ioannis Antoniou, cominciando così il suo lungo viaggio.

NELLE NEWS:


La fiaccola attraverserà 65 mila km in 123 giorni prima di raggiungere lo stadio Olimpico nella cerimonia di apertura. La fiamma, dopo l’accensione, arriverà in Russia il 7 ottobre, dove 14.000 tedofori la porteranno correndo e non solo . Viaggerà su aerei, treni navi, auto e anche slitte trainate da renne. Toccherà talmente tanti posti che il comitato organizzatore ha sostenuto che per il 90% degli abitanti russi la torcia passerà a meno di un’ora dalla propria casa. Non solo. La torcia verrà portata anche nelle profondità del lago Bajkal in Siberia 
Ma il percorso, per la prima volta nella Storia, si distaccherà dal suolo terrestre e porterà il fuoco di Olimpia nello spazio aperto. La torcia raggiungera’ la Stazione Spaziale Internazionale il 7 novembre a bordo della navicella che dal cosmodromo russo di Baikonur, in Kazakistan, portera’ nello spazio il cosmonauta russo Vladislavovich Tyurin, l’americano Rick Mastracchio e il giapponese Koichi Wakata.
L’agenzia spaziale russa Roscosmos per portare la fiaccola olimpica nello spazio e non stravolgere l’itinerario della staffetta olimpica ha anticipato il lancio della missione Soyuz TMA-11A di oltre due settimane. Una volta in orbita, la torcia affronterà la prima passeggiata spaziale della Storia. Saranno due astronauti russi a farla volare tra le stelle il prossimo 9 novembre. Per motivi legati alla sicurezza e alla fattibilità, la torcia che fluttuerà a 450 km di distanza sopra la Terra non sarà costituita da un vero e proprio fuoco, ma da una luce artificiale.
Due giorni dopo, l’11 novembre, è previsto il rientro sulla Terra a bordo della capsula spaziale Soyuz TMA-09M. A fare da tedofori saranno il nostro Luca Parmitano e i suoi due compagni di avventura, la statunitense Karen Nyberg ed il russo Fyodor Yurchikhin. Insieme a loro l’astronauta di Paternò era partito per lo spazio lo scorso 28 maggio. Sarà poi il collega russo a riconsegnare il ‘fuoco di Olimpia’ nelle mani degli organizzatori dei Giochi.


LA APP DEI DISASTRI
La tecnologia viene in aiuto in caso di catastrofe naturale o di gravi incidenti. L’idea è quella di permettere anche a chi programmatore non è di creare rapidamente delle app per facilitare le operazioni di soccorso in caso di pericolo. Si tratta di sviluppare un’estensione del software App Inventor per Android, con, alla base, il Resource description framework, o RDF, uno strumento per la codifica, lo scambio e il riutilizzo di dati strutturati, che è fondamentale per le app che si scambiano informazioni tramite internet. Si potrebbe, per esempio, mappare la zona del disastro, o indicare i luoghi sicuri in cui rifugiarsi. Proprio questo è l’obiettivo che vogliono raggiungere i creatori dello strumento, i ricercatori del Mit.

LA PIRAMIDE IN FONDO AL MARE
Tra le isole Terceira e San Miguel, nell’arcipelago delle Azzorre, c’è una struttura a forma di piramide che giace 40 metri sotto la superficie dell’oceano Atlantico. Lo ha scoperto un marinaio grazie ad un grafico batimetrico, uno strumento che scandaglia i fondali marini. La struttura è alta 60 metri e si estende su una superficie di 8.000 metri quadrati. Ad oggi non è chiaro se si tratti di una piramide di origine naturale o di una costruzione umana, però pare che sia perfettamente allineata con i quattro punti cardinali, proprio come le Piramidi di Giza, in Egitto. E la fantasia di tanti è subito corsa al mito di Atlantide, la civiltà sepolta in fondo al mare.

SRT, IL RADIOTELESCOPIO PIU’ GRANDE D’EUROPA
La storia del mondo è racchiusa nell’Universo appena nato. E’ quell’Universo giovane e lontanissimo di cui sappiamo ancora molto poco. Per conoscerlo più a fondo e capire come tutto ha avuto origine c’è un nuovo strumento: è il Sardinia Radio Telescope, inaugurato a San Basilio, a 35 km da Cagliari. E’ alto 70 metri, pesa tremila tonnellate e il suo specchio primario misura 64 metri di diametro. E’ il più grande d’Europa. Lo hanno realizzato INAF, ASI e Regione Sardegna, insieme a un pool di industrie italiane ed europee. Il suo compito è quello di scrutare il cielo profondo alla ricerca di oggetti lontani e misteriosi, indagando l’Universo nella banda delle onde radio. Ma le sue osservazioni non riguarderanno solo pulsar, quasar e galassie: serviranno anche ad analizzare i moti crostali terrestri e per il monitoraggio di asteroidi e detriti spaziali.

NASA ADDIO, LO SHUTDOWN SI ABBATTE SULL’AGENZIA
Sono loro ad aver mandato il primo uomo sulla Luna e sono loro a cercare incessantemente tracce di vita su Marte, il pianeta rosso. Il prossimo sogno spaziale è quello di deviare un asteroide, ma dalla mezzanotte e un minuto del primo ottobre è tutto fermo. Il sito della NASA è oscurato e sono state sospese anche le consuete attività di divulgazione. Lo stop riguarda il 97% dei lavoratori dell’agenzia spaziale statunitense ed è stato causato dallo ‘shutdown’, il fermo delle attività governative non essenziali causato dallo stallo delle trattative tra repubblicani e democratici sulla nuova legge finanziaria. Si tratta di una misura estrema, dettata dalla mancanza di ulteriori fondi a disposizione del settore pubblico. Il blackout dovrebbe durare solo pochi giorni.

IL NUOVO CARBURANTE ARRIVA DALLE PIANTE
E’ uno studio che connette chimica, fisica e biologia e ha l’obiettivo di realizzare un combustibile a zero emissioni di CO2, derivato dall’energia solare e dall’acqua. In pratica, si tratta di riprodurre in modo artificiale la fotosintesi clorofilliana che nutre le piante. Lo studio, coordinato dall’Università La Sapienza e che ha come istituzione partner l’Università degli Studi dell’Aquila, ha già individuato il possibile canale attraverso cui l’acqua giunge al centro di reazione e ha permesso di razionalizzare numerosi esperimenti storici di spettroscopia. Adesso verrà studiato in dettaglio l’intero ciclo catalitico del Fotosistema II parallelamente allo studio di materiali inorganici “biomimetici” che potrebbero aprire la strada per la produzione di energia pulita dal sole.


2018-06-05T17:29:41+02:00