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Diventare genitori consapevoli ‘curando’ corpo e emozioni

Intervista a Laura Rizzati dell'associazione professionale Mondo Doula

BOLOGNA – Diventare genitori è un’avventura che ognuno vive in maniera diversa. Esistono regole, libri, manuali, siti e persone che spiegano cosa fare o non fare. Ma come facciamo a scegliere ciò che è meglio per noi? E per la coppia? Come possiamo allenarci fin da giovani ad essere a nostro agio, quando saremo madri e padri? diregiovani.it ha chiesto qualche consiglio a Laura Rizzati, dell’associazione professionale Mondo Doula, su come ‘allenarsi’ ad entrare in relazione con il proprio corpo e le proprie emozioni, ma anche con quelli altrui.

– Di cosa si occupa una doula e perché esiste come professionista?

‘La doula è una figura professionale che opera ai sensi della legge 4/2013, quindi rientra in quella categoria di professioni non ordinistiche. È una figura molto semplice, così semplice che spesso è difficile da spiegare o è difficile da capire. È una professione che ha nella sua valigia dei saperi antichi che si mescolano anche con degli strumenti nuovi, per andare incontro ai bisogni delle famiglie di oggi. È antica nel senso che sono sempre esistite, in tante culture del mondo, figure quasi sempre femminili che stavano accanto alle donne in attesa, durante la gravidanza ma soprattutto dopo il parto, oltre alle levatrici, che oggi sono le ostetriche; c’era sempre presente una figura di supporto che poteva essere una sorella, una mamma, una zia, una nonna, spesso qualcuno di familiare, con cui la donna che stava partorendo aveva una relazione di fiducia e dalla quale poteva sentirsi sostenuta. Donne spesso della famiglia, ma non solo, che si occupavano di cambiare le lenzuola, lavare i vestiti, preparare qualcosa da mangiare, pulire la casa, eccetera. La doula riprende queste pratiche che sono antiche, che esistono da sempre e le porta nel mondo di oggi, in cui la famiglia nucleare che di solito è composta dal marito, la moglie e un figlio, sempre più spesso si trova da sola. Io, con il mio lavoro, vado proprio a riempire dei vuoti. Spesso si vive nei condomini, non si conoscono i vicini di casa, magari le famiglie di provenienza sono lontane e se c’è un compagno spesso si occupa di andare a lavorare pochi giorni dopo il parto e quindi le mamme, nel dopo parto, possono trovarsi da sole. Non è una professione sanitaria, le doule non sono dottoresse. La doula non si occupa di fisiologia o patologia, non fa esami, non fa visite vaginali, non tocca la pancia, non misura la cervice e non prescrive farmaci. Durante il parto può essere presente in ospedale o a casa, sempre in presenza delle ostetriche come previsto dalla legge, in quanto noi doule dell’Associazione Mondo Doula firmiamo una carta etica che rispettiamo in cui c’è scritto che noi non seguiamo parti non assistiti. Siamo presenti in un parto a casa se ci sono anche le ostetriche e stiamo accanto alla donna con un supporto affettivo, emotivo e anche pratico, fisico’. – Si può dire che la doula ha un approccio olistico? ‘La doula non è un’operatrice olistica però sta attenta a quello che è il tutto; in particolare a me piace dire che io sono attenta a tutto quello che è il campo familiare, con cui sia la mamma che il bebè sono in risonanza. Mamma e bebè nell’immediato dopo parto, nelle prime settimane di vita, sono come due specchi l’uno dell’altro e quindi se mi occupo del sostegno alla madre vuol dire che mi occupo anche del sostegno al bebè, ed eventualmente anche al padre e ad altri figli che ci sono. Non è una professione che trova soluzioni a un determinato problema ma che sta con tutto quello che c’è senza giudizio, aiutando le persone a trovare da sè le proprie soluzioni, quelle migliori per loro. Quindi una doula è attenta anche a tutto il contesto famigliare: nel momento in cui sono in relazione con la donna, la sto ascoltando, mi sta portando un suo vissuto, una sua emozione sto attenta anche magari al linguaggio del corpo, a certe parole che sceglie. Quindi se vogliamo considerare olistico questo allora posso dire di si”.

– Corpo e mente hanno la stessa importanza quando si tratta della nostra salute riproduttiva?

‘Dal punto di vista della salute non ho la risposta perché è una cosa di cui non mi occupo in senso stretto. Credo pero’ che la doula sicuramente aiuta a riportare le donne, se ne hanno bisogno, all’ascolto del proprio corpo. Spesso mi trovo ad avere a che fare con persone molto mentali, persone che pensano tanto, che sono più nella mente che nel corpo. Invece la gravidanza e il puerperio sono momenti nella vita di una donna che la riportano a una condizione più animale, più fisica. Il travaglio stesso è un momento in cui è necessario lasciarsi andare, spegnere le connessioni della mente che controlla e analizza per lasciare che tutte le funzioni fisiologiche fluiscano armoniosamente. Viviamo in una società in cui spesso ci dimentichiamo del corpo e magari lo limitiamo al momento della palestra, dell’attività fisica, per il resto si usa la testa. In realtà il corpo spesso è lo specchio di quello che sono le emozioni e di quello che è lo stato mentale. Pensiamo solo che un bebè, subito dopo la nascita, ha un linguaggio fatto di corpo, di ormoni e di segnali non verbali. Spesso mi trovo, nel mio lavoro, ad aiutare proprio le persone a osservare cosa sta succedendo nel corpo, ad ascoltarlo’.

– Nel vostro lavoro è importante l’ascolto. Che consiglio daresti riguardo questo aspetto quando si tratta del nostro corpo o di quello altrui?

‘Io credo che sia molto importante ascoltare i segnali del proprio corpo e saperli poi verbalizzare. Personalmente ho memoria di quando ero più giovane e questo non lo facevo, non lo sapevo proprio fare e magari ho avuto relazioni che, in qualche modo, possono essere state abusive. Ma perché io stessa non mi permettevo di ascoltare il mio corpo e non dicevo cos’era buono per me, che cosa mi andava e non mi andava di fare. Altrettanto importante secondo me è chiedere sempre il permesso. Faccio un esempio: una donna incinta che si trova la mano di parenti o amici sulla pancia per una coccola, per congratularsi. Ecco io trovo questa cosa poco rispettosa e credo sia molto importante dire se una cosa per noi non va bene nella relazione col nostro corpo e quello di un’altra persona. E allo stesso tempo chiedere: questo va bene per te? Quindi essere consenzienti da entrambe le parti’.

– Ci sono abitudini che fin da giovani possiamo adottare per vivere più serenamente la maternità e la paternità?

‘Questa domanda mi piace molto perché nelle mie pratiche osservo spesso che le fasi della vita sono come separate: i bambini stanno con i bambini e i ragazzi stanno con i ragazzi, gli adolescenti con gli adolescenti, i trentenni con i trentenni e via dicendo. C’è un proverbio che dice per ‘crescere un bambino ci vuole un villaggio’ e a me piace molto l’idea che ci si possa mescolare, che si possa stare insieme perché in particolare i bambini secondo me sono i più grandi maestri che noi possiamo avere. Chiunque può giovare della vicinanza con un bambino o una bambina e farlo prima di diventare mamme o papà può poi aiutare a vivere più serenamente la genitorialità. Ad esempio a volte incontro genitori che non hanno mai visto un neonato prima della nascita del proprio figlio o figlia e non sanno come prenderli in braccio, hanno paura di romperli. E quindi il mio suggerimento è di stare accanto i bambini ma soprattutto di mettersi al loro livello, di ascoltarli, di non negare i loro vissuti emotivi: spesso i bambini portano paure e tensioni che si tende a chiudere in fretta, a dire ‘ma non e’ niente’, ‘poi passa’ o ‘ma poi questo eroe vince, non ti preoccupare’. In realtà è importante lasciare che i bimbi esprimano questo mondo emotivo e questo può insegnare a noi adulti a fare lo stesso. I bambini sono anche maestri di verità, di trasparenza e di espressione di ciò di cui hanno bisogno. Praticare la sincerità con se stessi e con gli altri secondo me e’ un buon esercizio per poi un giorno eventualmente affrontare il viaggio della maternita’ e della paternita’ con trasparenza e con cuore aperto’.

– C’è anche chi non riesce ad avere figli, come si può affrontare questo momento?

‘Questo è un tema molto caldo. Incontro tante famiglie, sento e ascolto tante storie di famiglie che hanno difficoltà a concepire. Io credo che nei casi di grande dolore per un bebè che non arriva può essere d’aiuto rivolgersi a un professionista che può dare un sostegno psicologico. Credo inoltre che non siamo tutti fatti per avere figli e che non esistono figli per tutti; dal mio punto di vista un po’ spirituale, che nel momento in cui un essere, lassù da qualche parte, è pronto per la discesa, per essere concepito, dice un sì alla vita e fa come un salto, parte per l’avventura dell’incarnazione, per cui l’essere prende piano piano forma nel corpo. Non credo che si sia mai pronti al 100% per avere un figlio, e dunque può essere interessante indagare e approfondire il proprio desiderio di maternità o paternità nel momento in cui si decide di concepire, perché le motivazioni possono essere le più disparate, ad esempio un po’ egoistiche, oppure possiamo essere spinti dal desiderio di far felice qualcun altro o immaginiamo che possa farci sentire completi e appagati. Ecco queste sono tutte motivazioni che possono stare dietro al desiderio di maternità e paternità, non le giudico né come buone né come cattive, però credo che se fossimo tutti più consapevoli forse faremmo e cresceremmo figli piuùserenamente. Rispetto a chi invece decide di non avere figli, anche questa secondo me è una scelta da rispettare. Sia che si possano fare e non si desiderino sia se si desiderano ma non arrivano, credo che nessuno si possa permettere di giudicare. Una donna non è meno donna perché non fa figli a mio avviso; non è incompleta se non fa dei figli, non sarà una vecchia zitella se non avrà dei figli’.

– Che importanza ha il rapporto di coppia quando pensiamo all’ambito della gravidanza?

‘Secondo me e’ importante l’ascolto reciproco dei propri desideri e l’accoglienza. Credo che sia molto importante nello spazio della coppia sostenersi a vicenda, prendersi dei momenti per chiedersi ‘come va?’ e dirsi ‘ecco io sono qui per te, raccontami come stai’. Oppure ‘come ti senti rispetto a questo? Quali sono i tuoi desideri? C’è qualcosa che sogni? Che immagini?’. Parlarne insieme e condividere queste cose con amore, senza giudizio. Quindi direi: sostegno, condivisione, ascolto, chiacchiere e soprattutto, una cosa molto importante nella coppia quando è in arrivo un bambino o una bambina è concentrarsi sul piacere. Che può essere il piacere sessuale, il piacere delle cose da mangiare, dello stare insieme, di fare una bella passeggiata, di ridere e scherzare. Dunque il ricercare le cose che danno piacere, che fanno stare bene’.

2019-04-17T12:50:42+02:00