ROMA – Ogni anno nel Mediterraneo sono oltre 130mila le tartarughe marine Caretta caretta che rimangono vittime di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti.
Ma i pericoli non finiscono qui.
Non solo reti e ami, eliche e spiagge invase dal cemento: la plastica è un altro nemico che soffoca le tartarughe marine.
Per tutelare questi preziosi animali è stata istituita World Sea TurtleDay, una giornata dedicata alla loro celebrazione e alla loro importanza per l’ambiente marino (in omaggio al professor Archie Carr, nato appunto il 16 giugno 1909 e grande studioso di tartarughe marine).
#TartaDay2018: i pericoli della plastica
Uno studio eseguito su oltre 560 tartarughe marine Caretta caretta che vivono nel Mediterraneo centrale ha mostrato la presenza di frammenti e resti di plastica nell’80% degli animali. Alcuni esemplari avevano ingerito fino a 170 frammenti. La presenza di plastica sulle spiagge può compromettere anche le nidificazioni: la sabbia in cui mamma tartaruga depone le sue uova, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e modifica la temperatura, con ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa.
L’ultimo report del WWF “Mediterraneo in trappola” ha evidenziato come il Mare Nostrum sia un bacino, semichiuso e piccolo, con le più elevate concentrazioni 7%, di microplastica presente negli oceani del pianeta.
La plastica in mare si aggiunge ad altri rischi per le tartarughe: resta infatti alta anche l’allerta per la pesca accidentale e l’impatto con le imbarcazioni, oltre all’invasione di cemento sui lidi sabbiosi e il cambiamento climatico.
La mortalità per queste specie nel Mediterraneo è stimata intorno ai 40.000 individui, un dato che segnala l’urgenza di salvaguardia per questi animali.