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Giovani: non sono bamboccioni, il 72% ha avuto esperienza lavorativa

La ricerca realizzata dal Campus Orienta-Il Salone dello Studente

ROMA – Il 72% degli studenti ha avuto nel corso della scuola secondaria superiore almeno un’esperienza nel mondo del lavoro. Di questi il 52% attraverso ‘l’Alternanza Scuola-Lavoro’ e il 44% attraverso esperienze autonome. Una percentuale che cala si si guarda al lavoro retribuito: il 40% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di aver percepito un compenso per la propria attivita’. Questa e’ solo una delle fotografie scattate dalla ricerca ‘Teen’s Voice: valori, contesti e lavoro’ realizzata dal Campus Orienta-Il Salone dello Studente insieme ai professori Pietro Lucisano ed Emiliane Rubat du Merac del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Universita’ degli studi di Roma La Sapienza.

Lo studio e’ giunto alla sua terza edizione, coinvolgendo solo nello scorso anno accademico (2016/17) 2.300 studenti provenienti da tutta Italia e iscritti agli ultimi anni della scuola secondaria di secondo grado. La ricerca, che ha raggiunto 11 citta’ italiane, e’ stato presentato questa mattina nella sede universitaria di Villa Mirafiori a Roma. “In questi tre anni l’assetto base delle risposte e il profilo dei ragazzi viene sostanzialmente confermato. Un assetto molto dissimile dai cliche’ che di solito si ascoltano: i giovani non trascorrono tutto il loro tempo sui social, che al contrario si trovano all’ultimo posto del rapporto ‘Giovani e Rete'”, commenta Domenico Ioppolo, Coo di Campus Editore e a capo del Salone dello Studente.

“Incontriamo circa 250 mila ragazzi delle scuole superiori, tra i 17 e i 20 anni ogni anno, e 3.000 scuole- prosegue- e’ uno spaccato della gioventu’ incredibile di cui e’ doveroso approfittarne per intervistare e capire i giovani. Mi auguro che questo studio possa servire al mondo della scuola, della ricerca e dei Media, perche’ i giovani di oggi hanno fortissimi valori, ma anche tanti problemi”. “Il lavoro nel corso degli studi secondari e’ in generale piu’ diffuso nell’area disciplinare degli istituti tecnici (55%) e professionali (72%), tra gli studenti di genere maschile (51%) e tra gli studenti dell’Italia centro-settentrionale (centro 47%, nord 46% e sud 38%)”, si legge nella ricerca. Guardando al futuro, gli studenti chiedono un lavoro che, prima di tutto, sia “stabile (91%), lasci tempo per la famiglia (88%), si svolga in un ambiente confortevole (82%) e lasci tempo libero per una qualita’ di vita migliore (81%)”. In quenerale, quindi, e’ mutata la condizione dello studente: “Il 40% ha avuto un lavoro retribuito. Non ci sono bamboccioni, dunque, se nei licei e’ il 37% a dichiarare di aver avuto esperienze di lavoro retribuito. All’universita’- fa sapere Lucisano- sono stati almeno il 20% degli studenti a fare esperienze di lavoro continuativo durante il periodo degli studi. Abbiamo ragazzi che lavorando ritardano di almeno 1 anno nel percorso universitario rispetto a chi non lavora”. Sull’Alternanza scuola-lavoro “dobbiamo capire come interferisce sugli studi, soprattutto sulle competenze nei licei, se il 28% degli studenti ha fatto solo scuola. Inoltre- conclude il professore della Sapienza- ricordo che la distribuzione delle esperienze lavorative e’ distribuita male nel paese: al Nord c’e’ maggiore facilita’ nel fare esperienze lavorative- conclude- mentre al Sud una grossa fetta di allievi fa esperienza solo di scuola”.

CALCIATORI E BALLERINE? NO, LORO MODELLI SONO I GENITORI

“Non e’ vero che gli studenti si riconoscono nei calciatori e nelle ballerine. I loro personaggi di riferimento li ritroviamo nella letteratura, nella filosofia e nella storia. E a sorpresa ai primi posti compaiono la madre, il padre e i nonni”. A dirlo a gran voce e’ Pietro Lucisano, professore del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Universita’ degli studi di Roma La Sapienza, coautore della ricerca ‘Teen’s Voice: valori, contesti e lavoro’, realizzata insieme alla ricercatrice Emiliane Rubat Du Merac e al Campus Orienta-Il Salone dello Studente. “A seguire nella scelta dei modelli appaiono Nelson Mandela, Rita Levi Montalcini, Martin Luther king, Ghandi, Albert Einstein e Leonardo Da Vinci, mentre “la politica c’e’- spiega lo studioso- se la intendiamo con Gandhi, Falcone, Borsellino, Berlinguer, Benito Mussolini, Carl Marx e Giulio Cesare”. La scuola ha quindi un “rilievo importante- ribadisce Lucisano- dal momento che i ragazzi scelgono Seneca e Socrate non perche’ lo hanno visto alla tv, e leggono Oscar Wilde non perche’ lo abbiano visto in libreria”. Inoltre, dalla ricerca emerge che la politica contemporanea non e’ riconosciuta. “Berlinguer ha avuto 15 scelte, mentre Renzi, Di Maio e Salvini solo 1”. Un’altra falsa credenza sui giovani riguarda il loro rapporto con la rete: “Non siamo in presenza di un uso sconsiderato. La rete ha un peso importante nella giornata dei ragazzi ma la maggioranza del tempo che le dedicano e’ rivolta ad attivita’ legate all’apprendimento (40% del tempo), come fare i compiti (11%), acquisire conoscenze (8%), imparare a fare cose pratiche (8%), studiare una lingua straniera (7%), leggere notizie (6%). Al secondo posto troviamo le attivita’ di intrattenimento (33%) come guardare video e film (14%), ascoltare la musica (13%) e giocare (6%). Al terzo posto, infine, le attivita’ sociali (27%) come chattare (14%) e andare sui social (13%)”. Come vedono i giovani la societa’ in cui vivono? “Ogni anno vediamo un campione di oltre 2.000 ragazzi distribuito su 716 comuni su 7.978, 78 province su 107 e 18 regioni su 20. La percezione del contesto che emerge- continua Lucisano- e’ abbastanza realistica, ma negativa”.

PERCEZIONE DEL CONTESTO

“I giovani vogliono un mondo bello, con una scuola che li educhi al bello (84%), dove sia rispettato l’ambiente (95%), ma questa aspirazione non impedisce loro di leggere i limiti del contesto in cui vivono. Il 64% degli intervistati dichiara che nel luogo in cui vive c’e’ poverta’, in maggioranza al Sud (74%)”.

APERTURA NEI CONFRONTI DEGLI STRANIERI

“Il 91% dei ragazzi ritiene doveroso rispettare le differenze etniche e religiose. Solo il 15% dichiara di essere favorevole a regole diverse per italiani e gli immigrati. La maggioranza di loro sostiene che tutti debbono avere gli stessi diritti anche se si aspettano che chi viene nel nostro paese si adatti al nostro modo di vivere (59%). L’apertura nei confronti degli stranieri e’ sostenuto al 28% al Sud, al 36% al Centro e al 42% al Nord”.

RAPPORTO CON L’AMBIENTE

“L’80% dei giovani del Nord si considera soddisfatto degli spazi in cui vive, percentuale che cala al 37% al Sud. Il rispetto dell’ambiente e’ percepito negativamente ovunque, mentre il ‘Si respira bene’ e’ stato detto solo dal 50%”.

RAPPORTI UMANI

“Meno del 50% degli intervistati percepisce il contesto poco solidale nei rapporti umani. Il giudizio dei giovani e’ severo sulla qualita’ dei rapporti tra le persone: solo il 19% dei giovani ritiene che siano buoni”.

SERVIZI E ATTIVITA’ CULTURALI

“In merito ai servizi, solo il 46% dei ragazzi dichiara di avere accesso al wi-fi nel proprio territorio. Non ci sono attrezzature per i disabili (68%), per molti non c’e’ un cinema (37%) e le strade non sono sicure (58%). Desolante anche il quadro delle offerte culturali, soprattutto al sud, dove solo il 27% si ritiene soddisfatto, a differenza del nord (60%). In positivo sono le attivita’ sportive, mentre le biblioteche spaccano il paese: il 72% vi accede al Nord contro il 23% al Sud”. Un ultimo punto affrontato dal professore e’ la possibilita’ di trovare lavoro dopo gli studi univesitari. “Su 175 mila laureati dell’Universitu’ la Sapienza, intervistati dal 2008 al 2017, e’ emerso che il lavoro non si trova e che c’e poverta’ per il 56% dei giovani. Situazione che peggiora al Sud poiche’ sale al 73%. Ai valori dei ragazzi- conclude Lucisano- fa riscontro un mondo in cui questi valori non si rispecchiano”.

DI CHE PROFILO SEI? COSTRUTTIVO, OPPORTUNISTA O INTRAPRENDENTE

In quale profilo i giovani di oggi si riconoscono: Il costruttivo, l’opportunista o l’intraprendente? “Il 94% dei giovani si riconosce nel profilo del costruttivo, solo il 2,4% si rivede in quello dell’opportunista, mentre il 62% aderisce al modello dell’intraprendente”. Lo fa sapere Emiliane Rubat Du Merac, ricercatrice del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Universita’ degli studi di Roma La Sapienza, commentando la ricerca. “Il costruttivo vuole accrescere le sue competenze e conoscenze, crede nel diritto allo studio, nella dignita’ delle cure mediche di buona qualita’, ed e’ attento all’ambiente e ad una vita equilibrata che lasci spazio e tempo per la famiglia e gli amici. L’opportunista vuole, invece, fare carriera e segue gli obiettivi della ricchezza e della visibilita’. Cerca di piacere ai suoi superiori ed e’ furbo- sottolinea la studiosa- conformista, tende a discriminare il diverso. L’intraprendente, infine, puo’ essere sia costruttivo che opportunista. E’ il modello portato avanti da Steve Jobs, ha ottenuto successo nella vita grazie alla sua determinazione, spirito di iniziativa e creativita’”. Quest’anno sono emerse due differenze rispetto alle ricerche delle due edizioni passate: “Aumenta l’importanza data ai valori della correttezza, onesta e coerenza della persona. Il 96% dei giovani intervistati ritiene che la correttezza sia indispensabile nelle persone, tanto che i partiti politici di maggiore successo hanno parlato tanto di legalita’ e correttezza. Un numero maggiore di studenti crede che per aver successo conti la fortuna (il 52%), ma ha ancora importanza la furberia, l’aspetto fisico (15%) e le raccomandazioni (17%)”.

LE DIFFERENZE DI GENERE

“I maschi hanno un punteggio leggermente piu alto sulle scelte valoriali meno positive (come la furberia e il dominio). Credono, piu’ delle donne, nello spirito d’impresa, nel merito ed hanno piu fiducia negli amici, negli scienziati e in se stessi. Le femmine- aggiunge Emiliane Rubat Du Merac- hanno meno fiducia in loro stesse, credono nelle competenze, nelle conoscenze e nell’equita’ sociale. Hanno fiducia nei genitori, in Dio, nella Chiesa e nei Media. Si specializzano di piu’ anche nell’uso dei social e delle chat, ma adoperano la rete per i compiti e l’apprendimento delle lingue straniere. I maschi, al contrario, usano la rete soprattutto per informarsi sullo sport e per giocare”. Queste caratteristiche fanno capire che “le femmine hanno un’aderenza al profilo dell’intraprendente piu’ debole, precludendosi dei percorsi lavorativi. Non danno valore alla ricchezza, al pensiero altrui, all’aspetto fisico e al ruolo del potere”.

DIFFERENZE GEOGRAFICHE NELLA GERARCHIA DEI VALORI

“Al Sud gli studenti danno piu valore all’aspetto culturale della persona e ai titoli di studio. Al Centro conta meno il potere, la ricchezza e l’aspetto fisico, di piu’ l’onesta”.

DI CHI SI FIDANO?

“Il 93% dei giovani intervistati si fida dei genitori, poi degli scienziati, di loro stessi e degli amici. Quasi assente la fiducia nel governo (solo il 6%) e nei partiti politici (il 9%). Il 63% ha fiducia nei militari, ma meno nelle Forze dell’Ordine, infine il 57% si fida degli insegnanti e il 37% di Dio. Al Sud si crede di piu’ in Dio e nella Cchiesa, meno nella politica europea e negli insegnanti. Al Nord c’e’ meno fiducia in Dio e nella Chiesa, ma piu’ nella politica europea, negli esperti, nell’economia, in cio’ che trasmette la Tv e il governo. Il Centro e’ un mix”.

COSA SI ASPETTANO I GIOVANI ALL’UNIVERSITA’

Secondo lo studio sulla Teen’s Voice’ “i giovani vogliono migliorare le loro competenze e avere una professionalita’. Vogliono crescere come persone e arricchire la propria visione della realta’. Interessa meno la competizione (solo al 32% degli intervistati). Il 91% vorrebbe una stabilita’ prima di tutto, non e’ importante far carriera, ma il 72% dei giovani vuole guadagnare bene per poter fare altre attivita’ accanto al lavoro”, aggiunge Emiliane Rubat du Merac. “Spicca quindi che il lavoro non sia tanto importante quanto l’avere una vita di qualita’ che dia spazio agli affetti, agli amici, alla famiglia e allo sport. Il successo si puo’ raggiungere si si ha una capacita’ di adattamento- continua la ricercatrice- i giovani non lottano contro il sistema ma devo aver la motivazione necessaria per diventare competenti”.

DIFFERENZE DI GENERE SU COSA PORTI AL SUCCESSO

“I maschi danno al successo maggiore importanza rispetto alle femmine. Conta per loro la posizione sociale dei genitori e l’aspetto fisico, ammettono il ricorso alle raccomandazioni e all’uso della furbizia. La furbizia al Nord e’ riconosciuta come utile- sottolinea il professor Pietro Lucisano, presidente del Corso di laurea in Scienze della formazione primaria de ‘La Sapienza’ e coautore della ricerca-. La disponibilita’ a ricorrere al modello opportunista e’ piu’ forte al Nord che al Sud. C’e’ una tendenza a dire che al Sud c’e’ corruzione e non al Nord- commenta Lucisano-invece noi troviamo questa tendenza piu’ nei ragazzi del Nord”.

CHI SCEGLIE DI PROSEGUIRE NEGLI STUDI

“Il 78% dei ragazzi che hanno partecipato alla ricerca ‘Teen’s Voice’ prosegue negli studi e ha maggiore fiducia nelle istituzioni e negli altri. Chi non vuole continuare e’, in genere, una persona che ha difficolta’ a scuola, a volte e’ stato bocciato e corrisponde purtroppo- sottolinea Rubat Du Merac- ad una estrazione sociale piu’ bassa”. I rinunciatari “sono portatori di valori negativi e corrispondono di piu’ al profilo dell’opportunista. Devono imparare a cavarsela da soli e sono piu’ sfiduciati”. Tutte le esperienze “di insuccesso portano all’abbassamento dei valori. Abbiamo una perdita del 30% dei giovani iscritti alle scuole superiori secondarie che non arrivano all’ultimo anno. Quelli che la scuola tiene con se’ riescono ad arrivare fino alla fine con un discreto livello di valori- conclude Lucisano- quelli che la scuola perde ricevono un doppio danno: cognitivo e di cittadinanza”.

2018-03-13T15:13:53+01:00