hamburger menu

Al Salvemini si conclude “La violenza non fa mai centro”

“Dopo tanti interventi dolorosissimi, non una semplice ferita, io ero libera, e non avevo più paura del pregiudizio della gente” risponde così Filomena Lamberti alla domanda di una studentessa che le chiede che cosa le ha dato la forza di testimoniare davanti alla gente, davanti alla stampa, la sua storia. “Se fosse stato ‘un raptus’, […]

“Dopo tanti interventi dolorosissimi, non una semplice ferita, io ero libera, e non avevo più paura del pregiudizio della gente” risponde così Filomena Lamberti alla domanda di una studentessa che le chiede che cosa le ha dato la forza di testimoniare davanti alla gente, davanti alla stampa, la sua storia.

“Se fosse stato ‘un raptus’, termine utilizzato da molti per giustificare i gesti di violenza degli uomini sulle loro compagne, alle 4 di mattina quando mi ha aggredito, sarebbe venuto a letto con un coltello e mi avrebbe ammazzata. Invece aveva pianificato tutto e l’ha fatto per punirmi. Ma dopo quel gesto sono rinata a vita nuova.” racconta Filomena.

Si è chiuso stamattina il ciclo di cinque incontri nelle scuole dal titolo “La violenza non fa mai centro” organizzato dall’Associazione Fortitudo insieme a SpazioDonna Salerno, con la collaborazione di Filomena Lamberti, che ha testimoniato la sua esperienza agli studenti di Bologna.

Filomena parla dal palco dell’aula magna del Salvemini dove gli studenti del quarto e quinto anno ascoltano in silenzio. Veste quei pantaloni blu che per 30 anni non ha potuto indossare, camicetta bianca di seta e unghie laccate di uno smalto arancione fluorescente.

Filomena è stata sfigurata dall’allora marito che nel cuore della notte le svuotato una bottiglia di acido solforico sul volto. Un gesto meticolosamente premeditato per il quale l’ex compagno ha scontato 15 mesi di reclusione, dei 18 che gli erano stati imposti. Racconta i particolari della sua storia senza indugiare in sentimentalismi ma senza nemmeno fare sconti.

“Io vivo giorno per giorno, nella mia pelle martoriata, ma sono felice di vivere così, perché io oggi vivo da donna libera. Ai ragazzi dico: dovete avere rispetto e quando finisce un sentimento dovete prima chiedervi perché. E alle ragazze voglio dire: se avete un malessere interiore, fatevi aiutare, parlatene, porgete la mano. E al primo cenno di violenza, se siete innamorate, sappiate che al vostro compagno potete dare una chance, ma la seconda è già troppo.”

Racconta di quando era in ospedale: “il prete che veniva a farmi fare la comunione mi ripeteva che io dentro di me avevo già perdonato, che dentro di me avevo il perdono. Quando sono tornata a Salerno questo pensiero mi ronzava nella testa e chiesi al mio parroco, Padre, se non perdono faccio peccato? Mi rispose di no. E la sua risposta mi diede un grande sollievo. Perdonare non esiste”. Poi prosegue: “Quando conobbi il mio ex marito avevo 16 anni ed ero innamoratissma e quando mi proibiva di frequentare un’amica che non gli andava a genio, di indossare la minigonna o i pantaloni, io lo assecondavo perché pensavo “ah è geloso, quindi mi ama. E io già lì soffocavo e umiliavo la mia persona perché ero sottomessa. Quando a 21 anni rimasi incinta mi sono riempita di speranza perché ho pensato che i figli e la famiglia avrebbero potuto cambiare le cose. E invece non cambiò nulla.”

Quando ha conosciuto SpazioDonna e la responsabile Pina Mossuto, Filomena le ha detto “Pina, io voglio testimoniare” e tutto è ricominciato in quel momento.

Grazie al supporto del centro antiviolenza, racconta, “ho fatto conoscenza di tante persone, tanta gente e le compagne mi hanno portato nella società, quella che non conoscevo. Il suo ultimo appello alla platea prima di rispondere alle domande delle studentesse e degli studenti è “Ognuna si deve sentire libera di amare, di non amare. E di non amare più.”

La violenza di genere è una “tragica emergenza sociale”, sottolinea Wilma de Sario Tabano di SpazioDonna Salerno, citando le parole del Presidente della Repubblica. Ecco perché oggi si assiste alla creazione di nuovi reati, per colpirne i colpevoli. Il reato di femminicidio e il reato di omicidio di identità (non a caso il libro di Filomena si chiama Un’altra vita).

“La storia non è lineare, ma un’alternanza di periodi di progresso e di regresso. Noi viviamo da tempo una fase di sviluppo ma, come disse il poeta Pasolini, sviluppo e progresso non sono sinonimi. Anche un tumore può svilupparsi ma questo non è certo un progresso per l’organismo. In Italia gli ultimi vent’anni di letterine e nipoti di Mubarak ci hanno ributtato indietro, ma noi ricominciamo da capo perché siamo testarde, siamo appassionate.” 

Poi conclude: “La Fortitudo supporta SpazioDonna e Filomena e il suo libro perché da soli non si va mai da nessuna parte, insieme invece si è forti. Come una squadra dopo una sconfitta è capace di darsi la forza di riflettere e rinascere. Vogliamo rispetto, vogliamo un mondo amorevole fatto di rispetto. Questa è La nostra utopia e la nostra speranza.”

Il motivo di questo progetto lo spiega molto bene Gregor Fučka, ex atleta della Fortitudo e oggi allenatore dell’Academy. Fučka sottolinea l’importanza di trasmettere ai giovani il valore del supporto e dell’aiuto: “Supportare i propri compagni, nello sport così come nella vita, fa sì che tutti quanti migliorino e crescano, non soltanto noi stessi ma anche la squadra e tutta la società. E non bisogna mai dimenticare che l’aiuto che diamo a un altro potremmo un giorno riceverlo, quando ne avremo bisogno. Perché tutti prima o poi abbiamo bisogno di un abbraccio, di una parola di conforto, di sostegno”.

Parla anche l’Assessore all’inclusione, welfare è pari opportunità Masetti: “Il comune di Casalecchio ha voluto proibire la pubblicità sessista e cioè che utilizza il corpo femminile così come maschile a scopo commerciale. Dobbiamo ricordarci che non c’è solo la violenza fisica ma c’è anche quella psicologica e dobbiamo imparare a riconoscerla e a denunciarla, anche quando non siamo noi direttamente coinvolti.

Non possiamo guardare solo al nostro fotogramma perché così facendo perdiamo di vista il film, e il film è la cosa importante, fondamentale.”

Il progetto è partito dal Liceo Copernico e si è concluso al Salvemini ma coinvolgerà tutte le scuole superiori della città metropolitana di Bologna. La Fortitudo ha donato copie del libro di Filomena “Un’altra vita” alle biblioteche scolastiche con l’invito agli studenti e alle studentesse di farlo circolare e far passare la sua testimonianza di mano in mano.

Filomena sarà anche ospite della LNP in qualità di madrina della Supercoppa Old Wind West, di cui la Fortitudo disputerà la finale proprio stasera.

2018-09-29T15:58:39+02:00