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Paolo Nespoli e la missione Vita. Gli esperimenti made in Italy [VIDEO/INFOGRAFICA]

Paolo Nespoli e la missione Vita Si chiama ‘Vita‘ la missione dell’astronauta italiano Paolo Nespoli, in partenza a fine maggio 2017 per la Stazione Spaziale Internazionale con l’Expedition 52/53. Il nome ‘Vita’ va letto come fosse un acronimo: riprende infatti i concetti di vitalità, innovazione, tecnologia e abilità. “Vita è una parola piccola, ma che […]

25 Novembre 2016

Paolo Nespoli e la missione Vita

Si chiama ‘Vita‘ la missione dell’astronauta italiano Paolo Nespoli, in partenza a fine maggio 2017 per la Stazione Spaziale Internazionale con l’Expedition 52/53.

Il nome ‘Vita’ va letto come fosse un acronimo: riprende infatti i concetti di vitalità, innovazione, tecnologia e abilità.

Vita è una parola piccola, ma che contiene tanti significati– spiega Nespoli- Qui vediamo alcune delle possibili interpretazioni. Ma vita è anche sostegno, consapevolezza, significa anche fare le cose insieme. La vita, poi, è anche quella che andiamo a cercare su un altro pianeta“.


NELLE NEWS:
Un oceano di ghiaccio sotto al cuore di Plutone
Beam, i primi risultati del modulo gonfiabile sulla Iss
Virgo I, la nuova vicina di casa della Via Lattea
Nuovo equipaggio sulla Iss


E c’è anche una sorpresa ‘artistica’: il logo della missione è stato disegnato a partire dal ‘Terzo paradiso‘ di Michelangelo Pistoletto. È formato dal simbolo dell’infinito con all’interno un segno che indica il finito. Nello spazio che si crea dal loro incontro “nasce la vita”, spiega lo stesso Pistoletto, in un video messaggio inviato all’Agenzia spaziale italiana per l’evento di presentazione della missione.

nespoli_mission-patch_vitaAll’interno del logo, realizzato dalla designer Elena D’Amato, ci sono anche tre significative immagini: quella del dna a sinistra, un libro sulla destra e al centro la Terra. L’ellissi centrale in combinazione con il globo evoca un simbolico occhio che sta a figurare la prospettiva dell’astronauta che osserva il nostro pianeta dalla Stazione Spaziale Internazionale. Il tutto su uno sfondo blu, con il tricolore sui bordi in alto e le scritte ‘Agenzia spaziale italiana’, ‘Nasa/Asi Iss-3’, ‘European space agency’, e il nome Paolo Nespoli, oltre alle tre stelle che rappresentano le tre missioni di lunga durata frutto dell’accordo tra la NASA e l’ASI.

E’ lo stesso Paolo Nespoli a spiegare ai microfoni dell’Agenzia DIRE la genesi di nome e logo della sua missione.

Nespoli, nato a Milano, compirà 60 anni poco prima di imbarcarsi per la sua terza missione nello Spazio. E’ un ingegnere, maggiore di riserva nell’esercito italiano e ‘arruolato’ dall’Esa fin dal 1991. La sua prima volta come astronauta è nel 2007, quando prese parte alla missione Esperia. Partì a bordo dello Space Shuttle Discovery che trasportava anche il Nodo 2, il primo modulo costruito in Europa a diventare parte della ISS in modo permanente, e coordinò le attività relative al suo assemblaggio. E’ poi tornato sulla Stazione Spaziale nel dicembre 2010 per la missione MagISStra dell’ESA, come ingegnere di volo.


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E adesso?

Con ‘Vita’, dice, punto a “essere il migliore astronauta. Ma non in competizione con gli altri. Il migliore nel senso di mettermi a disposizione dei desiderata, dei bisogni, della Stazione spaziale e dei centri di ricerca per ottenere i risultati migliori”.

Gli chiediamo se ha già deciso cosa portare con sé sulla Stazione, qualcosa che gli ricordi la Terra durante la missione di lunga durata.

Ho già chiesto ad amici cari di darmi dei piccoli oggetti da portare nello Spazio, un po’ per ricordarmi di essere terrestre, un po’ per ringraziarli da un lato della loro amicizia, ma anche della loro pazienza. Quindi dei piccoli oggetti che ricordano amici, la famiglia, figli, le agenzie, le persone che hanno lavorato a questi progetti. Personalmente, per adesso, non ho ancora deciso di portare niente che mi serva nello Spazio, trovo tutto lì. Cerco di essere minimalista, meno mi serve, meglio sto, meno mi mancherà”.

Ha, però, avuto, un pensiero molto delicato per i compagni di avventura: ”Ho fatto fare delle piccole piastrine per dare come riconoscimento alle persone che lavoreranno a questa missione”, ci racconta.

Sulla Stazione il ritmo delle giornate è serrato: si è in servizio dalle 7.30 alle 20.30. La sveglia suona alle sei, dopo otto ore esatte dedicate al sonno. Due ore al giorno sono invece tassativamente per l’esercizio fisico e un’ora e trenta è quella in cui l’equipaggio dialoga con i centri di controllo, di solito la mattina presto. Per svolgere tutte le attività in ordine, la vita degli astronauti è scandita da rigide tabelle orarie.

Se per il 40% il tempo è occupato dalla manutenzione della ‘casa’ spaziale e per il 10% ad attività educative, la metà del tempo di bordo è per gli esperimenti scientifici. Saranno dodici quelli italiani su cui la missione di Nespoli si concentrerà.

“Hanno tutti obiettivi che portano ad allargare le nostre conoscenze. Alcuni tra queste sono potenzialmente rivoluzionari”.

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Gli esperimenti dell’Agenzia spaziale italiana nella missione Vita

Quelli della cosiddetta Biomission dell’Agenzia spaziale italiana sono 4: Myogravity, destinato all’analisi delle alterazioni molecolari a cui vanno incontro le cellule satelliti (Nespoli farà ‘da cavia’ con biopsie alla partenza per la Iss e al ritorno a Terra); Nanoros, che analizzerà le cellule cardiache in orbita e permetterà di intervenire sulle patologie causate dall’atrofia cellulare; l’esperimento Corm cercherà invece di capire come intervenire sulle lesioni retiniche a cui vanno incontro gli astronauti; infine, l’esperimento Serism lavorerà sull’estrazione dal sangue di cellule staminali, riprogrammate per diventare tessuto osseo.


Gli esperimenti Made in Italy nella missione Vita

Tra gli altri esperimenti, tutti Made in Italy, spicca Perseo: si tratta di un giubbotto a forma di gilet, pieno di acqua, in grado di schermare gli astronauti dalle radiazioni.

A bordo ci saranno poi Aramis, dedicato allo sviluppo di una app per iPad che dia all’astronauta le istruzioni per eseguire una determinata operazione sfruttando la realtà aumentata; In-Situ, per facilitare la medicina di bordo leggerà i parametri vitali dell’equipaggio a partire dalla saliva, e la cui utilità la spiega lo stesso Nespoli

Orthostatic Tolerance, un esperimento per prevenire i disturbi cui gli astronauti vanno incontro una volta tornati a Terra; Lidal, per misurare i danni legati alle radiazioni; Arte, dedicato al trasferimento del calore passivo; Mini Euso è invece un telescopio puntato verso Terra che permetterà una mappatura all’infravioletto. Infine, l’esperimento Multi Trop studierà l’orientamento delle radici delle piante in un contesto di micro gravità. Multi Trop e il progetto vincitore del concorso Yiss-Youth Iss science, cui hanno lavoro gli alunni del liceo scientifico Silvestri di Portici (Napoli).



Un oceano di ghiaccio sotto al cuore di Plutone
Due gruppi di ricercatori dell’università della California e dell’Arizona hanno pubblicato su Nature uno studio secondo cui sotto la superficie di Plutone ci sarebbe un grande oceano ghiacciato. Un’ipotesi non nuova, ma ora i ricercatori, basandosi sul lavoro della sonda New Horizons, suggeriscono che sia stato l’oceano sotterraneo a determinare alcune caratteristiche del pianeta nano. E’ il caso della famosa pianura a forma di cuore, Sputnik Planitia. Per gli scienziati, il bacino che lì si trova avrebbe mutato l’orientamento di Plutone rispetto ai suoi assi man a mano che si riempiva di ghiaccio, a causa delle forze di marea tra Plutone e Caronte. C’è ora da capire se Sputnik Planitia si stia ancora riempiendo di ghiaccio: in questo caso il pianeta nano potrebbe riorientarsi di nuovo.

Beam, i primi risultati del modulo gonfiabile sulla Iss
Per ora, sta andando tutto bene. Il modulo gonfiabile Beam, installato sulla Stazione spaziale internazionale l’8 aprile 2016, è stato sottoposto ai primi test per vagliare il suo stato di salute e per valutare l’effettiva utilizzabilità dei moduli espandibili nello Spazio. Le condizioni di Beam, fanno sapere dalla Nasa, sono esattamente quelle che si sperava di ottenere prima dell’installazione. Il livello di radiazioni rilevate è lo stesso di quello rilevato negli altri moduli della ISS e come non sono stati rilevati impatti. Beam è l’acronimo di Bigelow Expandable Activity Module, e misura 170 cm di lunghezza e 322 cm di diametro. Il modulo sarà oggetto di studio per valutarne la sfruttabilità in caso di viaggi nello Spazio profondo, obiettivo dell’esplorazione del futuro.

Virgo I, la nuova vicina di casa della Via Lattea
A 280mila anni luce dal Sole, in direzione della costellazione della Vergine, si trova una galassia nana molto debole: è Virgo I, l’ultima ‘vicina’ della Via Lattea scoperta. Ad individuarla sono stati i ricercatori della Tohoku University, grazie alla’uso della Hyper Suprime-Cam (HSC) del Subaru Telescope. Finora le galassie individuate intorno alla Via Lattea sono circa 50, tra queste potrebbe essere Virgo I la più debole di sempre.

Nuovo equipaggio sulla Iss
Dopo due giorni di viaggio spaziale a bordo della Soyuz, l’equipaggio della missione 50/51 è correttamente approdato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta dell’astronauta Esa Thomas Pesquet, del cosmonauta russo Oleg Novitsky, e dell’astronauta della NASA Peggy Whitson. I tre erano partiti dal cosmodromo di Baikonour il 17 novembre. Per tutto il viaggio hanno mantenuto il contatto radio con Mosca. Una volta attraccati al laboratorio orbitante, hanno ricevuto l’accoglienza dei colleghi Shane Kimbrough (Nasa) e Andrei Borisenko e Sergei Ryzhikov (Roscosmos). I sei svolgeranno manutenzione per la Stazione spaziale e condurranno esperimenti irripetibili altrove, sfruttando la condizione di microgravità.

2016-11-25T17:10:27+01:00