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All’università sempre meno iscritti

Eleonora Metti Liceo Classico “Galileo” di Firenze

I giovani non hanno voglia di studiare? In Italia sembra che sia proprio così, visto che, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Ocse 2015, il numero di iscritti alle università è diminuito nel corso di questi anni. In realtà tale graduatoria non è così negativa come sembra, infatti il 20% dei ragazzi che intende laurearsi lo fa, il problema resta in quel 42% che finiti gli studi superiori non si iscrive alle università; prima di Lussemburgo e Messico ci siamo noi italiani, che portiamo il 34% degli studenti al terzo grado di istruzione.
Il vero ostacolo delle università italiane è che non attirano abbastanza studenti stranieri: nel 2013 meno di 16.000 studenti erano iscritti ad un ateneo italiano, in confronto ai 46.000 francesi e ai 68.000 tedeschi; inoltre le statistiche italiane sono effettivamente sovrastimate poiché comprendono nel numero presentato anche gli immigrati permanenti, al contrario degli altri paesi che, come Francia e Germania, nelle loro statistiche comprendono gli studenti esteri che sono lì con il preciso scopo di studiare.
Nello scorso anno è stato calcolato che i possessori di laurea tra i 25 e 64 anni nel nostro paese sono il 17%, una percentuale piuttosto bassa se poi si tiene anche conto del fatto che molte volte il reddito di un lavoratore con un diploma è maggiore di quello di un laureato, infatti nemmeno la metà dei laureati che lavorano, il 43%, ha un reddito più alto di chi non ha ottenuto una laurea; questo calo di occupazione e di interessamento a continuare il percorso di studi da parte degli italiani proviene dal problema che sorge nel mondo del lavoro: la scarsa possibilità di ottenere un lavoro dopo un faticoso percorso di studi fa calare di molto l’interesse per lo studio in questione. Un esempio riportato sono le percentuali degli insegnanti italiani del 2013: il 57% degli insegnanti delle scuole primarie, il 73% di quelli delle scuole superiori e il 51% delle università avevano già passato i 50 anni; questo è un chiaro esempio che in Italia si dà troppo importanza all’età e non alla competenza di un lavoratore. Il problema del lavoro che non c’è è uno dei tanti motivi per cui i giovani laureati prendono un aereo e se ne volano via.
Tante sono le cause per cui l’istruzione italiana attira sempre meno giovani, ma la principale è quella economica: nel 2012 si spendeva 10.071 dollari per studente, che equivale allo 0.9% del Pil nazionale, e mettendo questo a confronto con il 2% che invece impiegano Canada, Cile, Corea, Danimarca, Finlandia e Stati Uniti nell’istruzione terziaria facciamo una gran magra figura. I soldi sono sempre stati il vero problema del nostro paese, a discapito della mancanza di organizzazione o di voglia, tutti i disagi che sono insorti lungo il cammino di studenti e lavoratori sono quasi sempre causati dalla mancanza di denaro o dalla pessima distribuzione di esso.
Per finire in bellezza è doveroso precisare che lo stesso problema delle università sorge anche nelle scuole superiori: purtroppo non sono pochi gli studenti che, in vista di un futuro poco florido nel mondo del lavoro, lasciano la scuola ancora prima di diplomarsi, per niente invogliati neanche dalle possibilità di anni all’estero che offrono adesso le università.

Eleonora Metti
Classe 4E – Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-05-26T11:48:20+02:00