ROMA – Un viaggio verso la definizione della propria musica. È quello che Ernia, al secolo Matteo Professione, ha fatto in questi ultimi due anni. Il rapper – qualcuno, in realtà, lo definisce anche cantautore – è tornato negli store con “68 (Till the end)”, la riedizione del suo precedente disco “68”. Un numero scelto non a caso.
Il “68”, infatti, era l’autobus che Matteo prendeva sempre da ragazzino nella sua Milano, per raggiungere dalla periferia il centro città. Allo stesso modo, il percorso artistico di Ernia si è mosso velocemente dal mondo degli emergenti a quello degli artisti (anche se a lui, per quel che lo riguarda, il termine artista non piace) da top ten. Il doppio CD, che aggiunge sette tracce inedite al lavoro precedente, è non a caso secondo nella classifica settimanale FIMI/Gfk degli album più venduti. Un passaggio avvenuto per step.
Nell’intervista rilasciata a diregiovani.it, Matteo ha parlato di un successo arrivato piano piano, tra salite, discese ripide e risalite percorse con determinazione. Scherzando, ha aggiunto: “Non mi sono risvegliato tutto d’un tratto in una Rolls Royce, per ora sono ancora addormentato in una Polo”.
Il repack di “68”, come ha spiegato Ernia, è un disco “istintivo, fatto di pancia e divertendomi”. Questa componente, meno ‘inquadrata’, ha dato al disco la vibrazione in più che il rapper cercava.
Tre i featuring nella nuova tracklist che si aggiungono a quello con Tedua. In “68 (Till the end)” compaiono Lazza, Nitro e Chadia Rodriguez. Tre pezzi da novanta, tre amici, tre rivelazioni del loro genere. Il risultato sono diciannove pezzi che descrivono alla perfezione il percorso di Ernia tra rime taglienti e strofe introspettive.