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Roma, l’istituto ‘Einaudi’ contro gli stereotipi di genere

Al WeGil Hub lo spettacolo itinerante 'Il mio stato'

ROMA – Sensibilizzare i giovani sulla violenza dell’oppressione di genere e combatterne gli stereotipi a partire dall’espressione artistica. È l’obiettivo de ‘Il Mio Stato’, uno spettacolo itinerante organizzato dall’IIS ‘Einaudi’ di Roma negli spazi del WeGil Hub, con il patrocinio della Regione Lazio. Dal teatro alla pittura, dalla poesia alla danza, tutte le arti sono state protagoniste della mattinata che ha coinvolto centinaia di studenti e studentesse delle scuole superiori di primo e secondo grado.

“Siamo qui in tante e in tanti perché non deve esistere una linea di demarcazione, perché siamo convinti che l’arte e la cultura restituiscano alla donna e al cosiddetto ‘diverso’ la dignità che gli appartiene”, così ha aperto l’iniziativa Marina Di Foggia, vicepreside dell’IIS ‘Einaudi’. “Siamo qui per dire no ai pregiudizi e agli stereotipi, che sono opinioni precostituite- ha proseguito la vicepreside- Siamo qui perché non ci piace il sintagma donna-demone, essere inferiore, angelo del focolare o Messalina; siamo qui per dire basta alla violenza di genere”.

Alla manifestazione presente anche Claudio di Berardino, assessore alla Scuola, al Lavoro e ai Nuovi Diritti della Regione Lazio, che ha portato il saluto della giunta regionale:

“Sono venuto con piacere, per ringraziare l’IIS ‘Einaudi’ e voi tutti per lo sforzo che fate, con questa e tante altre iniziative, per portare la scuola fuori, nella società, con i suoi problemi e le sue opportunità. E quella di oggi è una tematica fortemente attuale, a pochi giorni dalla Giornata contro la violenza sulle donne, per cercare di prevenire l’insorgere della violenza, per riportare al centro il rispetto delle differenze e di tutti gli esseri umani”.

Lo spettacolo, ideato e realizzato dai docenti e dagli studenti dell’istituto, prende il nome dal quadro ‘Il Mio Stato’, dipinto dalla professoressa Nunzia Lastella e proiettato in gran formato sul palco dell’auditorium.

“Si tratta di una rivisitazione de ‘Il Quarto Stato’ di Pellizza da Volpedo- ha spiegato l’autrice– che diventa ‘Il Mio Stato’, ovvero il diritto di ognuna di potere essere se stessa, di riprendersi il proprio nome al di là degli attributi e dei ruoli in cui una visione miope e parziale vuole vederci confinate. Nel quadro una fiumana di donne in marcia, compatte, unite e solidali fra loro, per rifuggire gli stereotipi di genere e dare forma alla poliedricità della natura femminile”.

Nel dipinto sono rappresentate alcune celebri donne della storia recente e passata.

“Al centro apre il corteo Marielle Franco, attivista brasiliana nera e omosessuale dichiarata, che lottava per difendere i diritti delle donne nere, delle persone lgbt e dei giovani delle favelas- ha detto commuovendosi la professoressa Lastella– ne parlo al passato perché Marielle è stata assassinata, aveva solo 38 anni”.

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Fra le altre donne ritratte anche Ruth Ginsburg, Albertina Martinez Burgos e Liliana Segre, di cui una studentessa ha poi letto un passaggio sulla sua infanzia ad Auschwitz. Dopo questa prima tappa all’auditorium, il pubblico si è poi spostato al piano superiore del WeGil Hub, dove erano previsti i momenti successivi dello spettacolo itinerante. Prima una rappresentazione tratta dall’opera ‘Mosaico di donna. Vetustà’ di Cecilia Bernabei, in cui la professoressa Angela Telesca interpretava una Penelope stanca di essere sempre inchiodata al suo ruolo di madre protettiva, di moglie in attesa, di donna casta.

Poi ancora un altro spostamento in un’ampia sala vetrata, dove un ragazzo si è esibito in una performance di danza classica, per dimostrare agli studenti e alle studentesse la pervasività dei tanti stereotipi che ingabbiano anche il genere maschile. Della stessa portata riflessiva anche la lettura, da parte di quattro studenti dal marcato accento romano, di passaggi di poesie di Sandro Penna e Pier Paolo Pasolini, due dei più grandi intellettuali del novecento italiano, entrambi omosessuali.

Le varie tappe sono state scandite anche da due interventi di due donne lavoratrici, che hanno portato il loro esempio ai giovani: Lucia Viscio, imprenditrice del settore dei trasporti e Valentina Rubertelli, notaio. Entrambe hanno spinto le studentesse a non sacrificare i loro sogni, le loro passioni o carriere, nonostante le tante difficoltà che ancora incontra una donna lavoratrice, in Italia e non solo.

Si è poi tornati all’auditorium, per assistere ad altre rappresentazioni teatrali: prima una commovente rivisitazione della Carmen, recitata dai giovani studenti dell’IC ‘Padre Pio’ di Sacrofano (Roma), poi due brevi opere scritte dalla professoressa Valentina Pansini e recitate da studenti e studentesse dell’IIS ‘Einaudi’. La prima, ‘Quello che non vuoi vedere’, ha messo in scena lo stereotipo della perfezione fisica; la seconda, ‘Utero vuoto, utero pieno e un padre’, un coinvolgente dialogo tra un padre, una madre e una donna che ha deciso di non diventarlo, sul tema della maternità, della paternità e dei tanti stereotipi che affliggono le libere scelte individuali.

“Con la giornata di oggi abbiamo cercato di farvi aprire gli occhi sulle tante discriminazioni e stereotipi di genere che ancora oggi esistono- ha concluso Diana Guerani, preside dell’IIS ‘Einaudi’, rivolgendosi agli studenti– perché voi siete il futuro e dovrete battervi per fare della società un luogo più inclusivo e migliore per tutti e tutte”.

2019-12-06T17:41:42+01:00