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“Parlare con il terremoto” per affrontare il trauma

Castelbianco (psicoterapeuta dell’età evolutiva): "Parlare superficialmente di un accadimento traumatico non aiuterà a superarlo"

13 Febbraio 2017

Roma – “Non bisogna parlare del terremoto ma con il terremoto”. A dirlo è stato un bambino di una scuola colpita dal sisma e a cogliere il suo pensiero ‘maturo’ è stato Federico Bianchi di Castelbianco, il direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) che da tempo sta seguendo, per conto del Miur, gli studenti, i docenti e i genitori delle scuole delle Marche, Umbria e Abruzzo. “Questo ragazzino – prosegue lo psicoterapeuta dell’età evolutiva- aveva ragione.

Il parlare superficialmente di un accadimento traumatico non aiuterà a superarlo. Gli abitanti delle zone colpite dalle continue scosse, a volte anche molto forti, devono essere supportati ad affrontare tutte le paure e i traumi che il grande sisma del 2009 si è lasciato alle spalle. Se non si approfondiranno queste sofferenze, il rischio è che le persone rimarranno imbrigliate nell’angoscia non sapendo gestirle. Ecco perché riemerge lo spavento anche solo con una scossa lieve- spiega lo psicologo- e adesso tutti gli abitanti delle zone colpite direttamente o indirettamente dal sisma stanno vivendo la paura della paura!”.

L’IdO è stato, infatti, richiamato anche dalle scuole non colpite dalle ultime scosse di terremoto “perché lì c’è ancora una situazione psicologica estremamente disagiata– fa sapere Castelbianco-, che continua a ripercuotersi direttamente sugli insegnanti e sui genitori, e indirettamente sui bambini. Loro erano troppo piccoli per ricordare ciò che accadde nel 2009. Tutto quello che sanno lo apprendono dalla Tv o lo avvertono dall’agitazione dei genitori”. Le forti scosse che si sono succedute dal 24 agosto in poi “hanno risvegliato nella memoria degli adulti la sofferenza patita all’epoca– sottolinea lo psicoterapeuta-. Hanno rivissuto quell sentimento di impotenza che si origina davanti a un cataclisma inarrestabile, allora generò il panico ma adesso una grande preoccupazione che non aiuta nessuno”.

Di grande sostegno “sono senz’altro le parole degli ingegneri e degli architetti sulla sicurezza delle abitazioni dell’Aquila. Nessuna vita sarà messa in pericolo da eventuali scosse. Le case, sia quelle ricostruite che quelle rimaste in piedi ed adeguate sismicamente, saranno in grado di resistere anche a smottamenti molto forti. Un’affermazione importantissima, eppure non basta a tranquillizzarli. Questo perché il trauma non cessa mai con l’arrestarsi del terremoto- chiosa lo psicoterapeuta-, esso continua ad esistere dentro le persone e tende ad emergere solo successivamente nel tempo, pure a distanza di 7, 8 o addirittura 10 anni. In questo lungo periodo il trauma si nutre dei vissuti di paura che si possono verificare nella vita comune”. Dunque, il trauma causato dal terremoto “si manifesta piuttosto come una paura generica- conclude Castelbianco- pronta a far tornare alla coscienza, a ogni minima situazione al di fuori del possibile controllo da parte delle persone, tutte le sofferenze e i dolori del passato”.

2017-05-04T12:14:42+02:00