ROMA – “Un ragazzo che ama cantare, suonare e lo fa sin da piccolo”. È questo Leonardo Lamacchia, 23 anni di Bari e con una carriera in divenire. Come cantante ma anche come autore dei suoi testi. È questo il tratto distintivo di Leonardo che, ai nostri microfoni, ha raccontato quello che la musica è stata per lui fin’ora e quello che continuerà ad essere.
Le sue canzoni si trasformano in un mezzo attraverso cui narrare il suo vissuto, filtrare i sentimenti, affrontare le fragilità.
Leonardo Lamacchia, una storia d’amore, quella con la musica, che nasce da molto lontano
Ma la storia d’amore tra lui e la musica inizia molto lontano: cantare a 6 anni in un coro di voci bianche era per lui un modo per sentire la propria voce amplificata, più forte, sorprendentemente bella e maestosa. Poi la voce è diventata baritonale senza perdere la lucentezza iniziale e ancora dodicenne, Leonardo ha iniziato a sognare di calcare i palchi da solista; così ha intrapreso lo studio del pianoforte. Si è avvicinato – curioso e impaziente di crescere – a tantissimi generi musicali diversi: la musica classica e lirica, il rock e l’indie-rock, la musica d’autore italiana e francese.
Adolescente è salito sul palcoscenico del Teatro Petruzzelli di Bari e ha capito che nutrire quel sogno, custodire quella bolla magica nella quale era appena entrato, sarebbe stato l’obiettivo della sua vita.
Nei mesi scorsi, Leonardo si è fatto notare sul palco di Sanremo dove ha gareggiato nella categoria Nuove Proposte. Poi, la collaborazione con Ermal Meta a cui ha aperto una serie di concerti. Nel futuro di Leonardo ancora tanti live – tra cui le aperture di due concerti di Max Gazzé – e ancora tanta scrittura per preparare il nuovo album.
Leonardo Lamacchia canta Le Chiavi del mondo, il nuovo singolo
Intanto, è disponibile sui digital store e in radio ‘Le chiavi del mio mondo’, secondo singolo estratto dall’album ‘Ciò che rest’. La canzone racconta il disorientamento, la vulnerabilità, il senso di inadeguatezza che sono epocali nell’universo fluido del XXI secolo, ma anche generazionali per un ventenne.