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Dal 1 luglio stop all’export di avorio in Europa

Ciò vale in particolare per le zanne, che rappresentano la quota maggiore del traffico di avorio

ROMA – “Dal 2012 l’esportazione di oggetti antichi in avorio dall’Unione europea all’Asia è aumentata raggiungendo livelli che potrebbero alimentare la domanda mondiale e fungere da copertura per il commercio illegale di avorio”. Ciò vale “in particolare per le zanne, che rappresentano la quota maggiore del traffico di avorio”.

Fine delle esportazioni di avorio grezzo

Per ovviare al problema, la Commissione europea ha adottato un documento di orientamento in cui raccomanda che, “a decorrere dal primo luglio 2017, gli Stati membri dell’Ue cessino il rilascio di documenti di esportazione dell’avorio grezzo“. In pratica, segnalano dall’esecutivo comunitario, “ciò significa porre fine alle esportazioni di avorio grezzo, fatta eccezione per quelle a scopo scientifico e educativo. Inoltre, nel documento di orientamento, frutto di una stretta collaborazione con gli Stati membri, si precisa che questi ultimi dovrebbero interpretare le norme in senso rigido quando autorizzano il commercio di avorio, assicurandosi che gli articoli in avorio siano di origine legale”.

Nuovi aiuti finanziari per il CITES

La Commissione europea concederà inoltre nuovi aiuti finanziari, pari a 2,25 milioni, al Segretariato della convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) per sostenere l’attuazione delle decisioni in materia di commercio internazionale di specie selvatiche concordate in occasione della Conferenza delle Parti della Cites. “La lotta contro il traffico internazionale di avorio è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere– dice il commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella-. Mettendo fine all’esportazione delle zanne e di altri prodotti di avorio grezzo ci mostriamo all’altezza delle nostre responsabilità e onoriamo il successivo impegno previsto dal piano d’azione contro il traffico illegale delle specie selvatiche. Il nostro sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo ne rafforzerà la capacità di attuare la convenzione Cites, un passo essenziale per fare progressi nella lotta contro il bracconaggio e a favore del commercio sostenibile di specie selvatiche”.

Possibili ulteriori restrizioni

Le norme dell’Ue in materia di commercio di avorio sono già molto rigorose. In virtù di tali norme il commercio di avorio è vietato, a eccezione dei beni acquisiti prima del 1990, anno in cui tutti gli elefanti africani hanno ottenuto la massima protezione ai sensi della Cites. L’adozione di orientamenti in materia corrisponde a un impegno assunto dall’Ue e dai suoi Stati membri nell’ambito del piano d’azione contro il traffico delle specie selvatiche adottato nel 2016, oltre a costituire una risposta agli inviti del Parlamento europeo e della società civile. Nei prossimi mesi la Commissione effettuerà una raccolta di dati e consulterà le parti interessate e il pubblico per valutare la necessità di ulteriori restrizioni del commercio dell’avorio.

2018-06-05T15:07:37+02:00